ALIMENTAZIONE EMOTIVA il mio punto di vista - Quarta parte
ALIMENTAZIONE EMOTIVA il mio punto di vista - Quarta parte
ALIMENTAZIONE EMOTIVA il mio punto di vista
Giorno dopo giorno, i dolori fisici e psicologici che al tempo erano entrati pesantemente a far parte del mio quotidiano, venivano cancellati da questo nuovo stile di vita.
La nuova alimentazione era povera di verdure ma molto varia, 5 pasti al giorno, proteine a pranzo, carboidrati la sera, tanto olio d’oliva e integrazione a base di Omega 3 e Magnesio. Dopo un mese, nel quale ho seguito con scrupolo questo nuovo percorso alimentare, sono rinata.
Mi sentivo forte, rilassata, entusiasta, serena e dopo tanti anni dormivo bene. Il mio intestino era tornato a sorridere. Oltre alle nuove regole alimentari, andavo spesso a camminare, insomma avevo cambiato il mio stile di vita e quindi ero cambiata io.
Leggere, studiare e sapere che l’alimentazione ti può cambiare la vita è utile.
Ma mettendo in pratica le conoscenze acquisite e provando su te stesso i miglioramenti, diventi consapevole che è fondamentale volersi bene mangiando bene.
Cervello e Intestino ( secondo cervello ) hanno inziato a lavorare insieme creando un equilibrio che ha portato benessere e voglia di vivere.
Quando una persona sta male psicologicamente, tende a mangiare troppo o troppo poco. Così facendo l’organismo perde la possibilità di autoguarigione. Siamo delle complesse macchine che se ben guidate e carburate, possono dare prestazioni incredibili.
Al giorno d’oggi abbiamo molteplici possibilità di farci del bene, ma siamo troppo occupati a correre e a superare al meglio le nostre giornate.
Non bisognerebbe sopravvivere ma dovremmo imparare a vivere.
Una delle armi che abbiamo a disposizione per riprendere il controllo delle nostre esistenze è una sana alimentazione. Nutrirsi non vuol dire, sono le 8 devo fare colazione, sono le 13.00 devo pranzare, sono le 20.00 devo cenare, nutrirsi vuol dire, fermarsi e dare al nostro organismo la fonte del suo benessere nel modo, nel tempo e nella quantità giusta.
Dopotutto il primo rapporto che gli esseri umani hanno alla nascita con il mondo esterno è il cibo. Quest’ultimo dato dalla madre al bambino, fa si che ci sia già il primo e più importante collegamento tra cibo, ambiente e psiche.
Il neonato entra nel mondo e viene subito accudito dalla madre che sfamandolo crea con lui il primo rapporto emotivo. E’ inevitabile che ci sia un’ associazione diretta tra cibo ed emozioni.. Dopo lo svezzamento è dovere della madre accudire il proprio bambino seguendolo nell’alimentazione e introducendo dei cibi che saranno il suo patrimonio alimentare nel tempo. Purtroppo tanti genitori, non capiscono il ruolo svolto da una corretta alimentazione, spesso tendono a placare la fame ( più emotiva che fisiologica )dei bambini e non ha nutrirli in modo consapevole. Il mercato è ricco di comfort food, ovvero alimenti che riempiono il vuoto e reprimono le emozioni. Alimenti ricchi di grassi e zuccheri che hanno un effetto soporifero sulle emozioni, provocando squilibri ai bambini sin dai primi anni di vita.
C’è da dire che la colpa non è dei genitori, la colpa va a una mancanza di informazione.
Se solo i genitori sapessero il male che fanno ai loro figli con il surrogato dell’amore, si fermerebbero a pensare che l’antidoto al pianto non è il cibo.
Al giorno d’oggi si parla tanto di obesità e i mali ad esso correlati, ma sembra che la gente non voglia vedere la realtà, ci si ostina a credere che l’organismo non funzioni correttamente per fattori genetici.
CONTINUA.....