l'orco che non spaventava i bambini
quasi alla fine
La donna sorrise come faceva una volta, il suo volto si riappropriò per qualche istante dell’antica serenità da gitana di mezza età che aveva perduto da tempo, dopo che suo figlio si era allontanato e non aveva più fatto ritorno a casa, erano mesi infatti che non dava più sue notizie, erano notti che combatteva con strani presentimenti e giorni senza sorrisi. Il ragazzo salutò con un inchino adolescente e si diresse verso il parco che attraversava tutti i giorni per tornare verso casa alla fine della scuola. Il suo sguardo fu attratto dall’ondeggio di un cespuglio che avveniva in modo del tutto innaturale, era come se all’interno ci fosse un grande animale che stesse scavandosi la tana. Il suo primo pensiero però diventò immediatamente il secondo, quando udì delle voci di persone che provenivano proprio da quel cespuglio, le voci erano tre, le riconobbe distintamente: due simili che ingiuriavano ad alta voce, la terza che gridava e cercava aiuto. Si avvicinò certo di non essere visto per poter tradurre e capire il senso di quelle grida e di quelle ingiurie, la distanza ormai gli permetteva anche di vedere le facce di quelle tre persone, fu scosso riconoscendo una delle tre e per di più quella che gridava era quella del giardiniere, l’amico del vecchio. I due lo stavano picchiando ferocemente e le botte si sovrapponevano a frasi come: “Non ci interessa della tua famiglia, dei tuoi figli, del tuo stupido lavoro, levati di mezzo, qui tra un mese nascerà un centro commerciale, tu sei vecchio non servi più a nessuno, smettila di intralciare il nostro lavoro altrimenti per te sarà davvero la fine”.
Il giardiniere giaceva a terra con il volto coperto di sangue, non accennava a nessun movimento, sembrava già morto, i suoi abiti erano stracciati. Per un attimo lo sguardo terrorizzato del ragazzo fu distolto però dalla fuga dei due picchiatori che passarono a pochi centimetri da lui. La sua abilità non lo tradì e non fu scoperto, seguì quei passi allontanarsi di gran fretta fino all’uscita del parco, era avvolto dal panico fino a quando vide che, in direzione opposta alla fuga dei due, proveniva l’ombra lunga dell’uomo con il cesto di lumache sulla testa. Erano giorni ormai che aspettava questo momento anche se mai avrebbe pensato che sarebbe giunto in una circostanza del genere. L’uomo incrociò i due in fuga che rallentarono e scrutarono la sagoma che stava giungendo loro di fronte, uno dei due esclamò: “Guarda che roba, dove andremo a finire di questo passo, straccioni, mendicanti, accattoni, bisognerà fare in fretta o si rischia l’invasione”.
Il vecchio udì tutto, ma non modificò l’andatura né sollevò la testa, fece solo finta di cadere, aveva avuto uno strano presentimento, cadendo rovesciò il cesto di lumache addosso ai due, iniziò così una sorta di parapiglia. Le lumache si erano appiccicate ai vestiti, sulle facce, alle mani dei picchiatori, erano talmente incollate che più che lumache ora sembravano delle sanguisughe. I due si dimenavano cercando di togliersi le bestiole di dosso ed avevano ripreso ad ingiuriare ad alta voce. Il chiasso di tutta la vicenda aveva radunato intorno alla scena un folto gruppo di passanti ed arrivarono anche le guardie.
Il ragazzo, che nel mentre era andato a rassicurarsi che il giardiniere non fosse davvero morto, subito raggiunse la confusione delle persone e la prima cosa che fece fu quella di guardare il vecchio negli occhi, lo aiutò a riporre le lumache nel cesto poi spiegò l’accaduto alle guardie che arrestarono i due e soccorsero il giardiniere che ringraziò con lo sguardo incrociandolo prima con quello del vecchio e poi con quello del ragazzo.
L’ennesima occasione aveva rafforzato quella strana complicità. Il vecchio ed il ragazzo ripresero a camminare nella stessa direzione, ognuno con una meta diversa ma ormai con il pensiero unito dalle stesse volontà, con le stesse certezze. Si salutarono senza parole sulla soglia del negozio di ortofrutta. La signora dall’interno assistette alla scena, il vecchio entrò ed il ragazzo proseguì verso casa.