Valentina Petricciuolo

Founder Senior

Psicocibernetica di Maxwell Maltz: le tecniche per “hackerare” il tuo subconscio e quello che occorre sapere in 8 brevi pillole

2019-08-24 15:10:02

Psicocibernetica è un libro pubblicato quasi sessanta anni fa da Maxwell Maltz, chirurgo estetico prestato alla psicologia e alla crescita personale che ha fatto epoca. Molti oggi ne parlano e lo commentano come uno dei libri più importanti per imparare le tecniche giuste per migliorarsi e crescere

Premessa

Leggere Psicocibernetica ci farà comprendere che tipo di persona siamo ma, soprattutto, perché ci identifichiamo con una certa personalità piuttosto che con un’altra. E’ l’immagine che abbiamo di noi stessi. Per alcuni questa immagine è positiva, per altri no. Costruiamo storie nella nostra mente per comprendere il mondo che ci circonda ma spesso pensiamo di essere noi i “cattivi” di questa storia. Il libro di Maxwell Maltz permette di identificare questi meccanismi mentali e di manovrare le leve giuste della nostra mente, a nostro vantaggio.

1. Tutti noi agiamo in virtù dell’immagine che ci siamo fatti di noi stessi

Ognuno di noi si fa una immagine di se stesso, uno schema che descrive il tipo di persona che siamo. Questa immagine auto-costruita in base alle esperienze passate, ai successi e ai fallimenti è il riflesso delle nostre credenze, dei nostri valori.

Queste percezioni sono molto importanti perché è in base alla immagine di noi stessi che si è formata nella nostra mente che poi andremo ad agire nella realtà. Se pensiamo di essere un fallimento, allora molto probabilmente lo saremo davvero. D’altra parte, se nel nostro intimo siamo consapevoli di essere una persona di successo, allora quel successo arriverà.


Ma come si formano queste immagini del sé?


E’ molto semplice. Una persona si considera un fallimento perché magari ha passato un brutto anno, forse dopo un evento traumatico come la separazione dei propri genitori. Mentre alcuni recuperano bene, altri non ci riescono e si trovano intrappolati in una immagine di loro stessi che è fallimentare. E’ per questo che è così importante l’immagine che abbiamo di noi stessi. E’ una cosa che può influire in maniera determinante sulle nostre vite.


Maxwell fa l’esempio di un uomo che era convinto di essere brutto a causa di un naso troppo grosso e di orecchie sporgenti. Pensava che gli altri lo giudicassero per il suo aspetto fisico. In realtà le persone non lo giudicavano affatto per quello, quanto per il suo atteggiamento negativo. In altre parole, quello che lui credeva gli altri pensassero di lui lo faceva diventare poco attraente. Ma questo meccanismo negativo può essere cambiato del tutto: basta cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi.

2. Siamo ipnotizzati da pensieri e credenze negative: cosa si può fare grazie al potere del pensiero razionale

Checchè ne pensiamo sull’ipnosi – ad esempio che sia un trucco per maghi da palcoscenico – dobbiamo capire che siamo tutti sotto ipnosi, in un modo o nell’altro. E, però, il potere dell’ipnosi viene proprio dal fatto che noi ci crediamo, ed è quello in cui crediamo che è fondamentale. Maxwell porta un altro esempio, quello del Dr. Alfred Adler, un suo amico che a scuola non andava bene in matematica e trasmetteva anche al suo insegnante la convinzione di non avere nessuna attitudine per quella materia.


Adler accettò questo come un dato di fatto e i suoi voti successivi lo provarono. Un giorno, però, improvvisamente gli venne in mente la soluzione di un difficile problema matematico. Quando mostrò la soluzione all’insegnante, capì che in fin dei conti non aveva alcuna difficoltà a comprendere quei concetti e la fiducia in se stesso aumentò così come i suoi voti in matematica. Cosa era cambiato?

Adler era stato “ipnotizzato” e indotto a credere di non essere portato per la matematica. E così succede con molti altri studenti come lui.


Le persone sperimentano credenze positive e negative continuamente. È necessario superare queste false credenze che ci frenano. Basta semplicemente adottare il pensiero razionale.


I pensieri e le convinzioni negative non sono il risultato delle nostre esperienze, quanto piuttosto delle conclusioni che noi stessi ne traiamo. Perciò, il pensiero razionale, logico e consapevole, può essere usato per controllare la mente inconscia.


Per incominciare a sradicare queste convinzioni che abbiamo sul nostro senso di inferiorità dobbiamo chiederci “perché?”. In questo modo supereremo l’irrazionalità e le false convinzioni come ad esempio quella di credere che, perché abbiamo sbagliato una volta, sbaglieremo e falliremo ancora. Piuttosto, dobbiamo comprendere che ogni giorno rappresenta una nuova opportunità per imparare e andare avanti nel nostro percorso.

3. Il nostro successo viene attivato da un meccanismo che si chiama immaginazione

Ci siamo sempre chiesti, da che mondo è mondo, se il corpo umano fosse una macchina e, forse, un po’ è così. Le persone non sono macchine e tuttavia possediamo gli strumenti da poter usare quando ne abbiamo bisogno. Questa è la base della psicocibernetica.


La psicocibernetica paragona il cervello umano e il sistema nervoso ad un servo-meccanismo, un sistema a risposta automatica che elabora i segnali negativi e ci guida nel nostro cammino di vita. Proprio come la cibernetica, che afferisce e studia le macchine.


Applicare la psicocibernetica vuol dire per noi scoprire perché ci comportiamo in un certo modo. E una delle caratteristiche di noi umani è che ci comportiamo così perché siamo proiettati verso il successo e lo desideriamo.


Prendiamo l’esempio di un bambino che vuole afferrare un sonaglio. Non ha esperienza passata su come fare questo semplice movimento perciò si muove avanti e indietro fino a che non riesce a prendere l’oggetto. Una volta raggiunto l’obiettivo, il bambino memorizzerà ciò che ha fatto e, man mano, affinerà la sua abilità di afferrare gli oggetti. Si ricorderà dei successi e si dimenticherà i fallimenti.

La stessa cosa succede quando perseguiamo e lavoriamo per raggiungere i nostri obiettivi. Attivare questo meccanismo di azione-effetto ci aiuta molto e ci stimola ad usare la nostra immaginazione.


Il sistema nervoso umano non riesce a distinguere tra le esperienze che semplicemente immaginiamo e quelle che ci accadono nella realtà. Il risultato è che noi reagiamo in base a ciò che crediamo o immaginiamo sia vero.


Una ricerca condotta nel 1950 dal dott. Theodore Xenophon Barber dell’Università di Washington ha rivelato che i soggetti ipnotizzati potevano subire una operazione chirurgica senza anestesia dopo che gli era stato detto che non avrebbero sentito alcun dolore.


Come ad esempio Arthur Schnabel, famoso concertista che raramente faceva pratica sul pianoforte ma che, invece, ripeteva il processo nella sua mente.

4. Come stimolare la creatività ed essere felici

È molto comune avere momenti di stallo nel proprio lavoro o comunque in ciò che di creativo cerchiamo di fare. E in genere ci fermiamo e ci rilassiamo in attesa del ritorno dell’ispirazione. Cosa del tutto normale visto che gli esseri umani hanno un meccanismo che alimenta la creatività che si attiva quando siamo presi ed interessati a risolvere un qualche problema, quando siamo ad un bivio e dobbiamo raccogliere tutte le informazioni possibili per arrivare ad una decisione.

Una volta affrontato un problema si arriva ad un punto che andare avanti non serve a molto. Ed è in quel momento che il nostro sistema “automatico” per la creatività entra in gioco. Il risultato è che le nostre migliori idee ci vengono proprio nei momenti di ozio e di relax.

Come ad esempio succedeva al famoso inventore della lampadina Thomas Edison. Non appena si fermava su qualcosa che non riusciva a capire o risolvere, faceva un sonnellino. Dopodichè, come per magia, spesso trovava la soluzione.

Perciò, mentre la creatività – il processo creativo – non è governabile, possiamo almeno “riavviare” il sistema grazie alle nostre azioni e ai nostri pensieri. Ecco come…


Molti pensano alla felicità proiettata in un futuro che deve svilupparsi ancora. Pensiamo che saremo felici quando saremo sposati, o quando avremo un lavoro migliore. Ma la felicità deve essere messa in pratica e vissuta nel momento presente e dobbiamo essere consapevoli che la felicità è qualcosa che noi sentiamo, un prodotto dei nostri pensieri e della attitudine che teniamo di fronte ad essi.


Se ci irritiamo perché uno dietro di noi in macchina suona il clacson, è perché siamo noi che scegliamo di rispondere in quel modo a quello stimolo negativo. Possiamo, invece, sviluppare una abitudine alla felicità semplicemente concentrandoci sugli aspetti positivi e lasciando andare quelli negativi.


Sempre Edison ci fornisce un esempio lampante di quanto il nostro atteggiamento sia fondamentale nell’affrontare le difficoltà della vita. Dopo aver perso in un terribile incendio tutto il suo laboratorio e il lavoro di anni senza alcuna assicurazione, decise di non essere infelice per questo ma, piuttosto, di prenderla come una opportunità per ricominciare da zero il giorno dopo.

5. I sette fattori che rendono una persona, una persona di successo

Il successo non è semplicemente qualcosa che raggiungiamo per caso, né il fallimento ci piomba addosso all’improvviso. Fallimento e successo sono il risultato di forze che lavorano nel profondo della nostra psiche e della nostra personalità.

Entrambi – successo e fallimento – sono il risultato di alcuni fattori. Vediamo.


Primo: il “senso della direzione”. Tutti siamo spinti verso un obiettivo che vogliamo raggiungere, come gli scalatori vogliono raggiungere la vetta della montagna. E’ necessario innanzitutto avere l’obiettivo e, una volta raggiunto quello, abbiamo bisogno di quello successivo.


Secondo: la “comprensione”. La maggior parte dei fallimenti sono il risultato di incomprensioni perché le persone spesso interpretano in maniera distorta le percezioni sensoriali e le vedono attraverso i filtri della paura, dell’ansia o del desiderio. Prendiamo, ad esempio, due colleghi che parlano tra di loro e che, improvvisamente questi smettano di parlare non appena noi passiamo. E’ facile dedurre che stessero spettegolando su di noi, anche se ciò è davvero improbabile. Ciò che noi crediamo può alterare la realtà che percepiamo.


Terzo: il “coraggio”. In fin dei conti solo con azioni coraggiose i sogni possono diventare realtà. Bisogna avere il coraggio di portare avanti le proprie idee affrontando un rischio calcolato. Se posticipiamo e procrastiniamo l’azione fino a che non siamo del tutto certi del risultato, non raggiungeremo mai nulla.


Quarto: la “carità”. Le persone di successo sono attente ai problemi, ai bisogni, alla dignità ed al rispetto degli altri.


Quinto: la “stima”. Se pensiamo che non ce la faremo mai, non ce la faremo mai. Una bassa stima di sè stessi non è mai una virtù, ma una minaccia e un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi.


Sesto: la “sicurezza”. Che si costruisce con l’esperienza del successo nel tempo e con il ricordo dei successi passati e dimenticando i fallimenti.


Settimo: la “accettazione di sé stessi”. Questo è l’ultimo pilastro del successo. Se non si viene a patti con il proprio io, i propri difetti e le proprie debolezze, non si sarà mai in grado di raggiungere ciò che si desidera davvero.


Questi sette elementi sono aspetti importanti della personalità di successo.


6. Essere consapevoli di ciò che causa il nostro fallimento è la chiave per raggiungere il vero successo

I fattori che ci conducono al fallimento sono anche sette.


Il primo è la “frustrazione”, che ci viene quando non possiamo raggiungere quello che ci siamo prefissi. E’ una previsione che si auto-avvera perché siamo noi stessi che non crediamo in noi e riteniamo di essere incapaci a perciò più vicini al fallimento.


Il secondo è l’”aggressività”, che se da un lato può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi, dall’altro, se la nostra personalità è più incline al fallimento, ci conduce dritti dritti a quello con tendenze autodistruttive come le preoccupazioni e i modi di fare aggressivi.


Il terzo è l’”insicurezza”, la convinzione di non essere all’altezza di ciò che vogliamo fare. L’insicurezza è spesso causata non dalla mancanza di capacità, ma da un sistema di misurazione distorto. In altre parole, se ci paragoniamo a qualche archetipo immaginario ed ideale, non arriveremo mai a sentirci sicuri.


Quarto è la “solitudine”, quel sentimento che ci fa sentire abbandonati e alienati dagli altri. Le persone che si sentono sole tagliano i ponti con il mondo e si rinchiudono in se stesse.


Il quinto tratto è l’”incertezza” o l’attitudine ad evitare gli errori e ad evitare di prendere qualsivoglia decisione. Ci blocchiamo e non siamo capaci ad andare avanti perché non siamo sicuri delle conseguenze delle nostre azioni. Ma poiché non è possibile avere certezza di nulla nella vita, allora ci blocchiamo in tutto e pensiamo di essere al sicuro dal fallimento ma, così facendo, siamo anche al sicuro da ogni successo.


Il sesto è il “risentimento”, un tentativo di dare la colpa a qualcosa o qualcuno al di fuori di noi stessi per rendere il fallimento più accettabile.


Il settimo e ultimo è il “vuoto”, un sintomo di fallimento in se stesso. Questo sentimento deriva dal fatto che crediamo che la vita sia noiosa e che non ci sia nulla che valga la pena di raggiungere.


Se notiamo in noi stessi qualcuno di questi aspetti della nostra personalità, dobbiamo cambiare.

7. Bisogna gestire le emozioni e far emergere la nostra vera personalità

Quando il nostro corpo viene ferito si forma una cicatrice che protegge l’area danneggiata. Allo stesso modo le persone tendono a farsi delle “cicatrici emozionali” per proteggersi da sentimenti negativi. 


Ma queste cicatrici non ci proteggono solo dalla persona che ci ha ferito, possono separarci da tutti gli altri. Sono come dei muri che tengono sia i nostri amici che i nostri nemici lontani da noi.


Questo ostacolo si può superare facendo un “lifting emozionale”. Un po’ come fare una operazione chirurgica sulle nostre emozioni usando come strumento il perdono. Proprio come lo strumento del chirurgo, il perdono può eliminare ogni traccia di vecchi rancori e risentimenti, permettendoci di guarire. 


Ma se vogliamo davvero perdonare, è necessario anche dimenticarsi dello stesso perdono.Dopodichè, una volta rimossa la cicatrice, la nostra personalità può essere lasciata libera, senza inibizioni e libera di esprimere la propria creatività e il proprio sé più vero.


Chi balbetta, ad esempio, è molto spesso inibito da ciò che gli altri pensano di lui e non fa altro che auto controllarsi, il che genera feedback negativo.


Per superare queste inibizioni debilitanti è necessario diventare…disinibiti. Invece di pensare prima di parlare, dobbiamo fare il contrario. Parlare prima di pensare ci permette di eliminare pensieri negativi come “avrei dovuto fare così o colà?”. Questo è il percorso per arrivare a far emergere la nostra vera personalità.

8. Due semplici esercizi per trovare la pace in un mondo pieno di confusione

Spesso, quando siamo immersi in qualcosa come la lettura di un romanzo e il telefono squilla, corriamo a rispondere. In un attimo passiamo da uno stato di serena concentrazione ad uno di agitazione. Lo squillo del telefono ci fa scattare automaticamente. Ma la verità è che non dobbiamo per forza rispondere, possiamo ignorarlo, quello squillo.


Questa è il primo trucco che ci può aiutare a raggiungere la nostra pace mentale: evitare di rispondere ai vari “campanelli” che iniziano a squillare intorno a noi. Qualsiasi stimolo che ci distoglie da ciò che stiamo facendo. Campanelli che ci hanno condizionato a rispondere per semplice forza di abitudine.


Ad esempio, ai bambini si dice di non dare ascolto agli estranei. E questo è giusto ma, ciò che succede, è che diventiamo adulti con il timore ormai radicato in noi e ci sentiamo a disagio con chi non conosciamo. Gli estranei sono diventati i nostri “campanelli di allarme” che si causano paura e diffidenza.


Come superare questo problema? Praticando il rilassamento e lasciando il campanello squillare. Basta, ad esempio, aspettare qualche momento prima di rispondere e contare fino a tre. Col tempo, saremo in grado di contare fino a 5 e a 10 e arrivare ad ignorare del tutto lo squillo.


Un altro modo è quello di costruirsi una “silenziosa stanza immaginaria” in cui rifugiarsi dal resto del mondo. Possiamo arredarla con ciò che preferiamo e che ci rilassa e pensare ad un bel paesaggio o ad una opera d’arte. Così, ogni volta che abbiamo momenti di pausa nell’arco della nostra giornata, basta entrare nella nostra stanza per sentirsi rilassati.

Psicocibernetica di Maxwell Maltz ti permette di superare le idee negative e migliorare te stesso

Gli esseri umani non sono certo macchine ma, in un certo qual modo, possiamo considerare i processi mentali come un meccanismo che può essere manovrato. Grazie ai principi della cibernetica, la scienza che studia come le macchine possono essere manovrate e gestite, possiamo superare le idee negative che ci impediscono di andare avanti, e così di migliorare noi stessi e l’immagine che abbiamo di noi per vivere una vita più appagata e felice.

Un esercizio semplice per aiutarti a migliorare:

Siediti in una poltrona comoda o distenditi e immagina che le tue gambe siano pesanti come il cemento e che questo ti faccia sprofondare nel pavimento o nel materasso. Questo esercizio ti libererà dalla tensione presente nel corpo. Un esercizio da fare 30 minuti ogni giorno ed estenderlo a braccia, mani, collo e tutte le parti del corpo che vorrai rilassare.