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Le scuse sincere possono aiutarti a iniziare a riparare i danni dopo un errore che ha fatto del male a qualcuno. Chiedendo scusa, trasmetti rimorso e rimpianto alla persona che hai ferito e le fai sapere come intendi evitare di commettere lo stesso errore in futuro.
Potresti non ricevere il perdono immediatamente – o anche non riceverlo mai – poiché le scuse non sempre riparano la fiducia infranta.
Scusarsi sinceramente ti aiuta comunque a guarire, dal momento che ti offre la possibilità di esprimere i tuoi sentimenti e ritenerti responsabile dopo aver sbagliato.
Per scusarti in modo efficace, ti consigliamo di:
- riconoscere il tuo errore;
- mostrare rimorso;
- evitare di inventare scuse;
- chiedere perdono;
- continuare a mostrare un sincero desiderio di migliorare.
Le scuse più sentite non significano nulla se non correggerai i tuoi comportamenti. Fare ammenda significa impegnarsi per cambiare.
Forse ti senti in colpa per non aver trascorso abbastanza tempo con i tuoi cari o per non averli chiamati quando avevano bisogno di supporto. Dopo esserti scusato, potresti dimostrare il tuo desiderio di cambiare chiedendo “cosa posso fare per aiutare?” o “come posso essere più presente per te?”
Potresti non avere sempre la capacità di scusarti direttamente. Se non riesci a metterti in contatto con la persona che hai ferito, prova invece a scrivere una lettera. Mettere le tue scuse nero su bianco può comunque essere utile, anche se non le leggerà mai.
Potresti dover fare delle scuse anche a te stesso. Invece di aggrapparti al senso di colpa e punirti dopo un errore onesto, ricorda: nessuno è perfetto.
Per scusarti, impegnati nella gentilezza verso te stesso invece di incolparti in continuazione.
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Prima di poter gestire con successo il senso di colpa, devi riconoscere da dove viene.
È normale sentirsi in colpa quando sai di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma il senso di colpa può anche radicarsi in risposta a eventi su cui non avevi molto (o nessun) controllo.
Ammettere gli errori è importante, anche se li ammetti solo a te stesso. È altrettanto importante, tuttavia, prendere nota di quando ti incolpi inutilmente per cose che non puoi controllare.
Potresti sentirti in colpa per aver rotto un rapporto o un’amicizia con qualcuno che tiene ancora a te, o perché hai un buon lavoro e il tuo migliore amico è ancora disoccupato. In questi casi non puoi essere biasimato, perché non puoi controllare le emozioni altrui, ma soltanto le tue.
Il senso di colpa può anche derivare dalla convinzione di non essere riuscito a soddisfare le aspettative che tu o altri avete stabilito. Naturalmente, questo senso di colpa non riflette lo sforzo che hai fatto per superare le sfide che ti impediscono di raggiungere quegli obiettivi.
Altre cause comuni dei sensi di colpa “non sani” includono:
- Sopravvivere a traumi o disastri: non è colpa tua. Non potevi fare nulla per controllare o mitigare quella situazione. Se tu sei sopravvissuto e qualcun altro non è stato altrettanto fortunato, si tratta solo di una questione di fortuna e circostanze. Sii grato di esserne uscito e celebra ogni giorno il dono della vita, anche per onorare le persone che non ci sono più.
- Un conflitto tra i tuoi valori personali e le scelte che hai fatto: non sempre abbiamo il pieno controllo delle nostre scelte. Spesso alcune scelte e azioni sono a fin di bene, per prevenire conseguenze gravi o perché siamo vittime di un sistema che non è in linea con i nostri valori. Valuta tutti i fattori in gioco per capire le motivazioni più profonde della tua scelta.
- Problemi di salute mentale o fisica: le malattie sono imprevedibili, possono avere diverse cause scatenanti e nessuna di queste è sotto il nostro pieno controllo. Nessun malato, fisico o mentale, andrebbe mai incolpato per una malattia che non ha scelto e che non ha chiesto di avere.
- Pensieri o desideri che credi non dovresti avere: ti stupiresti di quante persone hanno pensieri “inopportuni” ogni giorno. Spesso il nostro subconscio comunica con noi tramite pulsioni e desideri che ci raccontano verità represse o aspetti del nostro passato. Anziché cacciare via questi pensieri, siediti con loro e analizzali nel profondo. Non c’è nulla di male in un pensiero e possiamo tramutarlo in uno strumento di crescita.
- Prenderti cura dei tuoi bisogni quando ritieni di doverti concentrare sugli altri: mettere il benessere altrui davanti al nostro non solo danneggia la nostra salute fisica e mentale, ma non è neppure salutare per le nostre relazioni con gli altri, che possono sfociare in co-dipendenza o abuso. Prenderti del tempo per te stesso è fondamentale per costruire dei sani confini e coltivare l’autostima. Dovresti dedicare a te stesso lo stesso tempo che dedichi agli altri.
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Ignorare il tuo senso di colpa o cercare di respingerlo porta solo ad alimentarlo ed intensificarlo ulteriormente, facendoti sentire sempre peggio.
Rifiutarti di riconoscere la colpa potrebbe impedirle temporaneamente di riversarsi nella vita di tutti i giorni, ma sopprimere le emozioni non è mai una buona strategia nel lungo termine. Affrontare veramente il senso di colpa richiede prima di tutto di accettare quel sentimento, per quanto spiacevole sia.
Prova questo esercizio:
- Trova un luogo tranquillo in cui potrai stare solo con te stesso.
- Porta con te un diario per tenere traccia dei tuoi pensieri.
- Dì a te stesso, o scrivi, cosa è successo, ad esempio: “Mi sento in colpa perché ho urlato contro i miei figli”. “Ho infranto una promessa”. “Ho fallito un esame.”
- Apri mentalmente la porta al senso di colpa, alla frustrazione, al rimpianto, alla rabbia e a qualsiasi altra emozione che potrebbe emergere. Scrivi tutto ciò che affiora alla tua mente.
- Rimani per un po’ in compagnia di quei sentimenti ed esplorali con curiosità invece che con giudizio. Molte situazioni sono più complesse di quanto non appaiano all’inizio e arrivare al nucleo dell’angoscia può aiutarti a gestire meglio ciò che stai veramente provando.
Se hai difficoltà a riconoscere la colpa, la meditazione praticata con costanza ogni giorno può fare la differenza. La pratica regolare ti aiuta a familiarizzare con le emozioni, rendendo più facile accettare e lavorare anche su quelle più scomode.