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Enḫeduanna: la prima poetessa della storia

2019-08-16 16:38:18

La prima testimonianza di uno dei poemi più antichi dell'umanità è quella di una donna sumera del 24° sec. a.C.

Enḫeduanna era la figlia di Re Sargon degli Accadi, che visse nel XXIV sec. a.C. nella città di Ur in Mesopotamia. Poetessa e sacerdotessa del dio Nanna, il dio lunare della mitologia babilonese, scrisse il poema che è arrivato fino a noi il oltre cinquanta testimonianze di tavolette incise con la scrittura cuneiforme dei Sumeri.

Il titolo con cui è conosciuto il componimento di 153 righe è ''L'esaltazione di Inanna'', la dea dell'amore, della fertilità e della guerra.

La narrazione racconta di come Enḫeduanna dovette fuggire da Ur in seguito alla rivolta scatenata da uno dei sudditi sumeri di Re Sargon, e del conseguente esilio in luoghi aridi nella steppa.

All'invocazione rivolta agli dèi nella parte centrale del poema, con cui Enḫeduanna chiede aiuto per sconfiggere il nemico Lugalanne, segue la conclusione con il ritorno vittorioso della sacerdotessa e della dea Innana nel tempio di Ur.

La parte più famosa del poema sono i primi versi:


«Signora di tutti i Me, risplendente di luce
Donna virtuosa, vestita dello splendore divino, diletta del Cielo e della Terra
Favorita del dio An, con il grande diadema
Colei che ama la tiara consona alla grande sacerdotessa
La cui mano impugna tutti i sette Me
O mia Signora, tu sei la guardiana di tutti i grandi Me
Tu hai riunito i Me, tu hai legato i Me alle tue mani
Tu hai raccolto i Me, tu hai stretto i Me al tuo petto
Come un drago tu hai lanciato il veleno sui territori dei nemici
Quando tu ruggisci alla terra come il dio della Tempesta, la vegetazione non può resisterti
Come un diluvio discendi dalla tua montagna
O potente del cielo e della terra, tu sei Inanna»


Per comprendere il testo, bisogna tenere presente che nella tradizione mesopotamica i Me erano dei sigilli, conosciuti anche come le Tavolette del Destino, che racchiudevano gli incantesimi, o meglio dire le conoscenze degli dèi, per favorire degli abbondanti raccolti, le piogge e un clima favorevole, e tutte le cose necessarie per far nascere e prosperare una civiltà. In particolare la dea Innana, citata dalla poetessa Enḫeduanna, nel mito si era impossessata dei Me del dio Enki, con l'astuzia di farlo bere del prelibato vino, finché l'ebrezza non lo aveva fatto addormentare.


Ritornando ad  Enḫeduanna, l'importanza della sacerdotessa, oltre al poema che ci è pervenuto, sta anche nei riscontri archeologici incredibili che sono stati trovati su di lei, e che ci confermano con prove tangibili, che era una donna veramente esistita, e che queste informazioni che ci sono pervenute sono veritiere.

Sul retro del disco di alabastro di Enḫeduanna ritrovato nel 1928 sono raccolte la maggior parte di queste notizie, che ci rivelano che visse attorno al 2300 a.C., che fosse una principessa della più importante dinastia mesopotamica e che esercitò un notevole influenza politica, religiosa, e culturale, nel vastissimo impero di Sargon I.

Si può dire quindi di Enḫeduanna che è stata una figura poliedrica ed affascinante e che, da un passato remoto, con la sua ispirazione poetica ha travalicato i millenni. 


IMMAGINE 1

https://en.wikipedia.org/wiki/Inanna#/media/File:Myths_and_legends_of_Babylonia_and_Assyria_(1916)_(14801964123).jpg

Flickr-no known copyright restrictions 


IMMAGINE 2

Autore: Zunkir Descrizione: disco di Enheduanna in alabastro

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Disk_of_Enheduanna_(2).jpg

This file is licensed under the CC-BY Creative Commons Attribution 4.0 International license. 


IMMAGINE 3

Dominio Pubblico

https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Fichier:Ziggarat_of_Ur_001.jpg


by Christian Biasi