La mia Verona, le sue tradizioni e non solo.....

Verona: tradizioni, dialetto e non solo

“QUÀ DOVE L’ÀDESE”: UN’ALTRA POESIA OMAGGIA L’ADIGE

2020-04-22 14:04:01

Desidero dedicarvi un’altra poesia in dialetto veronese che parla del fiume Adige che attraversa la mia città, Verona. Questa poesia è stata scritta dal massimo cantore del dialetto veronese – BERTO BARBARANI. Iniziamo insieme a prendere un po’ di confidenza con il mio dialetto colorito?

E dopo aver condiviso la poesia intitolata “L’Àdese” scritta nel 1968  da Vittorio Da Re conosciuto come “Tolo Da Re”, uno dei più grandi poeti veronesi del 1900...

desidero condividere un'altra poesia che parla del fiume Adige, il fiume che attraversa la mia città Verona e le campagne della provincia.

L’Àdese con i suoi “àlzari” è parte essenziale del paesaggio della mia città ed è stato inevitabilmente oggetto della poesia…. ed ecco che il poeta e massimo cantore del dialetto veronese, Berto Barbarani (1872-1945), ha dedicato una raccolta di poesie del 1911 intitolata appunto “Le Adesine”, scritte in omaggio al patrio fiume.

Di questa raccolta ne fa parte la poesia intitolata “Quà, dove l’Àdese” tratta dal “Libro Primo del Secondo Canzoniere”.

Ed ecco la poesia:

Quà, dove l’Àdese, sensa fermarse

rompe nei ponti la so canson,

stao atento ai versi che pol negarse,

li tiro a riva, col me baston…

Qua, dove l'Adige, senza fermarsi

frange nei ponti l'ondosa cavalcata delle sue acque,

sto attento ai versi che possono affogare,

li tiro verso la riva, con il mio bastone...

Li tegno al suto, li meto al caldo

parchè i renvegna, che i ciapa fià,

li mando a spasso sul Montebaldo

che li fa degni de sta cità.

Li tengo all'asciutto, li metto al caldo

perchè rinvengano, prendano fiato,

li mando a passeggio sul Montebaldo

che li fa onore di questa città.

Quando jè svelti, libari e pronti,

ridoti a l’uso de la rason,

mi che me godo guardar dai ponti,

rompo ne l’Àdese la me canson…

Quando sono veloci, liberi e pronti,

ridotti all'uso della ragione,

io mi diverto guardare dai ponti,

e rivolgo all'Adige la mia poesia...

Canto i molini, canto le ciese,

co la me solita sincerità,

canto le done del me paese

de un bel simpatico che no se sa…

Canto i mulini, canto le chiese,

con la mia solita sincerità,

canto le donne del mio paese

che sono così simpatiche...

Se la me vita de tuti i giorni

la va via ciara, canto così:

se la fortuna la me fa i corni,

màstego amaro par tuto un dì;

Se la mia vita di tutti i giorni

procede liscia e lieta, canto così:

se la fortuna mi fa torto,

mastico amaro per tutto un giorno;

me scondo drento de ‘na ostaria,

nego la rabia drento nel vin…

Torna l’alegra malinconia,

caval del mato del me destin!

mi nascondo dentro un'osteria,

affogo la rabbia con il vino...

Torna l'allegra malinconia,

cavallo pazzo del mio destino!