MaryLú
MITO DEL MONTE GAURO
2018-06-15 13:15:22
Tra Cinquecento e Settecento Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, Scipione Mazzella scrive un libro intitolato “Sito, et antichità della città di Pozzuolo, e del suo amenissimo distretto”. In tale opera il Gauro viene definito come un “monte tutto sassoso e incolto” a causa dei molti incendi patiti negli anni e si dice che per questo motivo il suo nome fu mutato in Barbaro. Riferendosi al cratere flegreo, Mazzella parla di di “oscurissime grotte”, quasi tutte crollate, esplorate da incauti visitatori che convinti di trovarvi preziosi tesori il più delle volte “vi lasciano la vita”. Tale testimonianza può, forse, essere considerata una eco di Strabone il quale affermava che il territorio tra il Gauro ed il lago d’Averno è ricco di gallerie scavate dagli antichi minatori Cimmeri. La tradizione ctonia del Gauro continua ed agli inizi del Settecento, Gaspare Paragallo nella “Istoria naturale del Monte Vesuvio” afferma che il nome Barbaro, forse, ebbe origine dal fatto che i Saraceni, durante le loro incursioni nella zona, erano usi dimorare nei suoi anfratti e in più ci informa che il monte sorge in un sito ricco di minerali. Tuttavia, fin dall’antichità il cratere del Gauro si caricò di significati magico-religiosi… Indietro nel tempo Tralasceremo volutamente la trattazione relativa al santuario di Hamae (su cui già ci soffermammo in uno specifico articolo presente sempre all’interno di questo stesso sito) ed alla battaglia del Monte Gauro del 342 a. C. (che sarà oggetto di un nostro futuro articolo) e focalizzeremo l’attenzione su un episodio, forse poco noto, della seconda guerra punica. Lo storico latino Tito Livio, nella sua opera intitolata Ab Urbe Condita, nei libri XXI-XXX, narra della seconda guerra punica combattuta tra Roma e Cartagine dal 218 al 202 a.C. Come molti sapranno, uno degli episodi più importanti di tale guerra fu la battaglia di Canne del 216 a.C. Dopo Canne, numerose città italiche passarono dalla parte di Annibale poiché egli si presentava come il liberatore dal dominio di Roma. Tra queste città italiche la più importante era Capua. Annibale pose il suo quartier generale proprio a Capua in attesa di aiuti da Cartagine. Ma qui l’esercito cartaginese finì per passare ben cinque anni, dal 216 al 211 a.C., tuttavia non senza tentare di impadronirsi del ricco litorale campano. Proprio in tale contesto storico, il dittatore romano Quinto Fabio Massimo è costretto ad intervenire, precisamente nel 215 a.C., per rafforzare le mura della città di Pozzuoli onde evitare che Annibale se ne impadronisse (Livio XXIV,12). Alla fine Annibale desiste dal suo progetto di conquistare Pozzuoli non senza però prima aver messo a ferro e fuoco l’intero litorale fino a Cuma. Livio stesso ci dice che proprio in quei giorni, mentre sta decidendo se cingere d’assedio Pozzuoli, Annibale si reca a compiere un misterioso sacrificio nei pressi del lago d’Averno e pare anche a consultare un misterioso oracolo sibillino. Secondo Parke, l'oracolo consultato dal condottiero cartaginese non poteva essere quello relativo alla Sibilla Cumana che, come riportato da Virgilio e Plinio era scomparso nel 421 a.C., forse in concomitanza della conquista di Cuma da parte dei Sanniti. Ecco che allora lo studioso fa l’ipotesi che Annibale abbia consultato l’oracolo della più antica Sibilla cimmeria di cui parlarono Strabone e prima di lui Eforo di Cuma. Tale Sibilla era l’oracolo dei morti del mitico popolo dei Cimmeri abitatori di caverne comprese al di sotto di un non meglio precisato territorio che si estendeva tra il lago d’Averno ed il Gauro. Il santuario di Hamae e il bosco di Trivia Nel 1691, Sarnelli, ne “La guida de' forestieri”(pp.115-116), scrive che “Vicino Cuma tre miglia colloca Tito Livio la Sacra Selva di Hami (Hamae), Sacer locus appellato dagli antichi. Era detta selva col tempio sopra l'alto monte vicino a' bagni di Tripergola da un miglio e mezzo, il qual monte oggi vedesi da ogni lato coverto di rovine.
MaryLú
TERME DI BAIA (1941)
2018-06-14 16:01:54
Un bello scatto degli inizi degli scavi archeologici sulla collina di Baia Gli importanti resti archeologici, sottoposti a intense campagne di scavo dal 1941, rivelarono una stratificazione di costruzioni, ville e complessi termali, appartenenti ad un periodo storico che interessa la tarda età repubblicana e le età augustea, adrianea e severa.
MaryLú
PAPARAZZI
2018-06-13 23:25:32