Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

Mangiare aglio e cipolle riduce il rischio di tumore al colon

22/02/2019, 22:25

Aglio e cipolle come rimedi naturali per prevenire i casi di mortalità legata al tumore al colon. A sostenerlo uno studio condotto dai ricercatori del First Hospital of China Medical University di Shenyang, il cui lavoro ha coinvolto circa 1.600 tra uomini e donne (833 malati tumorali e altrettanti soggetti sani). Secondo quanto concluso dagli studiosi chi consuma il maggiore quantitativo di questi alimenti mostrerebbe un rischio inferiore del 79% rispetto a chi ne mangia il volume minore.Mangiare aglio e cipolle influirebbe, secondo precedenti studi, anche sullo sviluppo di tumori al seno e alla prostata. L’effetto di protezione contro il cancro al colon deriverebbe da un consumo annuale di almeno 16 chilogrammi di questi alimenti, equivalente a circa una cipolla al giorno. Tali benefici sarebbero associati anche agli altri “Allium” presenti in natura ovvero erba cipollina, scalogno e porri. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Asia Pacific Journal of Clinical Oncology. Secondo quanto affermato dal dott. Zhi Li, autore senior dello studio e ricercatore presso il First Hospital of China Medical University di Shenyang, più alto è il quantitativo di vegetali “Allium” consumato e maggiore è l’effetto protettivo garantito da tali alimenti.Come ha concluso il ricercatore cinese a influire sarebbe anche il metodo utilizzato per la preparazione e il consumo di aglio e cipolla: mentre la bollitura riduce in maniera significativa la concentrazione delle sostanze responsabili della protezione nei confronti del tumore al colon, un consumo di prodotti freschi (soltanto affettati o schiacciati) può garantire i benefici maggiori.

1  
Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

Antartide: una spedizione per scoprire 100 mila anni di storia

22/02/2019, 22:21

Centomila anni di segreti nascosti sotto i ghiacciai dell’Antartide che, però, potrebbero essere presto svelati da una spedizione di ricercatori in partenza dal Cile. Reputato ancora uno dei pochi luoghi incontaminati rimasti sul pianeta, l’ecosistema marino in questione è diventato accessibile in seguito al distacco della piattaforma “Larsen C”: l’iceberg di circa 100 miliardi di tonnellate (con una superficie di 5 mila e 800 chilometri quadrati e uno spessore di 200 metri), che si è staccato dall’Antartide nel luglio del 2017.A diffondere la notizia di questo importante progetto di ricerca, la rivista specializzata Nature, che ne ha svelato l’obiettivo:Potrà aiutare a capire come si è sviluppata ed evoluta la vita in un ambiente rimasto nell’oscurità, senza la luce solare, per migliaia di anni, e come questo ecosistema si è adattato ai cambiamenti climatici.Per raggiungere il luogo verrà utilizzata una nave “rompighiaccio”. La spedizione proverà a portare a termine l’impresa già tentata lo scorso anno dalla British Antarctic Survey (organizzazione che si occupa di ricerca scientifica sull’Antartide), fallita per via di una barriera di ghiaccio spessa 5 metri, che si è posta come ostacolo sulla rotta. Un fatto che costrinse il gruppo a dover rinunciare al progetto.Antartide, scioglimento dei ghiacci a velocità recordIl team dovrebbe portare avanti i propri studi per un periodo di 9 settimane, e sarà capitanato da Boris Dorschel, dell’Istituto tedesco Alfred Wegener per la ricerca polare e marina, che ha dichiarato:Attualmente le condizioni sembrano favorevoli, l ghiaccio che ha fermato la spedizione di BAS è ora alla deriva dal Mare di Weddell. Lavoreremo 24 ore su 24 per raccogliere più dati possibili. Siamo eccitati di esplorare uno degli ultimi luoghi quasi incontaminati della Terra.Oltre agli strumenti standard per analizzare l’acqua, gli scienziati utilizzeranno un robot telecomandato per l’esplorazione subacquea, più un sistema di osservazione studiato ad hoc, in modo da rendere efficaci i rilievi acustici e ottici a determinate profondità.Grazie ai campioni raccolti, gli scienziati potrebbero capire e affrontare meglio le questioni legate al modo in cui le comunità marine si sviluppano e a come queste vengono influenzate dall’attività antropica.

1  
Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

Ippocampo: la nuova luna di Nettuno

22/02/2019, 22:15

“La luna che non dovrebbe essere lì”, è stato ribattezzato così dagli scienziati della NASA il satellite scoperto dal telescopio Hubble che ruota intorno a Nettuno, ottavo pianeta (in ordine di distanza dal Sole) del Sistema Solare.Dopo una serie di analisi il team di ricercatori dell’Agenzia Spaziale americana hanno finalmente dato una spiegazione al misterioso corpo celeste presente nell’orbita di Nettuno, osservato per la prima volta 6 anni fa, nel 2013.Ippocampo, questo il nome attribuito al satellite, è stranamente vicino (circa 12 mila chilometri) a un’altra luna di Nettuno, molto più grande, conosciuta come Proteo. Il punto è che per gli scienziati la cosa è inusuale, come ha sostenuto Mark Showalter del SETI Institute di Mountain View, prima firma dello studio: “Non ci saremmo aspettati di trovare una luna così piccola proprio accanto alla più grande luna dell’orbita interna di Nettuno”.E allora perché è lì? Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Grazie al viaggio della sonda Voyager 2 (adesso ben oltre i confini del Sistema Solare), nel 1989 i ricercatori avevano osservato un cratere su Proteo generato dall’impatto con un altro corpo celeste. “Nel 1989, pensavamo che il cratere fosse stata l’unica conseguenza dell’impatto”, ha continuato Showalter, “Adesso invece grazie ad Hubble, sappiamo che un piccolo pezzo di Proteo è rimasto indietro, in pratica lo segue, è così che si è formato Ippocampo”.La Nasa sta spedendo vermi sulla ISS: ecco perchéTutto nella norma per Nettuno, almeno secondo la NASA, che parla di un pianeta con una storia violenta, condizionata da una lunga serie di collisioni. Molti miliardi di anni fa, infatti, Nettuno catturò dalla fascia di Kuiper (regione che delimita la parte interna del Sistema Solare, dove è presente una grossa quantità pulviscolo interstellare accompagnato da asteroidi di varie dimensioni) la sua luna più grande: Tritone.Una volta entrata in orbita, le dimensioni di Tritone (che ne determinano la forza gravitazionale), maggiori rispetto a tutte le precedenti lune nettuniane, portarono alla distruzione e alla frammentazione del sistema satellitare originale.Nacque così la seconda generazione di lune nettuniane che, però, nel corso del tempo hanno continuato a subire il “bombardamento” esterno ad opera di comete e asteroidi. Un po’ come è successo per Ippocampo, terza generazione di satelliti nettuniani, nato da “una costola” di Proteo.

12  
1
...
488 489 490 491 492
...
1064