Elisa Riva

Founder Senior

Il suono dell’estate

21/08/2019, 14:49

Se vi chiedessero quale suono vi ricorda l’estate, quale scegliereste? Molti giapponesi non avrebbero dubbi: per loro sarebbe il tintinnio del fūrin (風鈴).

I fūrin (da leggersi fuurin, con la “u” allungata) sono delle piccole campanelle realizzate solitamente in vetro o ceramica. La parola è composta dagli ideogrammi giapponesi 風, vento, e 鈴, campanella o campanula.


All’interno dell’involucro esterno si trova una parte solida che può essere realizzata in vari materiali e che è responsabile del tintinnio.

Quest’anima, se così la vogliamo chiamare, è infatti tenuta sospesa da una cordicina che parte dalla cima della campanella e che termina, all’altra estremità, con una striscia di carta. Il soffio del vento fa ondeggiare la cordicina, il cui movimento porta l’anima della campanella a battere contro la parete interna dell’involucro, creando così un dolce tintinnio.


Questo delicato suono evoca un’immagine di freschezza nell’immaginario giapponese, portando conforto nelle calde estati.


Dalle foreste di bambù alle case dei giapponesi


Per scoprire l’origine di queste campanelle dobbiamo andare indietro nel tempo di 2000 anni e spostarci in Cina. Le campanelle erano realizzate in bronzo ed appese in corrispondenza dei punti cardinali nelle foreste di bambù. In base a quali campanelle suonavano ed a come suonavano, si poteva predire la sorte.


Durante l’epoca Nara, quando si iniziò a diffondere il buddismo in Giappone, anche le campanelle  giunsero fino al Sol Levante, dove però persero il loro originale utilizzo di strumento di chiaroveggenza, per diventare amuleti di protezione. All’epoca si credeva infatti che il forte vento fosse portatore di malattie e spiriti maligni: apponendo queste campanelle alle finestre o agli ingressi, il loro suono avrebbe distratto gli spiriti. Ancora oggi si possono vedere queste campanelle in molti templi buddisti.


Fu solo nel periodo Edo (1603-1868), tuttavia, che le campanelle iniziarono ad essere realizzate in vetro. Il vetro era però un materiale molto costoso all’epoca e solo pochi artigiani erano in grado di lavorarlo. Per questo motivo queste campanelle erano molto costose: pensate che il prezzo poteva arrivare a quello che al giorno d’oggi corrisponderebbe a 200mila yen (circa 16mila euro!)


Con l’abbassarsi del costo del vetro, i fūrin iniziarono a diffondersi tra la gente comune: non solo si credeva proteggessero dagli spiriti maligni, ma la loro forma era anche molto gradevole e ben si prestava a decorare le case. Inoltre, il loro tintinnio ricordava il verso del grillo, un animale che era spesso tenuto in casa proprio per apprezzarne il frinire.


Tra migliaia di campanelle tintinnanti


In varie parti del Giappone esistono dei veri e propri festival dedicati ai fūrin. 

In queste occasioni vengono appese centinaia o migliaia di campanelle che, al primo soffio di vento, ondeggiano delicate dando vita ad un tintinnio magico.


In questi festival è solitamente possibile acquistare una campanella tra quelle esposte e, a volte, ci sono anche workshop in cui creare la propria campanella personalizzata.


Questo particolare oggetto è un grazioso souvenir da portarsi a casa come ricordo di viaggio: appendetelo ad una finestra in estate, chiudete gli occhi e vivete il suono dell’estate in Giappone.

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