
Danila Corgnati
Un po' di tranquillità


Danila Corgnati
La luna a Piacenza Quel 20 luglio di cinquant'anni anni fa era una domenica e i piacentini accaldati di quella estate tanto strana, si accalcavano seduti dentro e fuori ai bar e ai circoli del centro, della periferia e delle campagne. Erano loro, questi esercizi, i soli allora, che potevano permettersi di avere un televisore. In casa era una cosa inusuale e per nulla ordinaria come ora. Una notte ad aspettare la Luna, su quello schermo bombato, grigiastro e sfocato. I vann in s'la Loina. E fu lunga da aspettare. Una notte intera per sentire Tito Stagno dire "Hanno toccato", una notte per vedere Neil Armstrong che tentenna su quella scaletta troppo alta, prima di fidarsi e buttarsi giù per quell'ultimo metro. Per vederlo con la sua danza senza peso, che saltella leggero e sgraziato come un bimbo ai suoi primi passi. Una notte intera per cambiare per sempre la storia di un mondo, quello del 1969 totalmente privo di tecnologia, che per contro, fece l'esperienza più tecnologica di sempre. E fu importante per tutti, anche per noi, abitanti della Terra certo, ma soprattutto di una piccola città di provincia, dove sembra che la vita vera, la storia vera, si compia s more altrove e che a noi qui, persi in mezzo alla pianura padana, arrivi come un eco distorto, in ritardo, ovattato, tra la nebbia di ottobre e i grilli delle boschine di Po in agosto. Quella sera no. Quella sera lì c'eravamo dentro tutti. E tutti, quelli che c'erano, se lo ricordano bene. Io non c'ero, l' ho mancato di poco l'appuntamento con Luna, ma di tutti i video, i libri, le testimonianze che ho visto e ascoltato la cosa che più resta a colpirmi è la foto meravigliosa dell'orma dello stivale sul terreno lunare. Un capolavoro fotografico, uno scatto unico e irripetibile, un'opera d'arte che segnerà per sempre il limite tra osservazione scientifica e rappresentazione artistica. Poi, un'altra cosa che mi ha colpito è stata l'esperienza di Michael Collins, il terzo uomo, l'autista, quello che a differenza di Neil il primo e Buzz Aldrin, l'eterno secondo, non ci arrivó nemmeno sulla Luna, fu lasciato in orbita a presidiare il modulo che li aveva portati lì e li avrebbe riportati a casa. Fu denominato l'uomo più solo di sempre, perché orbitando intorno alla Luna quando sorvolava la faccia nascosta rimaneva per lunghi minuti senza nessun contatto radio con la Terra, lì lontano dall'umanità,solo con i suoi pensieri. E arrivarci così vicino senza poterci scendere non deve essere stato facile psicologicamente, Lui disse: "ho avuto un posto nella più grande impresa dell'uomo fino ad ora... ebbi la sedia più importante? No. Ma la cosa peggiore, cioè dover tornare indietro da solo, non è successa, e ne sono orgoglioso." Perché che andasse tutto bene non era per niente scontato. C'era la possibilità che il modulo lunare non riuscisse più a ricollegarsi con il modulo in orbita e Nixon aveva già pronto in tasca il discorso disgraziato per avvisare il mondo che i due astronauti sarebbero per sempre rimasti sulla Luna. Andarono su con la potenza di calcolo di un Commodore 64, non dimentichiamocelo e tanta fortuna. Ora si parla della nuova missione Artemis in cui un uomo e una donna torneranno a toccare il suolo lunare e poi, più in là ci sarà Marte. L'evoluzione naturale della curiosità. Spero che mia figlia lo veda. George Mallory quando gli chiesero perché si doveva scalare l'Everest nonostante le difficoltà rispose: Perché è lì. Allo stesso modo sarà per Marte. Perché è lì.
