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Leggere: lo sapevi che è un verbo “agricolo”?
Ogni scrittore è anche un accanito lettore. Per questo oggi vorrei condividere con voi l'etimologia di un termine spesso utilizzato nella lingua italiana, ossia il verbo "leggere". Se mi accompagnate in questo percorso farete nuove scoperte linguistiche utili ad arricchire il bagaglio culturale.

Mi è capitato di imbattermi nell’etimologia di uno dei verbi più comuni della lingua italiana: il verbo “leggere”. La scoperta delle origini di questa parola mi ha parecchio incuriosito, e ora vi spiego perché.
Prima di tutto “leggere” indica solo per traslazione, e solo in un momento successo, la lettura. Originariamente questo verbo significa “cogliere”, “raccogliere”. A prima vista, infatti, può sembrare un verbo agricolo, che ha a che fare con il raccolto e la mietitura, più che con il sapere e la conoscenza.
La sua evoluzione non è chiara, poiché non si capisce se questo “raccogliere” si riferisce alle lettere dell’alfabeto e alla loro disposizione, alla vista che “raccoglie” i segni per decifrarli, oppure ad altro.
E’ invece chiaro che “cogliere” va considerato nell’accezione di “comprendere”. Per “com-prendere” bisogna appunto “prendere insieme”, unire le parole che troviamo in successione e cogliere la loro dimensione di favola, racconto o conversazione.
Quanto tale Comprensione avviene, il silenzio della scrittura e l’ascolto raccolto del lettore sono in grado di trasformare la parola in VOCE. Ecco, che finalmente, la parola “ci parla”.
Ma è anche vero che la parola si caratterizza per il suo continuo “uscire e rientrare nell’ombra”. Cioè, quando resta incomprensibile, quando rimane attaccata a noi e non raggiunge l’altro, “è una parola morta” (per citare Gadamer).