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Qualità dell'aria, Corte UE condanna Italia per violazione direttiva

10/11/2020, 16:28

Violati per 10 anni limiti su emissioni di PM10. Con 66.630 decessi l'anno il nostro Paese è lo Stato Ue maggiormente colpito in termini di mortalità connessa al particolato

L'Italia ha violato in maniera sistematica e continuata la direttiva Ue sulla qualità dell'aria. Un'inadempienza in seguito alla quale il nostro Paese non ha, inoltre, posto rimedio con le misure adeguate. Questa la condanna formulata dalla Corte europea di Giustizia in una sentenza emessa oggi a Lussemburgo. 

Nel dettaglio – secondo quanto stabilito dalla Corte – non sono stati rispettati, in alcuni casi per più di dieci anni, i valori limite sia giornalieri che annuali della concentrazione nell'aria di emissioni di particolato PM10. I limiti giornalieri sono stati violati a partire dal 2008 in varie zone, agglomerati o regioni: Roma e Frosinone, Napoli e Caserta, Emilia Romagna, Milano, Bergamo, Brescia, pianura lombarda e Piemonte; a partire dal 2009 in Veneto, negli agglomerati di Venezia-Treviso, Padova, Vicenza e Verona. In tempi diversi, le violazioni hanno riguardato anche le zone, agglomerati o regioni di Prato-Pistoia, Pisa e Lucca, Torino, Terni, Benevento (area costiera collinare), Puglia (zona industriale) e Palermo. I limiti annuali sono stati superati in tempi diversi e nelle zone di Roma-Frosinone, Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, pianura lombarda e Torino.

Già nel luglio del 2014 l'Italia era stata messa in mora dalla Commissione europea per il continuo e sistematico superamento, in tutte le 27 zone geografiche del territorio nazionale prese in esame, dei limiti giornalieri e annuali di concentrazione di PM10 (rispettivamente a 50 e 40 microgrammi per metro quadro), previsti all'allegato XI della direttiva sulla qualità dell'aria (2008/50/CE), entrata in vigore l'11 giugno 2008. La Commissione aveva constatato il mancato rispetto da parte dell'Italia dell'obbligo, previsto dalla direttiva e vigente dall'11 giugno 2010, di "adottare senza indugio misure appropriate ed efficaci" affinché il periodo di superamento dei valori limite applicabili alle concentrazioni di PM10 fosse "il più breve possibile". Ritenendo insufficienti i chiarimenti forniti in proposito dall'Italia, la Commissione aveva adito la Corte di Giustizia il 13 ottobre 2018, con un ricorso per inadempimento. La Corte ha accolto oggi il ricorso, giudicando fondate tutte le accusa e respingendo in modo piuttosto netto tutte le argomentazioni addotte dall'Italia. A questo riguardo, la Corte constata che dal 2008 fino a tutto il 2017, i valori limite giornaliero e annuale per le particelle PM10 sono stati regolarmente superati nelle zone interessate. Secondo la Corte, si configura un inadempimento "sistematico e continuato" alle disposizioni della direttiva, anche se, come ha affermato l'Italia, il superamento non è avvenuto in tutte le zone per tutti tutti gli anni durante questo periodo. L'Italia aveva sostenuto di non poter essere ritenuta responsabile di alcune forme di inquinamento dell'aria, in particolare quelle influenzate dalle particolarità topografiche e climatiche di alcune zone. Un'argomentazione che – sottolineano i giudici comunitari – "vale solo nel caso in cui si verifichino delle circostanze eccezionali le cui conseguenze non avrebbero potuto essere evitate nonostante l'uso della massima diligenza da parte dello Stato". Per la Corte è, dunque, irrilevante che l'inadempimento dipenda da difficoltà tecniche o strutturali. La Corte, inoltre, non conferisce alcuna rilevanza alla circostanza, invocata dall'Italia, dell'estensione limitata delle zone prese in considerazione, rispetto all'insieme del territorio nazionale, e precisa che il superamento dei valori limite fissati per le particelle PM10, anche nell'ambito di una sola zona, è di per sé sufficiente per costituire un inadempimento alle disposizioni della direttiva.




Il particolato PM10 è composto di particelle solide o liquide di diametro inferiore a 10 micrometri, spesso contenenti sostanze tossiche, che possono penetrare nelle vie respiratorie e nei polmoni. Le emissioni sono dovute principalmente ai carburanti usati nei trasporti e al riscaldamento domestico. L'esistenza di un nesso causale tra l'esposizione a elevate concentrazioni di particelle nell'aria e l'aumento della mortalità o della frequenza percentuale di alcune malattie nella popolazione è stata confermata dall'Organizzazione mondiale della Sanità. L'Italia, con 66.630 decessi prematuri riconducibili a questa causa in un anno, è lo Stato membro dell'Ue maggiormente colpito in termini di mortalità connessa al particolato.

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