l'orco che non spaventava i bambini
continua
Quella sera stessa ebbe comunque la forza di scendere ad aprire il portone, di pensare anche al vecchio, era assillato dall’accaduto, era sicuro di non trovare il coraggio di guardare i genitori negli occhi quella sera quando sarebbero andati ad augurargli la buona notte, sentiva addosso tutta l’impotenza e la fragilità della sua giovane età. Il momento arrivò, lui si fece trovare con il viso sotto le coperte, fece finta di dormire, alle carezze del padre ed ai baci della madre non accennò nessun movimento, fece solo un respiro un po’ più grande sentendo dire: “Dorme già”. Teneva nella mano destra sotto le coperte la lumaca, sentì tutti i rumori della notte, li riconobbe uno ad uno, li paragonò ai dolori del padre, la notte la paragonò alla morte, sentì la tosse del padre la udì più forte del solito.
Fu quello che fece scattare il suo coraggio, quello delle grandi occasioni, quello delle imprese disperate. In punta di piedi attraversò tutta la casa e scese al portone dove era sicuro ci fosse il vecchio a riposare, lo trovò lì, infatti, ma sveglio come se stesse aspettando proprio lui, questo gli donò un gran sollievo, cosa che per tutta la giornata gli era stato negata. Si sedette accanto a lui sul pavimento, proprio nella posizione che si prende prima di iniziare un gioco, non riuscì a trattenere il pianto, singhiozzò e cercò il modo di raccontare tutto all’uomo. Il vecchio prima fermò il suo pianto poi il suo racconto e aggiunse: “So tutto, so tutto e sono qui per questo, per calmare il tuo dolore, per allontanare la morte dalla tua casa, ma tu devi aiutarmi, la tua innocenza e la mia saggezza potranno dar fine a questa faccenda. Pensa cosa sarebbe se in questo momento i tuoi genitori ci trovassero qui, seduti nel portone con un cesto di lumache accanto, che parliamo come amici”. Il bambino ebbe un attimo di terrore presunto, ma continuò ad ascoltare. “Vedi i tuoi genitori, come la maggior parte delle persone là fuori (ed indicò la strada), sono avvolte da uno strano movimento frenetico, quello delle cose quotidiane, le cose che loro hanno scelto, le stesse con le quali si distruggono. Loro trovano sempre meno il tempo e lo spazio della verità, loro giudicano, impartiscono e non si accorgono di essere giudicati e che qualcuno comunque impartisce loro”. Prese in mano una delle novantanove lumache, l’unica ancora sveglia, e continuò: “Cosa farebbero se scoprissero che in casa tua adesso c’è un animale come questo?”. “Direbbero che l’ho portato io, sarei sgridato e la lumaca sarebbe buttata via”, disse il ragazzo con lo sguardo stralunato un po’ dal sonno un po’ perché aveva capito l’inizio del discorso ma non capiva certo dove e come sarebbe finito. “ Stai calmo, adesso è ora che tu vada, è quasi l’alba, e se qualcuno ci scoprisse non potremmo fare più nulla insieme, tornatene a casa, io uscirò vedendoti salire le scale, vai”. E così fu. Poi come quel giorno al viale, si voltarono contemporaneamente per un attimo e questo diede grande coraggio al bambino che avvertì tutta la complicità della circostanza, il vecchio gli sorrise.
La città si riappropriò definitivamente di quell’ombra. Verso metà mattina il vecchio attraversò il parco, ma non trovò il suo amico giardiniere e così non liberò neanche le lumache, non si permise di farlo in sua assenza. Proseguì verso la bottega dell’ortofrutta e trovò la signora in un insolito stato d’animo. Era molto agitata, i suoi occhi non erano poi così chiari come al solito, il suo sorriso era spento, l’unica cosa che trovò al suo posto in quella bottega fu la gentilezza della donna perché ella gli diede l’insalata per le lumache e si accertò anche del loro stato, ma si rifugiò subito dietro il banco, come per sfuggire allo sguardo dell’uomo, che pur se cercò di non imbarazzarla non la lasciò neanche un attimo.