Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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Mussomeli, una perla incastonata al centro della Sicilia

18/01/2019, 00:22

In una collina del centro della Sicilia, all’altezza di 700 metri, si trova la cittadina di Mussomeli famosa, soprattutto, per il suo scenografico Castello.Mussomeli ha un popolazione di quasi 11 mila abitanti e fa parte del comprensorio nisseno. Precisamente, si trova a metà strada tra Caltanissetta ed Agrigento di cui dista da entrambe una cinquantina di chilometri.La storia di Mussomeli non è certa ma si presume che la zona sia stata abitata già in antichità sia dai siculi che dai sicani, attratti dalla fertilità delle terre e dalla naturale conformazione a roccaforte. Tutto ciò è testimoniato dalla presenza di numerose zone di interesse archeologico attorno al paese che costituiscono il cosiddetto sito di Polizzello.Un paio di secoli dopo furono i romani ad utilizzare queste terre come centro logistico sia commerciale che bellico. Come al solito, la particolare natura morfologica del territorio rendeva i luoghi parecchio interessanti strategici.Nel 1370 si inaugurò quello che oggi è il simbolo di Mussomeli e, cioè, il Castello Manfredonico Chiaramontano in chiaro stile gotico-normanno costruito sui ruderi di una precedente fortezza araba e che si innalza su una rupe chiamato comunemente ‘Nido d’Aquila’.Tanto sono le abitazioni nobiliari da tenere in considerazione come Palazzo Trabìa, Palazzo Mistretta, Palazzo Langela, Palazzo Minneci e Palazzo Sgadari e la torre civica, costruita dalla famiglia Lanza nel 1533. Altrettante numerose le chiese da visitare come la chiesa madre di San Ludovico ed il Santuario dedicato a Maria SS. dei Miracoli (Madonna dei Miracoli) patrona della città che si venera l’8 e il 15 settembre di ogni anno.Mussomeli rappresenta una meta che vi stupirà, uno scorcio speciale ricco di aspetti emozionanti che vi farà sentire parte integrante della Sicilia più autentica!

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Solidarietà, cappotti per i senzatetto appesi agli alberi della Brianza: "Hai freddo? Prendimi"

18/01/2019, 00:20

'Hai freddo? Prendimi'. I cartelli sono appesi agli alberi, assieme ad appendiabiti pieni di cappotti, giacche, maglioni, sciarpe, a disposizione di chiunque ne abbia bisogno: l'idea è nata a Monza grazie all'associazione Salvagente Italia e dopo pochi giorni è stata ripresa in un'altra località brianzola grazie all'organizzazione no profit Desio Città Aperta. "Abbiamo lanciato lo scambio solidale di cappotti due anni fa, ma prima li lasciavamo su due attaccapanni fuori da altrettanti negozi monzesi aderenti al progetto - racconta Mirko Damasco, presidente dell'associazione -. Con quel sistema, da Natale 2017 a fine febbraio 2018 abbiamo distribuito 200 capi d'abbigliamento. Quest'anno per la prima volta utilizziamo gli alberi perché siamo convinti ci aiuteranno a raggiungere più persone". E le foto dei rami carichi di abiti caldi stanno iniziando a riempire le pagine social degli abitanti delle due città.

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La scoperta di un vino di 6000 anni fa potrebbe riscrivere la storia della Sicilia

18/01/2019, 00:14

Il vino, si sa, più invecchia e più è buono, ma in pochi avrebbero il coraggio di bere un alcolico di 6 mila anni fa. In Sicilia, però, il ritrovamento di tracce di vino di età preistorica all'interno di una grotta sul Monte San Calogero (o Kronio) ha fatto fare i salti di gioia agli archeologi che lo hanno riportato alla luce e non per una eventuale futura messa in commercio di quella particolare qualità di vino, bensì perché la scoperta potrebbe riscrivere la storia della Sicilia e della sua cultura antica.Il team di archeologi che da anni scava all'interno delle cavità del Monte Kronio - in provincia di Agrigento - è guidato da Davide Tanasi dell'Università della South Florida, il quale ha voluto dare conto della ricerca sulla rivista The Conversation, in un articolo dal titolo significativo: Vino preistorico scoperto in caverne inaccessibili costringono a ripensare alla cultura dell'antica Sicilia.Nonostante in quella zona della Trinacria l'umidità arrivi spesso al 100% e le temperature fino a 37 gradi, le grotte erano abitate già nel 6000 avanti Cristo, all'epoca dell'Età del rame, e per questo sono piene di vasi e recipienti lasciati lì dagli uomini primitivi. Ma a far interrogare gli studiosi è stato il liquido contenuto in queste giare e brocche, ai quali si è arrivati analizzando i campioni a disposizione grazie alle moderne tecnologie; si tratta di vino e il ritrovamento ha lasciato di stucco gli scienziati.I campioni dell'alcolico prelevati in provincia di Agrigento, infatti, dicono una cosa chiara: il vino più antico mai conosciuto fino ad ora in Europa e in tutta l'area Mediterranea è quello siciliani, quindi l'Italia diventa la prima regione in cui si sia mai stato coltivato il vino in tutto l'Occidente. Precedentemente a questa scoperta, i ricercatori erano convinti che la bevanda alcolica provenisse dal sud dell'Anatolia e dalla regione transcaucasica, però adesso risulta evidente che non è così.La scoperta potrebbe portare alla riscrittura dei libri di scuola sulle coltivazioni dell'era preistorica, in quanto gli archeologi non ritenevano possibile che i siculi dell'epoca avessero a disposizione tecniche adeguate per l'irrigazione delle viti, oltre al fatto che andrebbe ripensato l'intero sistema di commercio e scambio di beni dell'età del rame - evidentemente molto più avanzato di quanto si pensasse sinora. Ad esempio, com'è possibile che in Sicilia - terra povera di metalli grezzi - ci fossero così tanti manufatti in metallo già nel 6000 a.C.? Ovviamente sono stati trasportati in Trinacria acquistandoli dalle zone che li fabbricavano (specialmente il Peloponneso) e sarebbero quindi stati ceduti in cambio, appunto, di vino.Infine, la presenza della sostanza alcolica nelle cavità del Monte Kronio sembrerebbe confermare l'ipotesi che l'altura fosse una sorta di santuario preistorico, in cui si praticavano vaticini o atti di purificazione; anche nei poemi di Omero, del resto, il vino viene considerato alla stregua di una sostanza magica in grado di alterare la mente degli umani.Insomma, questa scoperta non solo ha reso l'Italia come la più antica regione di produzione del vino, ma ha anche fatto capire che i siculi di 6000 anni fa vivevano ben diversamente da quanto si pensasse prima d'ora. E ora di aggiornare i libri di testo.

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