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IL CAVALLO PRESSO I CELTI

2021-02-05 20:15:42

Le radici della cavalleria medievale

Secondo i nuovi metodi di studio che come in molti ambiti si avvalgono della comparazione interdisciplinare (archeologia, linguistica, studi sulla preistoria e storia euroasiatica, filologia, ecc.) furono i Celti ad aver introdotto in Europa nuovi tipi di metallurgia, l'uso dell'aratro a carrello, le nuove tipologie di carro, la ruota a raggi, e non ultimo anche il cavallo e i suoi usi.


Questo spiega anche come le culture di Hallstatt (XIII-VI sec. a.C.) e di La Tène (V-I sec. a.C.) abbiano di conseguenza avuto una straordinaria diffusione sul continente europeo, in quella che può essere senza ombra di dubbio considerata l'età dell'oro della civiltà dei Celti. Uno degli aspetti più importanti di questa espansione è stato certamente l'uso del cavallo.

Per quanto riguarda gli elementi che danno adito ad affermare che proprio nei popoli celtici vi siano da individuare le radici di quella che nel Medioevo è la figura del cavaliere, possiamo trovare varie corrispondenze.
La prima è l'idealizzazione della figura del guerriero, che come il cavaliere medievale diviene simbolo di protezione del popolo e dei più deboli, e che deve seguire un codice ben preciso nelle sue azioni e nel suo comportamento.
Un'altra è il carattere strettamente elitario delle confraternite di combattenti come per esempio i Fianna in Irlanda o i Gaesati tra gli Elvezi.
Ulteriore corrispondenza che si riscontra con la figura del cavaliere del Medioevo è l'esaltazione dell'individualismo del campione e dell'eroe ed il loro legame con i rituali sciamanici di iniziazione, e non solo, nonché, nuovamente, nella centralità del cavallo.

Tornando a centrare la nostra attenzione sul cavallo, possiamo vedere come questo stupendo animale era un simbolo di prestigio e potere, di forza, di bellezza e di velocità.

É l'animale più raffigurato nelle monete dei Celti, tra cui quelle delle tribù dei Cenomani e dei Parisi, che compaiono anche nei romanzi della serie Celtic Saga.
Il cavallo era associato alle divinità femminili, tra cui ricordiamo Epona in Gallia, Macha in Irlanda e Rhiannon in Britannia. A livello simbolico il cavallo era ritenuto un viaggiatore tra i mondi, collegamento e trasporto tra quello spirituale e quello terreno.
Aveva anche un simbolismo ambivalente, per esempio, se di mantello nero era simbolo della Morrigan, la terribile Signora della Battaglie.

Se di color bianco gli erano attribuite nobiltà, splendore, eroismo e potenza, da cui il legame con il dio Lugh, espresso anche con le celebrazioni di Lughnasadh in cui avvenivano e avvengono corse di cavalli.
Nei miti celtici rimane memoria dei nomi di questi illustri destrieri: Aonbharr dallo Splendido Manto, è cavalcato da Manannan e da Lugh.
Il Grigio di Macha (il re dei cavalli d'Irlanda) e Zoccolo Nero, possessori di un'intelligenza umana e capacità divinatorie, erano i cavalli dell'eroe Cù Chulainn.
Infine possiamo concludere con alcuni dei termini delle lingue celtiche con cui venivano chiamati i cavalli o indicate le loro varie tipologie, che ci fanno capire quanto queste sottili distinzioni siano indicazione della loro importanza nella cultura celtica:
caballos=cavallo da tiro, equos, epos=cavallo, epats=cavaliere, marca=cavallo, paraueredos=cavallo di ricambio, veredus=cavallo del messaggero.


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by Christian Biasi