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Acquedotto Medioevale, Sulmona

2020-04-01 11:08:08

L’ acquedotto, che sorge lungo il margine occidentale di Piazza Garibaldi - grandiosa per estensione ed una delle più ampie del centro-sud Italia...

L’acquedotto fu edificato, come recita l’iscrizione lapidea inaugurale incisa in caratteri teutonici tra due delle sue arcatei, nel 1256, durante il regno di Re Manfredi di Svevia. Esso è rappresentativo della floridezza economica, demografica e culturale che Sulmona aveva raggiunto grazie all’appoggio di Federico II che le aveva riconosciuto un ruolo di primaria importanza. L’acquedotto costituì una grande opera infrastrutturale a servizio di una città, all’epoca molto attiva: Sulmona era infatti sede del Giustizierato, di una cattedra di diritto Canonico e, cosa molto rilevante, di una delle sette fiere annuali istituite da Federico II nel Regno di Sicilia per favorire gli scambi commerciali e le attività produttive.

Da sempre “assai ricca di fresche acque”, come ricorda il poeta latino Ovidio nei suoi versi (Tristia, IV 10), Sulmona e il suo territorio già nel periodo romano si erano dotati di un complesso sistema irriguo e di acquedotti che assicuravano l’approvvigionamento idrico in città e nelle campagne. Ecco perché è probabile che l’acquedotto svevo ricalchi il percorso di una precedente condotta idrica di epoca romana.

L’acqua del fiume Gizio, captata a monte dell’abitato, venne così convogliata in un canale con varie diramazioni, fino a scorrere a pelo libero sulle magnifiche arcate ogivali sostenute da massicci piloni in pietra calcarea locale, per alimentare gli orti cittadini, fornire di energia ai mulini e alle piccole botteghe locali e, infine, scaturire freschissima nelle fontane.

Il lato sud di Piazza Garibaldi (già Piazza Maggiore) è delimitato dall'imponente Acquedotto Medievale costruito nel 1256 sotto il regno di Manfredi, figlio di Federico II di Svevia.
E' costituito da 21 arcate a sesto acuto in pietra concia, per una lunghezza complessiva di circa 100 metri. Si è mantenuto pressoché intatto nel corso dei secoli e dal 1962 sono state eliminate anche delle vecchie case che in parte ne coprivano la vista. Esisteva anche un ramo secondario per i settori occidentali del centro storico, ma è andato perduto nel disastroso terremoto del 1706. L'acqua era destinata a rifornire le filande, le officine e un piccolo mulino ma anche orti e giardini all'interno delle mura di cinta. L'acquedotto è caratterizzato da una prima parte in cui i pilastri sono completamente visibili e da una parte terminale parzialmente coperta dalla scalinata, opera di tagliapietre lombardi, necessaria per raccordare la piazza con Corso Ovidio.
L'acquedotto, l'imponente portale di S. Francesco della Scarpa e la suggestiva scalinata in ciottoli fluviali, costituiscono lo scorcio più suggestivo di Sulmona, usato tradizionalmente nelle cartoline e nei dipinti della città.