Scrivere che passione

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Tiziano Terzani: l'eredità che ci lascia un giornalista con la “G“ maiuscola

21/12/2018, 13:22

Un giornalismo come “modo di vivere” e non come semplice mestiere, quello praticato per decenni da Tiziano Terzani, giornalista e scrittore toscano scomparso quattordici anni fa lasciandoci un patrimonio di libri, ricerche, osservazioni giornalistiche di grande spessore.

Terzani, giornalista “illuminato”  

Quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere Terzani come uomo e come professionista non hanno mai mostrato la minima remora nel dichiarare che si tratta di un giornalista “illuminato”, uno dei pochi che ha speso i suoi giorni migliori nella ricerca della verità e nel racconto (obiettivo) di essa, sempre disposto a impegnarsi per i più deboli, che “non vuole girare il mondo per vendere macchine da scrivere, ma adoperare la macchina a scrivere per girare il mondo”. Terzani, da autodidatta a corrispondente estero Quando si parla di un giornalista come Tiziano Terzani si tende (giustamente) a non considerare che era un autodidatta, il che è davvero sbalorditivo. Così come stupefacente è la sua spiccata capacità di assimilare e analizzare la realtà che lo circonda, andando oltre la mera descrizione dei fatti. In Terzani si riconosce il fiuto da vero reporter, associato alla consapevolezza che per descrivere al meglio una situazione, bisogna conoscerla a fondo. Basta leggere un suo articolo per accorgersi di quanto sia completo il resoconto che egli fa di qualcosa, con una grande varietà di citazioni, statistiche, interviste, stralci di brani accademici. I suoi 6.000 libri dedicati all’Asia, conservati oggi alla Fondazione Cini, rivelano il livello della sua curiosità e della sua competenza. Il “vero” giornalismo di Terzani I giornalisti di oggi dovrebbero porsi qualche domanda dinanzi ad un’affermazione come questa fatta da Tiziano Terzani: “i fatti possono nascondere la verità, o molte verità, e allora bisogna grattare, scavare, senza mai accontentarsi. Bisogna sfidare l’opacità, l’omertà e la paura. Altrimenti si fa solo propaganda o, ancor peggio, intrattenimento.“ E decidere da che parte stare, quale strada seguire, se davvero si vuole uscire dal “gregge” e lasciare un segno come ha fatto questo grande uomo. Terzani  provocatoriamente diceva che avrebbe chiuso tutte le scuole di giornalismo. Intendeva il giornalismo come un “modo di vivere” e non un mestiere. Oggi il rischio che queste scuole di scrittura, questi master di giornalismo diventino dei “diplomifici” è reale, lo sappiamo bene. La tecnica si può insegnare, certo – anzi, forse la miglior cosa che possono fare queste scuole è scoraggiare i mediocri – ma la verità è che raccontare il mondo significa scegliere da che parte stare. Tiziano sentiva forte questa responsabilità. Il buon giornalismo poggia su una base etica che va esercitata e rinnovata ogni giorno.