Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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Amore e Psiche giacenti: la storia del capolavoro di Antonio Canova

22/12/2018, 23:30

Una vena di sentimentale delicatezza connota il capolavoro di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) fin dal titolo con cui il Louvre ha deciso di presentarlo al suo pubblico: Psyché ranimée par le baiser de l’Amour, ovvero “Psiche risvegliata dal bacio di Amore”. Non “Amore e Psiche giacenti”, come l’opera è nota in Italia, oppure “Amore e Psiche che si abbracciano”, denominazione con cui Canova, in una lettera del 12 dicembre 1801 ad Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, si era riferito al gruppo scultoreo. Più che alle pulsioni sensuali, che comunque in Canova non sono sopite, il titolo in francese preferisce dar rilievo alla dolcezza del gesto, e contemporaneamente intende connotare con precisione il momento della favola al quale stiamo assistendo, benché l’interpretazione dello scultore veneto sia leggermente diversa rispetto al testo letterario a cui si rifà. Val dunque la pena raccontare la bella storia di Amore e Psiche che il poeta Apuleio narra nella sua celebre opera, L’asino d’oro, unico romanzo dell’antichità romana che conosciamo per intero: la favola è una lunga digressione che il lettore incontra durante lo svolgimento della trama.Psiche è una bellissima ragazza, la cui avvenenza suscita la curiosità e, allo stesso tempo, la gelosia di Venere: i tanti uomini innamorati di Psiche, infatti, hanno preso a paragonare la giovane alla dea della bellezza. Quest’ultima, per punirla, decide di inviare contro di lei suo figlio, Amore: le frecce del dio hanno infatti il potere di far innamorare le persone, e l’idea è quella di far innamorare Psiche dell’uomo più brutto sulla faccia della terra. Amore sbaglia però a scoccare la freccia, e finisce col colpirsi da solo: è dunque lui a innamorarsi perdutamente di Psiche. Ma il giovane dio non può mettere la madre a conoscenza della situazione: la reazione di Venere avrebbe infatti risvolti molto pericolosi. Così, Amore fa in modo che Psiche giunga al suo palazzo: il dio, celandosi di continuo per non rivelare la propria identità, riesce a conquistarla, e i due passano insieme accesi incontri di passione, che nessuna donna mortale aveva mai sperimentato. Tuttavia una notte Psiche, su consiglio delle sorelle invidiose, decide di spiare l’amante mentre dorme, per conoscerne l’identità. Non fa però i conti con la sua lampada a olio: una goccia scivola dalla lampada e termina sulla pelle di Amore, che si risveglia e, deluso e adirato, abbandona la ragazza.Psiche è affranta per il dolore, tenta invano di uccidersi, non riesce a trovare pace, comincia a vagare per la terra alla ricerca di Amore: la soluzione, pensa la ragazza, è rivolgersi a Venere, pur sapendo che la scelta potrà costarle molto cara. Venere, infatti, sottopone Psiche ad alcune durissime prove: l’ultima di queste consiste nel recarsi agli inferi per chiedere alla dea Proserpina un’ampolla contenente un po’ della sua bellezza. Psiche supera tutte le prove, si reca nell’oltretomba, riesce a ottenere il vasetto, ma la sua curiosità la porta ad aprirlo: si rivela una trappola di Venere, perché il contenuto del vaso è un’aria soporifera che la getta in un profondissimo sonno. Amore, che nel frattempo ha cominciato ad avvertire la mancanza di Psiche ed è arrivato a ritenere insopportabile la sua assenza, corre in soccorso dell’amata e, pungendola con una freccia, la risveglia, rimproverandola perché già per la seconda volta la sua curiosità ha rischiato di esserle fatale. Amore vola quindi da Giove per chiedergli aiuto: il padre degli dèi acconsente all’unione dei due, e il racconto termina con il matrimonio, che permette a Psiche di diventare una dea.Il momento della favola descritto da Canova è quello del risveglio di Psiche dopo il sonno infernale: ad aiutarci nell’identificazione del preciso istante è il vasetto che la ragazza ha riportato con sé dagli inferi, e che notiamo dietro la sua schiena. Tuttavia, come anticipato, nell’opera canoviana Amore non risveglia Psiche “innoxio punctulo sagittae suae” (ovvero “con un’innocua puntura della sua freccia”), bensì con un languido bacio.

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SixthContinent

22/12/2018, 13:41

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Svizzera, la camminata da brividi sul Peak Walk: sotto i piedi 3000 metri di vuoto

22/12/2018, 13:35

Fotografie in soggettiva, mozzafiato, durante la traversata del Peak Walk, in Svizzera. Il ponte pedonale, sospeso nel vuoto, collega due vette ed è stato il primo al mondo nel suo genere ad essere stato aperto, nel 2014. Il Peak Walk è situato a Glacier 3000, sulle alture dei Diablerets e di Gstaad, al confine tra i cantoni di Vaud e di Berna, nella Svizzera franco-tedesca. Il ponte unisce il punto panoramico sul ghiacciaio alla vetta dello Scex Rouge (2971 metri). Il camminamento è lungo 107 metri e largo 80 centimetri e può ospitare fino a 300 persone.

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