Scopri la semplice pratica spirituale che puoi iniziare ad usare subito, qualunque sia la tua situazione, per poter attingere alle tue risorse più profonde, uscire dalla schiavitù del pensiero automatico e ritrovare pieno appagamento nella vita.
Mantra Yoga: conduci il tuo destino
Inizi la giornata e sai già che ci sono buone probabilità che sarà stressante: sfide da affrontare, persone difficili con le quali relazionarsi, budget limitati per i tuoi progetti di vita e di lavoro, obiettivi che man mano che vai avanti hanno la consistenza dei sogni.
Ti sforzi di trovare un modo per far stare tutto in piedi e prosegui aspettando tempi migliori.
Ma passano le estati e ti accorgi che niente cambia!
I problemi arrivavano, in molte occasioni ci sentiamo feriti, abbattuti o rifiutati, le cose non vanno quasi mai secondo i nostri piani e in aggiunta commettiamo errori che a volte ci costano molto cari, in termini di affetti o di denaro.
Lo so perché è successo anche a me e lascia che ti racconti come sono uscito da quella morsa.
Le mie insicurezze e paure infatti mi tenevano stretto a loro, come sempre e, come sempre, mi ritrovavo spesso nel lamento e nella delusione: per un amico, la compagna, le relazioni familiari, il lavoro o per la vita in generale.
Non nutrivo alcun dubbio sullo spettacolo che osservavo. Non tutto mi piaceva, come succede a tanti, ma di certo avrei messo la mano sul fuoco che ciò che avevo davanti a me fosse quella che viene definita “la realtà delle cose”.
Accettavo senza discutere, o quasi, tutto quello che ci si aspetta da un giovane adulto e ogni giorno mi nutrivo sia di ciò che ascoltavo che di ciò che riuscivo ad immaginare sul mio destino e di come avrei potuto crearlo.
Anch’io, come tutti, usavo le cento miliardi di cellule nervose che avevo in testa, in base all’educazione, cultura, abitudini e convenzioni.
Anch’io, come tutti, producevo più connessioni degli atomi di un universo eppure, sotto sotto, avevo l’impressione di pensare sempre gli stessi pensieri, di masticare ciò che era già stato masticato.
Era solo una sensazione che a volte affiorava in superficie e che prontamente ributtavo giù, in profondità.
Così ho passato giorni, mesi e anni interi…
In realtà non riuscivo a vivere una vita piena e ad usare i miei talenti: mi muovevo impacciato tra momenti di felicità ed euforia e momenti di tristezza e di vuoto.
Certo, leggevo e studiavo con dedizione libri di crescita personale e soprattutto tutto ciò che riguardasse la filosofia dei Veda. Apprendevo sempre più concetti e la mia mente si era aperta a scenari fino a poco prima inconcepibili: atma, brahman, purusa, prakriti, deva, manas…
Tutto bene, ma quando dovevo affrontare la vita vera, in realtà non avevo molti strumenti a mia disposizione.
È risaputo che puoi leggere mille libri sul nuoto ma non imparerai nulla fino a quando non entrerai in acqua. Ero anch’io nella stessa situazione: avevo letto e riletto decine di testi della tradizione vedica, cristiana, islamica e taoista, ma non sapevo come usare nella mia piccola vita ciò che avevo appreso.
Non riuscivo ad attingere alla forza della conoscenza quando più mi serviva.
Mi chiedevo: se la vita fosse solo questo, sarebbe il gioco più insensato che sia mai capitato sotto i cieli! Si tramuterebbe in un’inutile e grottesca parodia e passeremo la nostra esistenza catapultati di qua e di là, perduti…
Dovevo fare qualcosa per affrontare la situazione. Non volevo passare la mia vita a fingere.
Dai testi sacri avevo appreso che:
- esiste una realtà superiore e diversa da ciò che riuscivo a percepire con i miei sensi e la mia mente;
- esiste una scintilla sacra interiore che non può essere minimamente scossa da questi eventi temporanei;
- una volta connesso a lei, avrei potuto accedere ad una fonte di energia che ora mi era preclusa.
La sfida più grande però era essere me stesso, al di là dei miei limiti oggettivi, del mio ego, delle mie paure e dei miei condizionamenti.
Ma come mantenere la mente e il cuore puliti in mezzo al caos che vivevo ogni giorno?
Alberto, un buon amico, mi consigliò di iniziare a studiare con più attenzione e meditare sulla Bhagavad Gita, un antico testo di 700 versi enunciati direttamente da Sri Krishna al suo caro amico Arjuna, che si trovava proprio in un momento di grande confusione all’inizio di quella che sarebbe stata la più grande guerra della storia dell’umanità, la battaglia di Kurukshetra.
Acquistai una traduzione in italiano e iniziai…
Già dai primi versi sentivo che quelle parole toccavano corde molto profonde e presi molto seriamente il momento della lettura.
Mi dissi che avrei dovuto farlo ogni giorno e mi è successo in più di un’occasione di lasciare amici e feste per tornare a casa per rispettare il mio sacro appuntamento.
Alberto mi consigliò anche di recitare un mantra all’inizio di ogni lettura, per connettermi nel modo adeguato al Testo e ricevere così le Sue benedizioni:
Oṁ namo bhagavate vāsudevāya
Viene chiamato dvādaśākṣara-mantra e di solito viene recitato 3 volte prima di iniziare la lettura di un testo sacro. Lo stesso Śrīmad-Bhāgavatam, definito il gioiello tra i Purana vedici, inizia proprio con questa invocazione.
Mi piaceva l’idea di recitare dei versi antichi in una lingua sconosciuta: ne percepivo la potenza e lo facevo con grande attenzione e rispetto.
Erano poche parole ma molto potenti, che mi richiamavano ad una realtà superiore e trascendente.
È vero infatti che le parole hanno una grande impatto su di noi e possono rendere il nostro mondo splendido oppure misero e solo come una stazione di servizio abbandonata.
Siamo circondati da parole che perciò vanno a formare inesorabilmente il nostro mondo interiore ed esteriore.
Mi chiedevo, quali parole trattengo di solito nella mia mente? Da quali parole mi faccio abitare e che influenza hanno sulla mia vita?
Alcune parole, dette nel momento giusto e con il giusto sentimento, possono diventare un’ispirazione per tutta una vita, altre invece possono causare danni irreparabili e letteralmente perseguitarci ovunque andiamo, sabotando ogni nostro tentativo di essere felici.
Come dicevo, anche le parole dette dentro di noi, in quell’incessante dialogo interiore che facciamo con noi stessi (e con la vita), sono in grado di cambiare radicalmente come percepiamo il mondo lì fuori e come rispondiamo agli eventi che ci accadono.
Se parlo con parole dette con amore, avrò degli effetti. Se invece mi pronuncio con rabbia, otterrò una reazione corrispondente.
La mente è sotto un assedio costante di parole e queste influenzano la nostra vita in modo così forte e preciso che talvolta sfugge alla nostra comprensione.
Ma soprattutto non immaginiamo che possiamo usare il potere delle parole sacre per scardinare i nostri condizionamenti e le nostre maschere.
La Bhagavad Gita mi rapiva per la grande conoscenza che racchiudeva e presto divenne la mia lettura preferita. I suoi contenuti erano unici nel panorama dei molti testi che avevo già approfondito.
Sentivo che ero sulla strada giusta e che avrei presto ricevuto la risposta al mio senso di frustrazione nel constatare che il mio carattere non cambiava, che non riuscivo ad ottenere equilibrio nella vita e soprattutto che non avevo strumenti concreti per navigare nelle acque tumultuose di questo mondo.
Un giorno però scoprii qualcosa che mi lasciò con un groppo in gola!
Arjuna si rivolge a Krishna, il quale gli ha appena spiegato i fondamenti dello yoga, dicendo: Questo yoga che tu hai descritto come equanimità, non vedo come possa sussistere durevolmente, a causa dell’irrequietezza della mente. Volubile infatti è la mente, aggressiva, impetuosa, tenace: considero assai difficile tenere a freno la mente, come frenare il vento.
Era proprio come mi sentivo! La mente sfuggiva continuamente al mio controllo, come una nave in una tempesta! A volte è lei stessa che si trasformava in un uragano portando caos e distruzione.
Ma quello che mi lasciò a bocca aperta fu la risposta schietta e diretta di Krishna…
Sanza dubbio è difficile tenere a freno la mobile mente, ma con una pratica assidua e costante e col distacco, la si può soggiogare. È difficile realizzare lo yoga per chi non è perfettamente padrone di sé, ma per chi lo è e si impegna a fondo per ottenerlo usando i mezzi appropriati.
Avevo già intuito, con mio grande dispiacere, che non c’era una formula magica che avrebbe placato la mia mente una volta per tutte, nessun antico testo sapienziale ritrovato nelle caverne dell’Himalaya o simboli e amuleti che mi avrebbero protetto dalla sua influenza.
Ma ora sapevo che nemmeno il Testo sacro che stavo leggendo non sarebbe stato la formula definitiva per liberarmi dalla morsa di una mente fragile, perché la verità è che il mio non era un obiettivo da 21 giorni o giù di lì e non bastava nemmeno applicarsi nel pensiero positivo e nel tentativo goffo di applicare la legge di attrazione.
Serve tempo, pazienza, grande determinazione e soprattutto un metodo.
Ecco quindi che tornava la pratica spirituale, quella che viene definita sadhana. Quindi, cosa avrei potuto fare?
Quasi per caso, nelle note della Bhagavad Gita trovai un altro mantra che mi colpì subito per il suo significato chiaro e così aderente a ciò che sentivo in quel momento.
tamaso mā jyotir gamaya
Il suo significato è “dall’oscurità conducimi alla luce” e fa parte del famoso mantra Asato ma. Iniziai a recitarlo all’inizio e alla fine di ogni sessione di lettura e sentivo che mi aiutava a focalizzare la mia intenzione e ad indirizzare nella direzione giusta la mia preghiera.
Un giorno entrò nella mia vita quello che poi divenne il mio maestro
Era diverso dalle tante persone che avevo conosciuto prima, aveva altre idee sulla vita, perseguiva altri scopi, si muoveva in modo nuovo.
Era una specie di eremita che viveva al nord, in un’isola in mezzo ad un lago. Scriveva, dipingeva, meditava, osservava, serviva il suo maestro e viveva la Vita cercando la felicità dentro di sé e ispirando gli altri.
Aveva uno sguardo introspettivo che non avevo mai visto prima, un’onestà e trasparenza che lasciava senza parole e una visione dalla quale volevo cogliere qualche frammento anch’io.
Prima di allora non mi era chiaro come i pensieri potessero connettersi con la vera intelligenza, quella che crea le cose invece che copiarle restando rintanata nel labirinto della mente.
Infatti, quando mi confrontai con il suo modo di agire, una cosa diventò lampante: non sapevo pensare, pensavo male, in modo sbagliato.
Il passato e il futuro erano le mie sole dimensioni, e capii quasi immediatamente che stavo cercando di piegare in questo paradigma anche la conoscenza che stavo apprendendo.
Infatti, al presente, a ciò che realmente accadeva, non badavo affatto.
Mi accorsi che non potevo avanzare su questo sentiero con la solita mentalità “usa e getta” occidentale. Avere anche un minimo controllo sulla propria mente e quindi sulle emozioni è un lavoro serio. Se fosse così facile il mondo sarebbe totalmente diverso.
Avrei dovuto iniziare una pratica…
Il maestro che avevo conosciuto era esperto proprio nella meditazione Mantra Yoga: anche i saggi di un tempo conoscevano il potere nascosto racchiuso nel cuore della parola e il mantra yoga è il frutto di questa profonda connessione e intuizione.
L’energia dei mantra ha lo scopo preciso di richiamare l’energia divina e “attirare la sua attenzione”.
Il mantra yoga canalizza l’energia del suono e la trasforma in energia creativa, per realizzare i tuoi sogni, obiettivi e desideri.
Il mantra è una formula verbale composta da una o più parole di potere, di solito in lingua sanscrita. La sua ripetizione trasmette al recitante la sua particolare forza essenziale. Sentiremo così che il potere della parola inizierà a cambiarci e incarneremo il significato del fonema ripetuto. Questa caratteristica conferisce al mantra yoga un’efficacia che va oltre la nostra immaginazione più fervida.
Il mantra infatti è una rappresentazione verbale di una specifica potenza divina che, una volta chiamata, può agire dentro e fuori di noi.
Come ha detto Mahatma Ghandi: Il mantra diventa il sostegno della propria vita e fa superare ogni prova.
Per fortuna, scoprii ben presto che per praticarlo non servono doti particolari e nemmeno seguire un programma troppo articolato.
La conoscenza che avevo del mantra yoga era ridotta al mantra che recitavo prima dei miei momenti di lettura della Bhagavad-Gita. Quello era un mantra semplice da ricordare e pronunciare e sentivo che era in grado di focalizzare i miei desideri sulla ricerca di un obiettivo più alto di quello che potevo creare con la mia fervida immaginazione.
Avevo infatti letto che gli antichi Veda dicono che ci sono 4 scopi che dovremmo perseguire nella vita e che sono strettamente collegati tra loro: il Dharma (i principi etici e morali che conducono le nostre azioni), artha (la prosperità e il benessere), Kama (il piacere, l’amore materiale e le emozioni) e Moksha (la liberazione definitiva dal ciclo di nascite e morti, quindi la nostra elevazione prettamente spirituale).
Esiste anche un quinto scopo: prema, ovvero il puro amore per Dio, l'amore che tutti cerchiamo altrove ma che in realtà si trova già presente nel nostro cuore, in attesa solo di essere risvegliato.
Quale obiettivo avrei dovuto scegliere?
I mantra infatti richiamano le potenze Divine che ti possono aiutare a raggiungere uno qualsiasi di questi scopi (sempre nel bene di tutti gli esseri coinvolti), quindi è vero che puoi avvalerti del loro potere in base alla situazione che stai vivendo in quel momento ma capivo anche che usarli per piccoli guadagni, è come scambiare una perla rara e preziosa con una pietra ordinaria.
Il maestro mi disse che la vera ricompensa di un ricercatore è quella di connettersi stabilmente al piano Divino, già in questa vita, e che il mantra è lo strumento principe per conseguire tale obiettivo.
Man mano che procedevo, la mia percezione cambiava e finalmente sentivo che riuscivo ad agire nel mondo in modo più lucido, sano ed efficace. Le emozioni erano sempre più limpide e miei stati d’animo più puliti, facili da cogliere nel loro nascere e quindi far rientrare presto nella normalità.
Quindi il metodo funzionava, ma non era sufficiente per sentire di poter superare incolume le varie sfide che dovevo affrontare nella vita. La luce interiore si era accesa ma era ancora molto fioca.
Mi sono poi chiesto più volte se quel piccolo stato di grazia in cui a volte mi trovavo, fosse stato tutto un’illusione della mente e che avrei fatto meglio a tornare con i piedi per terra e lasciar perdere questa impresa che sembrava possibile solo per pochissimi, i maestri appunto.
Spesso infatti mi trovavo ancora ad un bivio senza sapere minimamente quale strada seguire.
Stavo lì, fermo. Guardandomi intorno vedevo che molti erano nella mia situazione e anche loro, pur di non sbagliare per l’ennesima volta, ad un certo punto si erano arrestati, perché non riuscivano più a sopportare di procedere così casualmente raccogliendo i miseri effetti di quel girovagare.
Secondo la psicologia vedica, la coscienza non c’entra nulla con il corpo e la mente, ma è strettamente collegata con il sé spirituale (cioè chi noi veramente siamo).
La mente invece è considerata solo uno strumento a nostra disposizione, un organo d’azione costituito di materia sottile.
Ecco perché la mente non si vede, ma si vedono i risultati della sua azione nel mondo sia fisico che psichico.
Non voglio farti una lezione di filosofia, ma ti basti un famoso verso della Bhagavad-Gita (6.6) per farti capire quanto sia importante l’uso corretto della mente:
Per colui che l’ha dominata, la mente è la migliore amica, ma per colui che ha fallito nell’intento, la mente rimarrà la peggior nemica.
Fiducioso nel portare la mente ad essere la mia migliore amica, continuo la pratica e ne valuto gli effetti sulla mia vita e constato che perseguendo lo scopo più alto del mantra yoga stavo conseguendo anche gli obiettivi “inferiori”, così la meditazione sui mantra stava aiutando sia il mio progresso spirituale, che quello materiale e intellettuale.
E lo faceva in modo del tutto inaspettato ed estremamente creativo.
Le sfide si trasformavano magicamente in opportunità, quando le cose non andavano secondo i miei piani mi accorgevo che in realtà ciò che si stava creando era ancora meglio, quando succedeva qualcosa che avrebbe potuto ferirmi constatavo che la ferita veniva lavata e curata dalla potenza del mantra e non dovevo riporla nel mio inconscio.
Era come se la realtà fosse più morbida, più docile, più accogliente e soprattutto più intelligente e sapiente del mio limitato intelletto.
La meditazione permette di modulare altre frequenze di pensiero, che modificano il nostro campo elettromagnetico e ci portano su altri piani emotivi ed emozionali: capiamo nuove cose.
I suoi benefici sono incalcolabili perché incalcolabile è la libertà dalla paura.
Attraverso la meditazione scoprivo così l’origine dei miei comportamenti errati, il punto esatto dove avevo deviato, e anche l’intuito per tornare nella giusta direzione. In questo modo ero in grado di uscire dal circuito dell’errore.
Pochi in realtà sanno quanto sia indispensabile avere una mente che sia realmente nostra amica per fare qualsiasi cosa, dal condurre al successo un’attività all’avere buone relazioni in famiglia, ma ancora meno persone riescono a comprendere quanto sia poco lucida la loro mente che si illudono invece di controllare con facilità.
Pensano di compiere delle scelte razionali, di usare la loro discriminazione, di sapere dove stanno andando, ma la realtà è che sono in completa balia degli eventi e di quello che la mente man mano propina loro.
La bramosia, la collera, l’avidità, l’orgoglio e l’invidia, distruggono ogni nostra capacità di discriminare ed è per questo che poi ci troviamo in posti che non volevamo visitare, compiamo scelte che non volevamo e raccogliamo risultati che non ci saremmo mai aspettati, nemmeno negli scenari peggiori.
La gente più semplice pensa che i nostri padroni siano le banche o il governo, che in qualche modo è vero, ma l’aspetto più inquietante è che adottiamo un modello di pensiero che crea una dittatura nella quale non sappiamo di essere prigionieri e quindi dalla quale non si cerca di evadere.
La realtà è molto più complessa di come appare e siamo chiamati a dipanare una bella matassa. Serve elevarsi dal pensiero automatico che scaturisce dalla percezione sensoriale e che ci rende massa critica per persone senza scrupoli.
Lo strumento che serve è la discriminazione, quella facoltà che permette di comprendere ciò che è meglio fare e qual è la direzione che è più conveniente prendere in ogni evento che si presenta ad ognuno di noi.
Infatti, da una parte tutto in questo mondo è temporaneo: il capo, il datore di lavoro, i colleghi, il Presidente, i vicini, i grafici economici, il partner e anche le tue idee.
Dall’altra, niente di tutto questo crea realmente il tuo destino. Certo, ha un impatto sulla tua vita, come ciò che fai tu lo ha negli altri, ma in realtà come reagisci a questi eventi rimane una questione del tutto personale.
Per fortuna, abbiamo tutti dentro di noi una scintilla che illumina sempre la nostra strada, se solo sappiamo scorgerla. E, se lasciamo che quella luce conduca le nostre azioni, diventeremo degli eroi capaci di prendere finalmente in mano il nostro destino anche quando le cose diventano veramente difficili.
Vivere infatti non è facile e, per quanto lo desideriamo, non è fatta di sole feste con gli amici, risate e prati fioriti, anzi è piena di sfide ed eventi inaspettati.
Il Mantra è una potente formula spirituale che se ripetuta trasforma la tua coscienza. È infatti il simbolo più elevato della realtà suprema che chiamiamo Dio ed è per questo in grado di richiamare ciò che c’è di più profondo e bello in noi.
Ha una così grande potenza che non stupisce il fatto che si trovi in tutte le tradizioni spirituali: cristiana, ebraica, islamica, buddhista e hindu.
L’etere è inquinato da persone che hanno una sete di potere infinita, che pensano continuamente a come controllare gli altri: emozioni, pensieri e desideri depravati e degradati.
Nella forma apparentemente umana ci sono celate persone che sono a livelli bassissimi evolutivi e che hanno scopi diversi dai nostri.
La meditazione è una pratica di igiene mentale ed è per questo non è silenziosa.
Ecco che il detersivo della coscienza avviene quando noi pronunciamo i mantra divini: si crea un sollievo rispetto alle vibrazioni materiali, ma anche un detergente attivo che impatta sul il nostro campo psichico.
Ed ecco perché viene consigliato di praticarlo quotidianamente, per non essere fagocitati dal campo psichico inquinato intorno a noi.
Ogni Tradizione autentica ha saputo declinare questo aspetto nel suo contesto e ritroviamo in ognuna di esse la pratica della ripetizione di parole di potere.
Perché i mantra non sono reliquie impolverate o desuete formule per civiltà primitive. Sono invece degli strumenti pratici che possono aiutarci in modo molto efficace nel condurre la nostra vita.
Il mantra infatti non è un credo, ma uno strumento di indagine della natura della mente del cuore: una chiave di connessione per avere una vita più ricca, significativa e appagante.
La pratica del Mantra Yoga permette così di:
- Liberarsi dal tumulto della mente affrontando qualunque situazione senza esserne disturbati o sopraffatti
- Trasformare tutto ciò che c’è di negativo superando le insicurezze che affliggono il nostro cuore e sciogliendo i rancori che intorpidiscono la nostra mente
- Recuperare energia, fiducia e controllo naturale per dare il nostro meglio in qualsiasi circostanza e offrire il nostro contributo al benessere di coloro che ci circondano
- Sviluppare nuove facoltà meta cognitive, capaci di spostarsi su più livelli di frequenze che poi si tramutano in impulsi elettrochimici sul campo corporeo.
- Vedere differenti realtà e pensare in modo differente dal pensiero superficiale che è imbrigliato nella percezione dei sensi. Questo significa apprendere più capacità evolutive e quindi avere successo in quello che si fa.
Proprio perché è uno strumento pratico, il mantra deve essere recitato e cantato, per permettere al suo potere di agire dentro di noi. Infatti, se all’inizio sei tu che stai recitando il mantra, ad un certo punto del percorso, sarà lui che canterà dentro di te.
Bisogna infatti imparare a meditare come bisogna imparare a pensare e a respirare perché altrimenti rimaniamo intrappolati nei limiti della percezione sensoriale.
Una persona è tanto più evoluta tanto più è capace di meditare.
La percezione sensoriale infatti è uno strumento formidabile per sopravvivere in questo mondo, e rappresenta la base della conoscenza (ossia l’ABC), ma se non viene superata e continuiamo a dipendere da essa, questa diventa la nostra tomba.
Elevarsi da quella piattaforma e diventare finalmente autonomi nel pensiero e liberi nell’azione significa avere una fiaccola che illumina il nostro cammino ed essere recettori attivi della benevolenza dell’Universo.
Spero che queste poche parole ti siano state utili per poter creare quei piccoli cambiamenti che prima o poi avranno un impatto enorme nelle nostre vite.
Se come penso, ti interessa il Mantra Yoga, ecco cosa dovresti fare subito:
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Va a leggere il primo articolo della serie "La Vita è un Gioco" (LVG), così inizieremo subito il nostro viaggio insieme.
Prendi anche tu in mano il tuo destino!
Om tat sat,
Andrea Grendele (Ananda Kishor)