
Founder Starter


Founder Starter
STEPHEN COLBERT SHOW
Bill Gates è da un lato il papa della sanità, ma è anche il “bravo ragazzo” che da un garage ha sviluppato il più grande colosso del pianeta. Una favola che la gente è stata portata a credere…
L’ondata di elogi dei media mainstream per Gates durante questo periodo di Covid 19 ha portato a considerare Bill Gates “l’uomo indispensabile” che può rimettere a posto il mondo.
Il Washington Post lo ha definito un “maestro delle soluzioni scientifiche”. In aprile, quando il virus ha iniziato a fare più notizia negli USA, è apparso su CNN, CNBC, Fox, PBS, BBC, CBS, MSNBC, The Daily Show, The Ellen Show e Colbert Report tra gli altri. Questo naturalmente solo per parlare degli USA, la sua presenza mediatica non mancava nemmeno in altri Paesi.
Bene, allora non dimentichiamo che Gates “capita” che sia la star di una serie di documentari di successo di Netflix, “Pandemic: How to Prevent an Outbreak”, messe in onda poche settimane prima dello scoppio dell’epidemia di coronavirus e prodotte da un corrispondente del New York Times, Sheri Fink, che in precedenza aveva lavorato per tre organizzazioni finanziate da Gates (Pro Publica , la New America Foundation e l’International Medical Corps).
Sì, e non dimentichiamo un programma in tre parti e sempre su Netflix, “Inside Bill’s Brain”, affidato a Davis Guggenheim, già autore di “An Inconvenient Truth”, che mostra il simpatico filantropo, e anche questo gioiello prima dell’esplosione di COVID19. Tempismo perfetto per conquistare l’opinione pubblica per il “grande uomo”.
Le innumerevoli apparizioni del miliardario sono permeate da un unico tema: Se i leader mondiali ascoltassero Gates, il mondo sarebbe migliore.
La Gates Foundation sovvenziona, in misura di centinaia di migliaia e spesso milioni di dollari, imprese mediatiche come NBC Universal, Al Jazeera, BBC, Viacom (CBS, tv satellitari nel mondo, ma anche Paramount) e Participant Media. Già nell’aprile 2009 il New York Times aveva riferito che la Gates Foundation collaborava con le Case e i Network tv per scrivere e plasmare storie e “incorporare” i messaggi desiderati nelle fiction della prima serata. Praticamente ogni megafono importante nel mondo anglofono – e non solo – è sponsorizzatato da Bill Gates.


Founder Starter
Il catastrofismo è sempre più delirante, contagioso e assolutista. Stai pensando a COVID19? No, adesso torniamo a un’emergenza accantonata. Prima della crisi del coronavirus c’era la “crisi climatica”. Le allarmanti “certezze” per il futuro hanno cercato di allertare l’umanità per decenni, mentre le manipolazioni climatiche e meteorologiche che avvenivano nel frattempo sono state taciute e/o negate.
Greta Thunberg è intervenuta al World Economic Forum (WEF) di Davos. “Voglio che vi facciate prendere dal panico per sentire la paura che provo ogni giorno”,ha detto durante una tavola rotonda sul cambiamento climatico. E il mondo nel frattempo si è fatto prendere dal panico, ma non per il clima. Questa preoccupazione è stata completamente dissipata durante il blocco globale, fino ad oggi. Bill Gates qualche giorno fa ha riportato in auge l’argomento investendo un miliardo di dollari “nell’emergenza più grave”.
Sembra che ora la campana stia suonando, l’orologio climatico (Climate Clock) di New York conteggia. Ci restano sette anni.
Due “crisi” si fonderanno in un unico grande tema a Davos nel 2021: il GRANDE RESET.
Bisogna imparare dalla crisi del Coronavirus, ha detto Greta.
“Solo le restrizioni possono salvare la Terra”
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change, le riduzioni cumulative adottate durante la pandemia sarebbero necessarie ogni anno per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi entro il 2030
Una delle poche note positive (se così le vogliamo chiamare) dell’avvento delle drastiche misure implementate per contenere la pandemia riguarda la potenziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera e l’impatto sul riscaldamento del nostro pianeta. Stravolgendo le nostre vite, la pandemia ha, infatti, trasfigurato la nostra società, riducendo trasporti, produzione di beni e tutta una serie di attività che contribuiscono fortemente…
Leggi QUI
Alla Terra restano sette anni di vita. Ce lo dice il “Climate Clock” di New York
L’enorme orologio digitale sulla parete di un grattacielo a Union Square che solitamente conta l’ora, i minuti, i secondi e dalla mezzanotte, ora, indicherà un altro tipo di tempo: gli anni, i giorni, le ore, i minuti ed i secondi che il mondo ha a disposizione per limitare le emissioni di biossido di carbonio prima che si arrivi ad un punto di non ritorno.
L’opera reca anche un messaggio, “The Earth Has a Deadline” (La terra ha una scadenza) ed è stata ribattezza “Climate Clock” per l’occasione. Il Metronome è stato inaugurato nel 1999 ed è stato creato da Kristin Jones e Andrew Ginzel, i quali oltre ad aver installato Climate Clock sia a Parigi che a Berlino, ne hanno creato uno anche per l’attivista Greta Thunberg…
