Guido Zanchin

Founder Senior

Io penso positivo?

2019-08-15 13:11:38

Nutro un serio dubbio che il bravissimo Jovanotti ce la “canti” giusta 🙂

     Dobbiamo davvero cancellare i pensieri negativi?

Così come ce lo propinano decine di manuali di self help, che troviamo a pochi euro in edicola o in libreria, sembra proprio che il pensiero positivo sia la medicina miracolosa per ogni tipo di male.

Pensieri, frasi, citazioni positive che ripetiamo martellanti a noi stessi per nascondere i pensieri negativi dovrebbero, (secondo queste teorie) portarci ad una disposizione migliore nei confronti della quotidianità.

Quindi tutti allegri, positivi, ottimisti…. nessuna tristezza!

 Vietatissima! Mai fermarsi su stati d’animo negativi: i manuali ci aiutano, ci spingono a migliorarci.

Vogliamo parlare delle facili soluzioni proposte dalla società dei consumi? Shopping, palestra, vacanze, viaggi. Io penso positivo!

E’ vero che di pensiero positivo si è occupata una parte della Psicologia (psicologia positiva) ma, forse, non proprio in questi termini. In realtà più che dalla psicologia, questo tipo di pensiero positivo deriva dalla filosofia e più ancora da certe correnti spirituali New Age che ci narrano che la nostra mente può essere riprogrammata per suggestionarci ed indirizzare le nostre energie e raggiungere più facilmente i nostri obbiettivi.

In realtà la Psicologia Positiva è più focalizzata sul compito delle emozioni positive nel benessere psicologico, portando così la Psicologia ad occuparsi non solo di malattia ma anche di salute.

Il “Journal of Experimental Social Psychology” ha pubblicato uno studio nel quale si rileva che il pensiero positivo potrebbe togliere quella tensione indispensabile alla fatica per raggiungere un obbiettivo. Poco idoneo, quindi, ad innescare energie progettuali efficaci.

Pensare positivo potrebbe sorreggere nella mente alcuni stati disfunzionali, per esempio lo stato di euforia di chi nega la sofferenza depressiva rivestendola con l’eccitamento maniacale.

  E’ evidente che l’ottimismo indotto abbia in sé un dose di irragionevolezza.

Una sovrastima esagerata oltre a scarsa capacità di giudizio. Tutto ciò potrebbe essere potenzialmente dannoso.

Immaginate cosa può fare il pensiero positivo nei ludopatici: li convincerà che più si va avanti più si avvicina la grande vincita.

Ansia, paura, avvilimento, sono sicuramente tutte emozioni poco gradevoli, ma utili a farci sentire un pericolo, elaborare una perdita, a farci capire che certe nostre scelte non sono così azzeccate. Abbiamo assoluta necessità di ascoltarle e, se possibile, gestirle.

Se utilizziamo il pensiero positivo per rigettarle ci stiamo allontanando da noi stessi

      “ Guido, ma ci stai dicendo che il pensiero positivo 

                           è una gigantesca bufala?”

Calma, sto solo facendo delle distinzioni evidenti, non sono nessuno io per definire bufale alcune correnti di pensiero…

Certo è che, in psicologia, non può intendersi come una fuga dalla realtà o come rifiuto della sofferenza o disagio. Può essere visto, piuttosto, come una revisione dei nostri contenuti mentali, un’ elaborazione di strategie di adattamento che derivano dalla nostra capacità di gestire le emozioni e sfruttarle come base di motivazione.

In realtà queste tecniche funzionano solo nel breve periodo.

 Obbligare la nostra mente a pensare a qualcosa di positivo quando siamo tristi, impauriti, disperati, potrebbe sembrare un paradosso poco sopportabile. Voler a tutti i costi non pensare a qualcosa non fa altro che rinforzare quel pensiero. Non riusciamo con la forza di volontà ad eliminare qualcosa che non è proprio per niente volontario.

Da sempre l’uomo tende a rimettere in atto schemi ricorsivi.

Sembra che le persone tendano a ripercorrere sentieri che immortalino il loro dolore anziché cercarne di nuovi.

Freud chiamava questa dinamica coazione a ripetere”.

Direi che, forse, sarebbe meglio chiamare in causa la Positività...

...cioè l’insieme di tutte quelle emozioni positive che il nostro corpo è in grado di recepire, dato che il pensiero positivo, così come “commercialmente” definito non è altro che una scatola vuota. Non è minimamente in grado di influire sulla realtà, anzi, spesso ci porta a sfuggirla.

Una meta-analisi sulla positività (non sul pensiero positivo)

 con un campione statistico di 275000 persone, ha rivelato che essa può riflettere e causare un buon grado di benessere psicologico.

I parametri erano: reddito, soddisfazione nel lavoro, livello di felicità percepita, soddisfazione nelle relazioni intime.

                                      Per chiudere :

 Non mi stancherò mai di ripetere: la sofferenza va attraversata e poi elaborata. Per interromperla è necessario darle un senso invece che ripeterla all’infinito o, peggio, nasconderla.

                                         Quindi, secondo voi :


                                Positività o pensiero positivo?🤔🙂

                                 Se volete potete rispondere nei commenti