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LA NAVE DI ULUBURUN

2021-09-22 15:50:05

Un tesoro della media età del bronzo, trovato nel relitto di una nave naufragata nelle acque cristalline della Turchia meridionale, ci svela i segreti dello splendore di un'epoca dorata e del crollo di antiche civiltà

Nel 1982 un pescatore di spugne turco risalì da una delle sue immersioni con degli strani oggetti. Aveva riportato in superficie dei particolari lingotti di metallo dell'età del bronzo.

Questo attirò l'attenzione del Institute of Nautical Archaeology (INA), che si teneva in contatto con i pescatori di spugna turchi per essere allertato in caso di avvistamento di antichi relitti e manufatti. Così iniziarono dieci anni di campagne di scavo archeologico sottomarino, che durarono dal 1984 al 1994 con degli straordinari risultati.
Il recupero di più di 16 tonnellate di manufatti in condizioni difficili, poiché il relitto si trovava su di un pendio roccioso a una profondità tra i 44 e i 52 metri, ha necessitato di ben 22413 immersioni nell'arco di questi dieci anni di scavi.
Ma da questa impegnativa impresa se n'è ricavato un tesoro di inestimabile valore, poiché si tratta del più importante ritrovamento subacqueo di tutto il Mar Mediterraneo e ci ha regalato una vera e propria capsula del tempo con una finestra unica sull'età del bronzo. Ha rivelato scoperte interessanti e ha confermato informazioni ritenute fino a quel momento inattendibili, che ci erano state tramandate dalle fonti antiche, tra le quali addirittura troviamo l'Iliade di Omero.
La nave di Uluburun era lunga 16 metri e larga 5, e poteva trasportare un carico di 20 tonnellate. Era costruita con legname di cedro del Libano e quercia, e la sua tecnica costruttiva era simile a quella delle navi di costruzione greca e romana delle epoche successive, con incastri a tenone e mortasa. Dal suo carico si è potuto stabilire che l'affondamento risale alla fine del XIV secolo a.C.
Le merci che sono state recuperate dagli archeologi subacquei provengono da nove o dieci culture diverse e testimoniano come i commerci e gli scambi tra le civiltà del bacino mediterraneo e non solo, fossero intensi e notevoli.
Sul vascello di Uluburun sono stati trovati: lingotti di rame di Cipro, stagno della Turchia e dell'Afghanistan, in un rapporto di 10 a 1, secondo le proporzioni che servivano per produrre il bronzo. C'erano inoltre vasi cananei e giare di resina di terebinto, conosciuta dai greci e dagli egizi anche come trementina di Chio, ritenuta un ottimo balsamo naturale.
Sono stati rinvenuti anche olio d'oliva e melograni di cipro, lingotti di vetro color blu egizio, turchese, viola e giallo, perle di vetro e maioliche, manufatti in avorio, gioielli in argento e oro, tra cui uno scarabeo egizio con il nome di Nefertiti, denti di ippopotamo, gusci di uova di struzzo, oggetti in legno pregiato e una spada italica.
Era un vero e proprio tesoro di merci preziose per l'epoca, forse addirittura un omaggio o dei doni destinati da qualche ricco governante probabilmente ad uno dei regni dei Micenei, al loro apice di splendore e potenza. Un'altra ipotesi plausibile è che la nave, che doveva essere salpata da un porto della Siria, era diretta all'emporio di Rodi, che era un emporio commerciale con contatti in tutto il Mediterraneo. In ogni caso i beni trasportati nella stiva erano destinati ai rappresentanti di una elite di elevatissimo ceto sociale, dei re o governanti.
Le conclusioni a cui ha fatto arrivare l'importante ritrovamento è che i commerci nell'età del bronzo e le relazioni tra le differenti civiltà e culture che vi erano coinvolte erano molto più estesi e complessi di quanto si poteva supporre.
Le mercanzie che sono state trovate provengono da almeno dieci diverse culture e questo ci fa capire come dall'Italia all'Egitto, dall'Afghanistan alla Grecia, tutte le civiltà coinvolte, i regni e gli imperi, erano strettamente connessi, a livello economico, politico, militare e diplomatico. Ittiti, Assiri, Micenei, Minoici, Egizi e Mitanni sono stati addirittura definiti da alcuni storici come il “club delle grandi potenze” dell'età del bronzo.
Questo fatto fa ancor più accrescere l'impressione che suscita la fine di quell'epoca, evento conosciuto come il Collasso dell'Età del bronzo, quando tra il 1206 e il 1150 aC. la civiltà Ittita e quella Micenea, nonché i possedimenti egiziani in Siria e Canaan, subirono un tracollo definitivo, e quasi ogni città tra il Peloponneso e Gaza fu attaccata e distrutta, da quelli che sono tradizionalmente chiamati i Popoli del Mare, e con un effetto domino tutti i popoli sopra citati subirono uno stravolgimento, a cui seguì un lungo periodo oscuro prima di una nuova rinascita del mondo antico nell'età del ferro.
Queste fu anche una delle cause concomitanti del sorgere del Medioevo Ellenico (vedi altro articolo di Storia Antica e Medievale) che precedette lo sviluppo della Grecia classica, che è alla base della cultura occidentale moderna.

La domanda ucronica che sorge da questa conclusione può essere: come si sarebbe sviluppato il mondo se non ci fosse stato il Collasso dell'età del bronzo?


IMMAGINI – LICENZE E ATTRIBUZIONI
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IMMAGINE 3 ULUBURUN II – Replica funzionante della nave di Uluburun Licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license. Author  Spiridon Ion Cepleanu
       


IL MEDIOEVO ELLENICO
Un'epoca buia e drammatica della storia dell'antica Grecia, nata dalla misteriosa caduta della civiltà Micenea, è giunta fino a noi attraverso le leggende..
by Christian Biasi