Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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Origini della festività della notte di San Silvestro

01/01/2020, 21:51

La Notte di San Silvestro, ovvero il 31 dicembre, è una delle festività più sentite in tutto il mondo: si tratta della serata che, allo scoccare della mezzanotte, decreterà ufficialmente l’inizio del nuovo anno. Un momento di euforia da vivere in compagnia degli amici e delle persone più care o ....

da trascorrere in piazza tra musica, balli e spettacoli pirotecnici. Ma da dove ha origine questa usanza e perché è associata alla figura di San Silvestro?

Ricostruire la storia dell’ultimo giorno dell’anno non è semplice, poiché storicamente si intrecciano e si sovrappongono usanze e leggende provenienti da popoli anche molto diversi tra loro. 


La figura di San Silvestro

Nella tradizione popolare, la sera del 31 dicembre è semplicemente definita come Notte di San Silvestro perché proprio in questo giorno, la Chiesa Cattolica ricorda il santo, uno dei più antichi papi.

Silvestro I è stato il trentatreesimo vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica, dal 314 dopo Cristo. Sebbene non si conosca la data di nascita del santo, il ricordo religioso avviene il 31 dicembre, proprio perché deceduto in questa data nel lontano 335. Silvestro I fu una delle figure più importanti per lo sviluppo del cattolicesimo, poiché a lui vennero attribuiti – soprattutto a partire dal Medioevo – successi come il Concilio Ecumenico di Nicea e la conversione di Costantino il Grande.


Fatta eccezione per la data di morte, tuttavia, non sembrano esservi altri collegamenti tra la figura del Papa romano e gli sfrenati festeggiamenti di Capodanno. Con molta probabilità, nell’usanza popolare la notte di San Silvestro è stata così chiamata poiché semplicemente santo del giorno.

Dai Celti ai giorni nostri: i significati della festa

Come spesso accade per le festività sparse per tutto il corso dell’anno, anche le celebrazioni della notte di San Silvestro prendono spunto da tradizioni molto lontane, spesso antecedenti allo stesso cristianesimo. È doveroso sottolineare come per molte civiltà dell’antico continente europeo, in particolare prima dell’introduzione del calendario giuliano e di quello gregoriano, la fine dell’anno non corrispondeva con il 31 dicembre. Per molte popolazioni celtiche, l’anno nuovo cominciava con il solstizio d’inverno, che segnava il lento ritorno a giorni più lunghi rispetto alle notte, come simbolo della vittoria della luce contro le tenebre. Finché è stato in vigore il calendario di Numa, invece, gli antichi romani facevano coincidere l’inizio dell’anno con il primo marzo.

Le popolazioni celtiche e vichinghe erano solite festeggiare l’arrivo del nuovo anno – prima al solstizio d’inverno, poi tra il 31 ottobre e il primo novembre – organizzando grandi celebrazioni, dove il fuoco era al centro di ogni rituale. Venivano infatti accatastate grandi quantità di legname, poi incendiate per simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre. Fino al 1600, nonostante l’istituzione del calendario gregoriano, molte zone della Francia e della Spagna continuarono a celebrare il nuovo anno in date differenti, facendole corrispondere rispettivamente alla resurrezione pasquale oppure al Natale. Anche in questi casi, il significato sotteso era quello della vittoria della vita sulla morte: sia con la nascita di Cristo, pronto a illuminare l’uomo con il suo amore, che con la sua Resurrezione.

Ai simboli religiosi, vennero poi associate anche numerose usanze popolari, molte non solo di origine pagana, ma tutt’oggi ben diffuse. In Italia, ad esempio, la notte di San Silvestro si caratterizza per il consumo delle tipiche lenticchie, un alimento che è associato al denaro e all’auspicio di un anno molto fortunato. In alcuni luoghi dello Stivale, ancora, è usanza tenere fra le mani dell’uva o delle monetine allo scoccare della mezzanotte, poiché considerate portafortuna. In questa occasione, è indicato indossare degli abiti di colore rosso, poiché simbolo di ricchezza e fortuna, mentre in altri stati del mondo – come il Brasile – la tonalità perfetta per la ricorrenza è quella del bianco.

In Spagna, invece, è diffusa la tradizione di consumare dodici acini di uva alla mezzanotte, uno per ogni rintocco a simbolo di ognuno dei 12 mesi dell’imminente anno: anche in questo caso, l’usanza è legata alla fortuna e alla prosperità. Questa tradizione è poi stata esportata in molti Paesi del Centro e del Sudamerica, come il Costa Rica o il Venezuela, ai tempi del colonialismo spagnolo. In varie nazioni dell’Asia – in particolare nelle Filippine – vengono serviti dodici frutti rotondi, per garantire stabilità per tutti i mesi dell’anno, mentre in Giappone i tempi buddisti salutano il nuovo anno con 108 rintocchi delle campane.