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Dalla contentezza (scaturisce) la felicità suprema.– Yoga Sutra di Patanjali, II.42
Santosha è il secondo niyama (“disciplina”) descritto negli Yoga Sutra di Patanjali. Il termine deriva dal sanscrito sam, che significa “completamente” o “del tutto”, e tosha, che significa “soddisfazione” o “accettazione”.
Questa pratica è caratterizzata da un generale appagamento verso la propria vita e al contempo una mancanza di desiderio verso ciò che gli altri hanno.
La “contentezza” di santosha non significa sedersi pigramente e rinunciare alla necessità di fare qualsiasi cosa. Al contrario, ci insegna ad accettare e apprezzare ciò che abbiamo e ciò che siamo già, e da lì andare avanti.
All’inizio potrebbe non sembrare così semplice: se lo fosse, saremmo tutti molto più felici di noi stessi anziché cercare costantemente la prossima esperienza o oggetto che promette di renderci migliori.
È nella nostra natura volere di più, non essere compiaciuti finché non abbiamo soddisfatto qualche impulso temporaneo – e questo è effettivamente ciò che ci ha aiutato a sopravvivere come razza umana. Ma dobbiamo considerare quali obiettivi sono veramente importanti per la nostra vita, il nostro mondo e il nostro benessere.
Ottenere una promozione, perdere peso, comprare un’auto, una casa o anche incontrare qualcuno e innamorarsi sono tutte cose che cerchiamo al di fuori di noi stessi per renderci felici – e prima o poi quelle cose (o almeno la gioia iniziale che ci suscitano) svaniscono dalla nostra vita.
Una volta che abbiamo aggiustato qualcosa, un’altra sembra rompersi in una spirale infinita di felicità, tristezza, amore e paura. Quindi, come possiamo sfuggire a questo circolo vizioso e raggiungere lo stato di appagamento di santosha?


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Santosha, nella tradizione yogica, è considerato sia un atteggiamento che uno stato di profonda pace interiore.
Attraverso la pratica di santosha, lo yogi viene liberato da brame e desideri e può perseguire la propria vocazione senza temere le manipolazioni esterne. Questa è considerata una parte essenziale dello sviluppo spirituale.
In questo articolo scopriamo di più sul significato di questa pratica, sulle sue origini e su come possiamo integrarla nella nostra vita.


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Meditazione camminata
Il Buddha descrisse cinque benefici della meditazione camminata:
- Coltiva la forma fisica e la salute del corpo
- Migliora la capacità di meditare
- Nutre il tuo corpo e il tuo spirito
- Ciò che mangi, bevi, mastichi e assaggi viene digerito correttamente
- L’illuminazione (samadhi) ottenuta camminando dura a lungo
Tutto ciò che facciamo può diventare meditativo, incluso mangiare, guidare, lavarci, pulire la casa e, naturalmente, camminare.
Storicamente, i monaci buddisti in India facevano del camminare una parte cruciale della loro pratica quotidiana, rimanendo consapevoli mentre camminavano svolgendo i compiti quotidiani. Era naturale per loro trasformare il semplice atto di camminare in un’opportunità per sviluppare consapevolezza e gentilezza amorevole.
La meditazione camminata divenne anche un’attività programmata in cui i praticanti camminavano su e giù (o in alcuni casi lungo un percorso circolare) per un determinato periodo di tempo, al posto di praticare la meditazione seduta.
I periodi di meditazione camminata aiutano il corpo a riprendersi da qualsiasi tensione che si accumula a causa della ripetuta inattività. Ma è anche un’opportunità per sperimentare il corpo in azione. Nella meditazione seduta il corpo è fermo, mentre nella meditazione camminata possiamo prestare attenzione alle sensazioni più forti e più facilmente osservabili del corpo mentre si muove.
La meditazione camminata è forse la forma di meditazione più adatta allo stile di vita moderno, sempre in movimento. Molte persone trovano difficile mettere da parte del tempo per sedersi, ma quasi tutti camminano, anche se è solo un viaggio al supermercato. E poiché la maggior parte di noi non fa abbastanza esercizio, la meditazione camminata ci dà l’opportunità di mantenere sani sia il corpo che la mente.
Conosco persone la cui mente è così irrequieta da avere difficoltà a sedersi anche solo per pochi minuti, ma che trovano molto più facile camminare consapevolmente. E ci sono stati momenti in cui mi sono sentita molto agitata e ho scoperto che camminare consapevolmente mi ha aiutato a calmare la mente.
La meditazione camminata può anche essere molto divertente. Ci aiuta a godere dell’esperienza di avere un corpo e può essere molto sensuale e immensamente piacevole.
Conclusione
La pratica è la chiave in questa tecnica di meditazione: non lasciarti scoraggiare se i primi tempi ti accorgerai che i pensieri ti distraggono dalle percezioni del camminare. Lasciali scorrere via senza alimentarli con altre preoccupazioni, e pian piano ti accorgerai che percepire i tuoi passi diventerà una necessità della tua mente.
Con la meditazione camminata saprai apprezzare di più il suolo, la terra, gli elementi che ti circondano, anche se si tratta di strade, asfalto o edifici.E camminare diventerà un meraviglioso processo meditativo.
