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Una storia COVID

2021-03-15 12:09:05

Lo storytelling è un potente strumento per aprire un mondo. Dedico la mia storia ai negazionisti e a tutti quelli che con facilità banalizzano/minimizzando

Dedico questa storia a tutti quelli che se ne fregano di adottare e rispettare le misure di sicurezza per poter bere un caffè al bar (Non lo puoi bere a casa?) o per parlare con persone che alla fine sono solo conoscenti e che puoi contattare a qualunque ora su WhatsApp. 
Ho cinquanta anni e ho vissuto il terremoto del Friuli del 76. Nel giro di cinque minuti siamo rimasti senza casa, senza vestiti, senza cibo e ci siamo ritrovati a tirare fuori dalle macerie i sopravvisuti. Per giorni non ho avuto notizie di mio padre; non c'erano i telefoni e solo dopo quattro giorni è riuscito a far sapere che era vivo. Ho mangiato il cibo distribuito dall'esercito, dormito nei treni e nelle tende. Ho conosciuto e visto persone che hanno fatto cose belle e brutte ed ognuno è andato avanti come poteva. Avevo dieci anni e non c'era lo spazio per le lamentele continue. 
Capisco l'attuale smarrimento per una pandemia che nessuno conosceva fino ad un anno fa e mi rivolgo ai giovani che si barricano dietro a continui lamenti e che non rispettano le regole in virtù di un falso senso di sicurezza. Fate il vaccino; non vi garantisce di non ammalarvi ma ti salva dall'intubazione. 
Sono arrivata in terapia intensiva in un saccone COVID con la bombola d'ossigeno al mio fianco e sono stata messa in lista per l'intubazione entro la mezz'ora successiva. La situazione era critica ma stabile. Il medico ha controllato l'emogas nel sangue per tutta la notte e a differenza di una dottoressa che mi ha spiegato perfettamente la procedura dell'intubamento (la addormentiamo, mettiamo il tubo e poi forse la risvegliano dopo qualche giorno) , lui mi continuava ad aggiornare sugli esiti. Pur sotto l'effetto della morfina l'ho visto soffrire in attesa di un miglioramento e mi ricordo le sue parole "Non stanno migliorando ma neppure peggiorano". Verso mattina è arrivato il miglioramento e l'intubazione non è stata fatta.
Sarò grata a vita a questo medico di turno  della terapia intensiva di Pordenone e chiedo a tutti i negazionisti se vogliono provare direttamente loro l'esperienza senza farla fare a chi il rispetto per gli altri l'ha avuto. Prima di sbattervene provate un tubicino nei polmoni e non vi considerate amici di chi non lo siete. 
In due settimane ho attraversato sette reparti e inizierò la riabilitazione che durerà un paio di mesi di continuo uso di ossigeno e scoprirò se ci sono danni permanenti. 
Ora mi chiedo se in questo periodo qualche negazionista verrà a prendere con me un caffè come amico. La speranza è sempre l'ultima a morire ma purtroppo credo di conoscere la risposta.