l'orco che non spaventava i bambini
epilogo
Era quasi l’ora di chiusura, la donna era illuminata dalla presenza del vecchio, dalla sua ombra che per giorni aveva cercato ovunque, prese tra le mani un ciuffo di insalata e la porse all’uomo poi, fingendo di non avere più preoccupazioni lo tempestò di domande: “Dove è stato tutti questi giorni? Come stanno le sue lumache?” e così via. L’uomo interruppe la sua valanga di parole, era un fiume senz’acqua pensò, una via senza uscita quell’ atteggiamento, un aspettare la fine della giornata per ritrovarsi all’indomani nella solita disperazione e disse: “Lei piuttosto, ha notizie? E’ successo qualcosa di nuovo?” . L’infelicità si sa, prima o poi porta al pianto, ancor più quella soffocata e fu così che la donna non seppe trattenersi: “L’unico figlio, l’ho sempre amato con tutta me stessa. Dopo la morte del padre ho cercato in ogni maniera di stargli più vicino. Sa lui amava molto suo padre, per lui rappresentava un modello di vita. Ho accettato ogni sua richiesta, esaudito ogni suo desiderio, sapevo anche che aveva iniziato a bere, ma confidavo nelle sue capacità, negli insegnamenti che suo padre aveva saputo dargli, ero sicura che prima o poi avrebbe smesso. Pensai ad un momento di grande solitudine, poi invece arrivò la droga, le amicizie diverse, i viaggi, persino il carcere, le umiliazioni”.
Durante tutto il suo discorso gli occhi liquidi della donna non avevano smesso di guardare il vecchio. L’uomo ne fu rassicurato, sapeva di avere di fronte una donna forte, non indebolita dalla vergogna, dalle apparenze, dai fatti, una combattente seppur allo stremo delle forze, la avvolse in un tenero abbraccio, le accarezzò le lacrime, le parlò a voce bassa, più bassa del suo solito parlare a bassa voce: “Non dubiti suo figlio tornerà, se veramente seguirà il modello del padre non può perdersi, egli sa di avere tutta la protezione che desidera, tutto l’amore di una madre speciale. “Non dubiti tornerà”. Tenendo sempre la donna fra le braccia mentre parlava la condusse verso l’uscita della bottega, con un inchino reale la salutò e scorse sul suo volto la sensazione della regina rassicurata e tanto altro. La donna provò un gran piacere, un misto di tranquillità ed eccitazione, accennò al sorriso di una volta e seguì l’uomo che si allontanava, fino a che la sua ombra non scomparve dietro l’angolo.
La scuola era da tempo finita, stava quasi addirittura per ricominciare, diversi mesi erano passati da quell’incontro, quello tra il ragazzo ed il vecchio la prima volta che il portone, l’ombra, la palla avevano segnato la loro conoscenza. Il padre del ragazzo aveva smesso di tossire, non aveva perso i capelli. Il giardiniere aveva trascorso un lungo periodo di convalescenza e stava per tornare dalle sue piante, visto che il centro commerciale non avrebbe mai preso il posto del parco. Il figlio della fruttivendola tornò.
Nella bottega c’erano diversi clienti, c’era il vecchio che voleva comperare l’insalata per le sue lumache e la donna vedendo il figlio affacciarsi sull’uscio trascurò ciò che stava facendo, trascurò anche lo sguardo del vecchio che aveva ancora strani presentimenti. I clienti si strinsero in cerchio ed iniziarono a vociferare, non più sull’uomo con il cesto di lumache sulla testa. Questa volta l’argomento era il figlio della proprietaria della bottega che non salutò né la madre né tantomeno i clienti, sembrava non possedere più nulla del modello del padre, iniziò invece ad inveire contro il vecchio e riferendosi alla madre disse: “Non voglio che tu faccia entrare questi vagabondi dentro la mia bottega, questa gente porta male. Fuori, vattene straccione!”, aggiunse rivolgendosi al vecchio: “Fuori di qui e non farti più vedere”.
La donna non accennò nessun tipo di reazione, era profondamente confusa. La gioia di rivedere il figlio era stata interrotta da quella strana situazione che il figlio stesso stava provocando, avvertiva tutta l’ingratitudine che può esistere nei confronti del vecchio, non badò in nessun modo ai suoi clienti, si erano creati due mondi a parte, paralleli, ma era cosciente di come suo figlio stesse distruggendo oltre ché se stesso anche tutto quanto lo circondava. Le urla del ragazzo non diminuirono, fu il vecchio che riportò un po’ di calma iniziando ad indietreggiare verso l’uscita. Quasi sulla porta l’uomo appoggiò il cesto delle lumache sul pavimento, ne estrasse una, l’ultima, la diede in mano al figlio della signora e poi si voltò verso di lei e con un inchino si allontanò per sempre. La sua ombra scomparve tra un carretto dei gelati, le decappottabili decappottate, gli abiti leggeri anche se quel giorno non faceva poi così caldo.