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ZENOBIA: LA REGINA DEL DESERTO

2019-09-17 16:29:16

Nel IV sec. d.C. una donna straordinaria sfida la potenza dell'Impero romano, e contro ogni pronostico vince. Sì, perché al contrario di quanto era accaduto a Cleopatra VII, da cui Zenobia proclamava di discendere, anche nella sconfitta, la sovrana di Palmira trovò il modo di uscirne vincitrice.

Colei che nel 267 d.C. successe al marito Settimio Odenato sul trono del Regno

di Palmira, era una donna la cui bellezza rimase nella leggenda.

Zenobia aveva occhi scuri e uno sguardo profondo e luminoso, una pelle liscia e ben curata, come Cleopatra VII, da cui lei dichiarava di discendere e con cui aveva molte cose in comune, come una fervida intelligenza, una cultura ricca e amplia, nonché una straordinaria capacità di apprendere lingue straniere.

Infatti, la Regina di Palmira parlava latino, greco, aramaico ed egiziano, e come Cleopatra arrivò a comporre anche delle opere letterarie tra cui sappiamo che scrisse

un compendio sulla storia di Egitto e di Alessandria, dimostrando di conoscerla a fondo, e così avvalorando il suo discendere dal lignaggio seleucide e quindi ellenistico, che la collegava così alla stirpe dei Tolomei.

Ardita e intraprendente guidava le proprie truppe vestita di elmo e armatura, montando a cavallo con doti di esperta cavallerizza, affiancata dal fedele e formidabile generale Zabdas, di origine armene, e consigliata dal famoso filosofo Cassio Longino, cittadino romano di ascendenza greca.

Dopo aver conquistato un regno che dall'oasi di Palmira si estendeva fino all'Egitto, all'Arabia e all'attuale Turchia, includendo Siria, Palestina e Libano, Zenobia ottenne il riconoscimento dell'Imperatore Aureliano con i titoli di Augusta e Regina d'Egitto

e per il figlio ancora fanciullo quelli di vir clarissimus rex e imperator dux Romanorum, mantenendo la reggenza di tutti i territori conquistati anche a discapito di Roma.

Ma nel 271 a.C. Aureliano, che aveva risolto i gravi problemi in Italia, che

avevano caratterizzato l'inizio del suo principato, decise di riprendere il

controllo del Medio Oriente.

A nulla valsero i consigli di Cassio Longino e il valore del generale Zabdas contro

il genio militare di Aureliano che possiamo tranquillamente definire un fuoriclasse

tra gli imperatori della sua epoca, e dopo la battaglia di Immae sul fiume Oronte,

e quella di Emesa, in Siria, l'Imperatore romano cinse d'assedio la stessa Palmira.

Allora Zenobia decise di tentare di persona di portare un ambasceria a Re

Sapore I dei Persiani, per cercare alleanza e aiuto, e fuggì all'accerchiamento romano montando il più veloce dei suoi dromedari, riuscendo a protrarre la sua fuga attraverso il deserto per ben sessanta miglia, prima di essere catturata sulle rive dell'Eufrate dalla cavalleria di Aureliano.

Molte sono le versioni che raccontano il finale della storia della Regina Zenobia, ma quella che può forse essere avvalorata e che l'ha portata ad essere nel corso dei secoli ispiratrice di liriche, poemi e artisti, è quella che la vede risparmiata

da Aureliano, dopo averla condotta nei suoi trionfi come preda incatenata da bracciali d'oro.

Si dice che Aureliano, ammirato dalla sua bellezza e dal suo spirito indomito, abbia addirittura avuto una relazione con Zenobia, a cui donò una villa a Tivoli, dove

lei poté vivere nell'agio, coltivando gli studi filosofici e le relazioni nella società

patrizia di Roma.

A questo riguardo si ipotizza che Zenobia abbia poi sposato il senatore e governatore romano, Marcello Petrus Nutenus, e che abbia avuto poi numerose figlie andate in spose a mariti della nobiltà romana.

Ad avvalorare questo finale felice per la bella Regina dell'oasi di Palmira, abbiamo un'iscrizione trovata a Roma, che si riferirebbe proprio ad un suo discendente.

La figura di Zenobia, che con il suo fascino ammaliò la stessa Roma, è giunta

avvolta in un aurea di mistero e leggenda fino ai nostri giorni ispirando dei

saggi e romanzi, nonché un'opera di Tommaso Albinoni, compositore veneziano seicentesco, ripresa in epoca moderna nelle rappresentazioni del Teatro la Fenice


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by Christian Biasi