Christian Humouda

Amore e Tormento Di Katrin Pujia Che cos'è l'amore? Questa è la domanda più semplice e complessa da porre a qualcuno. L'artista Katrin Pujia lo fa attraverso una duplicità di materiali che si uniscono e distaccano dalla realtà, riproducendo un personalissimo insieme di tormento e sentimento amoroso. Il ferro è tagliente, ma racchiude un anima fragile, che coglie le forme arpiane di un cuore smussato. Le linee ondulate del metallo s'inerpicano su un'ascissa storta fino a costruire una gabbia di dolore, da cui traspare però, la purezza di un sentimento sincero. Non esistono elementi banali nella forme tridimensionali del mondo ricreato dall'artista Veneziana. Nessun sentimento può essere veramente espresso senza che la sofferenza prodotta dall'attesa venga a fare capolino. Quello che ci troviamo davanti è un'opera tagliente e rozza, definita e complessa, che ricorda l'incompiutezza di un sentimento troppo a lungo inespresso. Un respiro di vita che si tramuta ben presto in sospiro e diventa ricordo. Perchè non tutti i sogni si possono realizzare e forse, proprio per questo, sono così belli. Dott. Christian Humouda

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Christian Humouda

L'artista mecenate - 58esima esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia “May You Live In Interesting Times”, “che tu possa vivere in tempi interessanti.” Questo il tema della 58esima esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia che porta in scena ciò che resta a livello visivo dell'arte contemporanea mondiale. Una ricerca futuristica, che abbandona troppo presto la figurazione umana e l'arte concettuale mostrando lo stordimento culturale dei nostri tempi. L'arte “moderna” è ormai arrivata alla negazione stessa del concetto di opera che si trasla in oggetto di design da possedere. Un possesso questo, che soffoca l'artista e l'arte stessa. Sono proprio le cose, meramente dette, ad essere le vere protagoniste di questa importante Kermesse a differenza del messaggio, che si disperde come nebbia fra angoli fisici che occupano lo spazio vitale dell'uomo con le loro forme piccole, morbide, fredde, accuminate, rotonde. Un'espressione artistica questa, che diventa presto maceria, rovina scadente in cui cullare l'uomo del futuro. I nostri sono tempi interessanti? Sì, forse, non saprei dirlo con certezza. Di certo il tempo che viviamo è similare a ciò che osserviamo, la perdita progressiva dell'uomo, la disumanizzazione del corpo, in favore di un virtuale che abbraccia la materia senza però riuscire a dominarla. La domanda intrinseca che gli artisti sembrano volerci porre è: “come sarà chi sopravviverà a questa guerra?” Fisica e mentale verso la diversità che ci circonda. Cosa può rimanere del nostro passaggio, oggi, che il mondo abbraccia la riproducibilità tecnica di Benjamin e vive nella società liquida di Baumann. Come può l'artista contemporaneo creare bellezza, se esso stesso è sempre più mecenate del suo ego. Padrone e datore di lavoro dell'opera dell'artigiano, che, privato della volontà che può renderlo artista, si ritrova ad essere semplice esecutore materiale. Nessuno può dare una risposta univoca a questo quesito, però, posso dire con certezza che non ci sono all'interno dei Giardini e dell'Arsenale padiglioni che non meritino di essere osservati. Bisogna però cercare un comune denominatore, un filo rosso che lega le installazioni e lascia un profondo senso di vuoto, concettuale e simbolico, che si trasforma ben presto in un'emozione neutra negli occhi di chi guarda. Quello che resta di questa Biennale, non è la mancanza di idee, ma la sottomissione dell'arte al rifiuto totale del concetto. E' pertanto chiara la perdita di direzione degli artisti che adottano tecniche di design sempre più sofisticate e futuristiche per colpire la vista. Ma, così facendo, una volta voltato lo sguardo, tutto ciò che abbiamo visto, muore sotterrato dalla memoria. Che io possa vivere in un tempo interessante, che voi possiate vivere in un tempo interessante è la grande domanda, a cui mi sento di rispondere solo in parte in maniera positiva. Perchè ciò che resta dopo un'attenta osservazione è un cumulo infinito di oggetti, teschi, macchine sempre più umane e ricordi di un'epoca ormai passata, di cui questa Biennale è la perfetta sintesi. Un'alienazione concettuale nella quale l'uomo moderno vive. Una serie di rovine fisiche e mentali da cui nascerà un uomo nuovo, sempre più naufrago e solo. E' infatti il denaro il vero motore dell'arte contemporanea. Le leggi del mercato creano un'ipervalutazione di opere che superano per vendita artisti come Picasso, Michelangelo, Dalì, sedendosi senza un vero diritto sul trono del mondo. E' possibile ancora raggiungere il semplice concetto di bellezza intesa come semplice emozione? La Bellezza non ha causa: Esiste. Ci ricorda Emily Dickinson. Inseguila e sparisce, non inseguirla e rimane. Cosa rimarrà dell'arte mi chiedo, ma soprattutto, la domanda che mi sento di porvi è: “stiamo

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