Gattina Ottanta

Gattina Ottanta

Lei è Zinaida. Rientrava stanotte alle due, dal lavoro. Rientrava a casa della sorella, alla quale aveva chiesto aiuto e dove si era rifugiata, per scampare agli abusi del marito, insieme alle loro tre bambine. Ma lui la stava aspettando, con un coltello in mano per farle capire che per quanto fosse scappata, non sarebbe mai scappata abbastanza e per quanto avesse chiesto aiuto, nessuno l'avrebbe potuta proteggere davvero. E Zinaida è morta così: davanti alla porta di una casa non sua, a pochi metri dalle sue bambine. Uccisa dallo stesso uomo che avrebbe dovuto proteggerle, amarle. Lui, Maurizio, ora è ricercato; di lui rimangono le foto sui social, immagini di languidi abbracci alle figlie, esibite a convincere del suo amore paterno: perché così fanno i violenti. Ed incredibilmente qualcuno pensa sempre che siano solo poveri cristi, circuiti da femmine ingrate e puttane. E nel mentre che queste femmine ingrate e puttane scappano, gridano aiuto, cercano soluzioni, invocano protezione e muoiono, i poveri cristi possono contare sulla mentalità mafiosa e complice di tutti. Ma non sono poveri cristi. Sono violenti che per diverse ragioni sanno di rimanere impuniti: un qualche tipo di giustificazione, giuridica o dell'opinione pubblica, saprà sempre come parargli il culo. Oggi ci sono altre tre bambine, che piangono una madre, un madre che è morta per avere cercato di proteggerle dal padre. Non riesco a misurare la cifra della mia tristezza e dello sdegno nel guardare l'incapacità di tutti nel considerare la gravità di quest'emergenza.

Gattina Ottanta

A volte mi chiedo: come ha fatto la nostra generazione a sopravvivere ai cibi contenenti lattosio? Come siamo potuti crescere senza omogenizzati, integratori, ormoni e multivitaminici? Come siamo vissuti senza Coca zero, Red Bull, aperitivi e long drink, se aspettavamo la domenica per bere l’acqua gasata con polverine disciolte? Come abbiamo superato gli inverni rigidi col panino nella cartella, senza le merendine, la nutella e gli immunostimolanti? Come ci siamo accontentati della merenda del pomeriggio fatta di pane, burro e zucchero, senza ricorrere ai centrifugati di frutta e verdura? Come abbiamo superato le sere d’estate con una fetta di anguria per strada, senza la baldoria degli happy hour? Come abbiamo sopportato la punizione di un professore, e abbracciato incontrandolo dopo tanti anni, senza aggredirlo con l’approvazione dei genitori? Come abbiamo potuto corteggiare la compagna di banco senza epilazione sul petto, e un fisico da bodybuilding? Come abbiamo potuto fare a meno del personal trainer, avendo giocato solo a calcetto sui terreni sterrati, mentre il compagno più sfigato faceva da arbitro? Come siamo sopravvissuti alle ginocchia sbucciate e disinfettate con la sola saliva, senza ricorrere ad antibiotici antisettici e medicazioni? Come siamo riusciti ad incontrarci con la ragazza se non esisteva il cellulare e gli unici sms erano un bigliettino nel diario e un bacio rischiato? Come accettava di uscire con noi, se andavamo a prenderla a piedi sapendo che volevamo regalarle le ali? Come abbiamo potuto scrivere poesie e comporre canzoni senza l’uso del computer? Come siamo riusciti ad aspettare un tempo infinito per dare il primo bacio, se ora è l’ultimo ad arrivare dopo un amplesso? Eppure, la nostra generazione che non faceva l’alba, ha saputo sognare. Perché il cibo più sano che l’ha nutrita, era la speranza.

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