Matteo Scano

Il razzismo criticato filosoficamente

2019-09-05 13:05:10

Cos' è il vero razzismo? Esiste veramente nella sua forma più pura, o è diventato mero strumento politico? Da un' idea di Diego Fusaro, una critica al razzismo tramite le idee dei grandi pensatori Fichte, Hegel e Herder.

Oggi le grammatiche del pensiero unico stigmatizzano come razzista chiunque voglia riconoscere l'esistenza di una pluralità di popoli e culture; che ha diritto a esistere nella differenza e non nella disuguaglianza.
D'altronde il movimento generale della mondializzazione è il produrre un indistinto, un indifferenziato a livello globale, un imporre a tutti i popoli del pianeta di uniformarsi , di omologarsi al modello unico del consumatore apolide che consuma ed è sradicato. Il razzismo diventa allora uno strumento usato da chi vuole imporci l'assenza del confine.

Il Razzismo, quello vero, è invece sia disconoscere la differenza, creando un ''monocromatismo assoluto''* che riconoscerla negativamente, prendendo le mosse dalle diversità per imporre delle gerarchie valoriali.
*Hegel

-Lo spirito e l'intelligenza non possono essere derivati dalla pura caratterizzazione fisica e dalle differenze visibili nel mondo sensibile. Chi volesse sostenere l'inferiorità di una razza rispetto ad un'altra per un qualsiasi motivo, andrebbe incontro alla negazione del grande presupposto della filosofia idealista di Hegel e di Fichte, che riconosce invece l'unita dello spirito e del genere umano, al netto delle differenze che riguardano l'epinofenomecità del colore della pelle. Pur se in un ambito diverso, scrisse Hegel :

''L'essere dello spirito è un osso''
 Hegel, fenomenologia dello spirito; 1807

Le sue grammatiche possono essere riprese per dimostrare che in fondo chi pretendesse di far derivare dalla differenza del colore della pelle una differenza dello spirito, o dell'intelligenza, dovrebbe ammettere la tesi in sè contraddittoria che lo spirito è un osso.

l'errore opposto è invece quello dell'indifferenziazione, quello di chi nega vi siano le differenze e produce una indistinzione globale, cosmopolitica, che è in realtà una forma mal celata di imperialismo, con il quale si impone un punto di vista, quello occidentale, a tutto il resto del mondo che viene sussunto nell'unitaria categoria del genere umano. Contro le due tesi, dell'unita e della distinzione, vi è  l'unita nella differenza : la razza umana è in se unitaria dal punto di vista dello spirito; il genere umano è uno come unità. Al tempo stesso esiste però nella pluralità delle sue differenze storiche culturali e linguistiche. Se è sbagliato creare una gerarchia differenzialistica tra queste differenze, pensando che una cultura sia superiore alle altre e quindi in grado di sottometterle (poichè il razzismo è, in fondo, pratica di sottomissione) è altresì errato pensare di poter rimuovere le differenze producendo una sorta di indifferenziato universale.

''La pluralità delle culture e delle lingue è il modo in cui Dio cammina nella storia del mondo''
-J.G. Herder