
MaryLú
VIAGGIO NEI CAMPI FLEGREI:#10 ANFITEATRO FLAVIO
30/05/2018, 08:05
L'Anfiteatro Flavio è uno dei due anfiteatri romani esistenti a Pozzuoli e risale alla seconda metà del I secolo d.C. Venne realizzato per far fronte all'incremento demografico di Puteoli, che aveva reso inadatto il vecchio edificio adibito per spettacoli pubblici in età repubblicana. Secondo solo al Colosseo e all'anfiteatro Campano in quanto capacità di capienza, sorge in concomitanza della convergenza di due vie principali, la Via Domitiana e la via per Napoli.È stato attribuito agli stessi architetti del Colosseo, del quale è di poco successivo. Alcuni testi riportano la sua edificazione sotto Vespasiano e la sua inaugurazione probabilmente da Tito. Secondo alcuni studiosi, la presenza di muratura realizzata con la tecnica dell'opus reticulatum, farebbe pensare ad una sua realizzazione sotto Nerone, rimossa poi con un processo di damnatio memoriae. La tecnica muraria comprende, tuttavia, anche l'utilizzo di laterizi; inoltre, il ritrovamento di un'iscrizione epigrafica che recita così "Colonia Flavia Augusta/Puteolana pecunia sua (cioè, "la Colonia Flavia Augusta costruì a sue spese") ed il fatto stesso che la tipologia dell'anfiteatro puteolano è del tutto simile a quella del Colosseo darebbero ragione ad una collocazione cronologica del monumento in età Flavia. Gli scavi archeologici ebbero inizio nel 1839 e si conclusero alla fine dello stesso secolo ma, solo nel 1947, a seguito di una nuova campagna di scavo, il monumento fu definitivamente liberato dai detriti che si erano accumulati nel corso degli anni. Durante le persecuzioni di Diocleziano, nell'aprile 305 d.C. i martiri: Gennaro, Festo, Desiderio e Sossio vennero condannati ad essere sbranati nell'Anfiteatro. Il giorno dopo, tuttavia, per l'assenza del governatore stesso oppure, secondo altri, perché si era accorto che il popolo dimostrava simpatia verso i condannati e quindi per evitare disordini, il supplizio fu sospeso. Secondo la tradizione invece, il supplizio fu mutato per l'avvenimento di un miracolo, infatti, le fiere si inginocchiarono al cospetto dei quattro condannati, dopo una benedizione fatta da Gennaro. Furono poi decapitati nei pressi della Solfatara insieme ai puteolani Procolo, Eutiche e Aucuzio. A ricordo della loro permanenza nell'anfiteatro, intorno al XVII - XVIII, la cella dove furono rinchiusi prima dell'escuzione della condanna ad bestias, divenne una cappella dedicata al culto dei santi lì imprigionati, soprattutto a quello di San Gennaro, al quale è stata intitolata; ciò è testimoniato da due lapidi poste al suo ingresso. Fu decorata con un altare maiolicato e una statua in ceramica raffigurante i santi Gennaro e Procolo che si abbracciano. Purtroppo oggi è totalmente abbandonata ed a rischio di crollo. La struttura, di pianta ellittica, misura 149 x 116 metri. All'esterno la facciata, che comprendeva tre ordini di arcate sovrapposti, poggianti su pilastri e sormontati da un attico, era, in origine, preceduta da un portico ellittico impiantato su di una platea di lastroni in travertino i cui pilastri originari in piperno ornati da semicolonne vennero in séguito rinforzati con grandi pilastri in laterizio. All'interno, al quale si accedeva mediante i quattro ingressi principali o attraverso altri dodici secondari, l'arena, sul cui perimetro si aprivano diverse botole, anche lungo la "fossa scenica" ("asse mediano" o "media via"), le quali venivano chiuse con tavole di legno durante gli spettacoli, da dove le belve (tigri, leoni e giraffe) facevano la loro entrata, ha i due semiassi di 72,22 e 42,33 metri. La cavea, divisa in tre livelli di gradinate (ima, media e summa), permetteva di contenere fino a 40.000 spettatori. Nei sotterranei, posti a circa 7 metri di profondità, sono tuttora visibili parti degli ingranaggi per sollevare le gabbie che portavano sull'arena belve feroci e probabilmente altri elementi di scenografia degli spettacoli.


MaryLú
VIAGGIO NEI CAMPI FLEGREI:#9 CASTELLO ARAGONESE DI BAIA
29/05/2018, 16:26
Il Castello Aragonese sorge a Baia, frazione di Bacoli, ed è situato in un'area di notevole importanza strategica, fu eretto su di un promontorio (51 m s.l.m.) naturalmente difeso a est da un alto dirupo tufaceo a picco sul mare, e a ovest dalla profonda depressione data dalle caldere di due vulcani chiamati "Fondi di Baia" (facenti parte dei Campi Flegrei); con l'aggiunta di mura, fossati e ponti levatoi, il castello risultava praticamente inespugnabile. La sua posizione - dalla quale si dominava tutto il Golfo di Pozzuoli fino a Procida, Ischia e Cuma - consentiva un controllo molto ampio della zona, impedendo tanto l'avvicinamento di flotte nemiche, quanto eventuali sbarchi di truppe che avessero voluto marciare su Napoli con un'azione di sorpresa alle spalle. In epoca romana la collina era occupata da un complesso residenziale, forse la "villa di Cesare" (Tacito afferma che la villa di Cesare si trovava su di un'altura dominante il golfo di Baia), i cui resti furono distrutti e talora inglobati nell'attuale fortezza. Strutture superstiti della villa sono visibili intorno ad essa lungo la costa e a terra presso il campo sportivo, mentre altre sono state individuate recentemente e messe in luce nel corso dei lavori di restauro delle parti più alte del castello (torre Cavaliere) e più in basso lungo le sue scarpate a mare, a seguito del loro diserbo. La costruzione del castello fu avviata dagli Aragonesi - insieme a numerose altre fortificazioni nel Regno di Napoli - nel 1495, poco prima dell'invasione dei francesi di re Carlo VIII. Per la progettazione del sistema difensivo e delle singole fortezze, il re Alfonso II d'Aragona si servì della consulenza di Francesco di Giorgio Martini, architetto senese, rinomato per le nuove tecniche e le soluzioni da lui applicate a difese militari. Non restano oggi tracce dell'originaria architettura del castello. Dopo l'eruzione del Monte Nuovo, nel generale programma di difesa delle coste dalle incursioni saracene e turche, il viceré spagnolo Pedro Álvarez de Toledo avviò una radicale ristrutturazione e ampliamento del castello (1538-1550), in seguito alle quali esso assunse il suo aspetto attuale, a forma di stella. L'edificio mantenne la sua funzione di fortezza militare nel periodo del vicereame spagnolo (1503-1707), del dominio austriaco (1707-1734), e infine del regno borbonico (1734-1860). Gravemente danneggiato nella guerra che contrappose gli austriaci ai Borbone (1734), fu restaurato e ulteriormente fortificato dal re Carlo III di Borbone.Dopo l'unità d'Italia (1861), per il castello subentrò un periodo di lenta decadenza e d'inesorabile abbandono. Considerato, infatti, non più utile a scopi militari, il castello passò nel 1887 sotto l'amministrazione di vari ministeri: prima quello della Marina, poi degli Interni, e infine della Difesa. Nel 1927 lo Stato ne dispose la concessione - con diritto di godimento perpetuo - al Reale orfanotrofio militare. Per questa nuova destinazione d'uso negli anni 1927-1930 vi furono eseguiti numerosi lavori di ristrutturazione che inevitabilmente comportarono aggiunte e alterazioni. Durante la seconda guerra mondiale il castello fu utilizzato come carcere militare e come soggiorno per prigionieri di guerra. L'orfanotrofio militare rimase fino al 1975, anno in cui l'ente fu sciolto. Passato quindi alla Regione Campania, in occasione del terremoto dell'Irpinia del 1980 il castello fu occupato parzialmente per alcuni anni da famiglie terremotate. Nel 1984 è stato definitivamente consegnato alla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta perché diventasse sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei. Per la sua posizione centrale relativamente ai principali siti archeologici dei Campi Flegrei (in prossimità delle Terme di Baia e a metà strada fra Cuma e Pozzuoli) visibili dalle terrazze e dai bastioni, il castello di Baia è stato scelto come sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei. Esso prevede la progressiva esposizione topografica dei più significativi reperti rinvenuti nei siti archeologici dell'area flegrea.


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