Allora il punto qui non è tanto se, ma quanto inquinano queste benedette Criptovalute!
La critica corretta è che il Bitcoin utilizzando come meccanismo di consenso il Proof of Work (se non sai cosa sono il meccanismo di consenso ed il PoW, corri a gustare il primo Crypto Chicco), impiega un'enorme quantità di energia elettrica per sostenere se stessa.
In effetti Bitcoin da solo (cioè i miners che sostengono il sistema), se fosse un paese, sarebbe al 31° posto al mondo per consumo di energia stimando circa 100TWh all’anno. (Qui la fonte della lista dei paesi)!! In pratica più delle Filippine o della Finlandia.
Quindi da questo punto di vista, almeno per il Bitcoin, la risposta sarebbe: SI, il bitcoin inquina!
Ora però tornando alla premessa, il punto non è se inquina o meno, ma se inquina troppo o no in relazione a ciò che produce, giusto?
"La prospettiva è tutto!"
Sembrerebbe scontato rispondere alla domanda sopra in maniera affermativa, ma vi propongo altri paragoni, ad esempio quanto recuperato da un sito eccezionale per quest’attività a cura del Cambridge Centre for Alternative Finance (qui), che propone ad esempio questo grafico interattivo rappresentativo del consumo di altre attività (al 10 Ottobre 2021):
Ma andiamo a vedere dei paragoni sicuramente più adatti dato che parliamo di sistemi di pagamento, quali ad esempio l’inquinamento causato dall’estrazione dell’oro o quello del sistema bancario, allora il paragona diventa impietoso per quest’ultimi:
Capito?
Vogliamo fare un paragone tra l’inquinamento del Bitcoin e quello dell’industria a capo della quale c’è Elon Musk (compreso il controverso progetto starlink!) o Bill Gates? Due nomi a caso, ovviamente.
Se volete approfondire i dati sopra ed in generale il concetto di “paragone coerente”, vi invito a leggere l’ottimo articolo qui di agendadigitale.eu, che mette appunto, tutto il discorso nella giusta prospettiva.
"I miners preferiscono l’energia verde!"
E poi c’è un altro aspetto, già in un articolo del 2019 (qui) veniva sottolineato come il 74% dell’attività di mining attingesse da fonti rinnovabili!
Il che è ovvio per chi è nel settore, in quanto il principale costo per un miner è l’energia elettrica e chi vuole minare, deve partire da questo aspetto per valutare i ritorni.
Quindi una bella Mining Farm agganciata a fonti rinnovabili è sicuramente la scelta meno costosa e non solo ecosostenibile, per un farmer.
Ecco quindi mining farm che lavorano all’interna di una diga (vedi qui una bellissima realtà italiana), o meglio in Islanda dove il costo dell’elettricità è molto basso grazie agli impianti geotermici e si risparmia anche sul raffreddamento degli impianti lavorando già in zone fredde (qui). Oppure ancora mining farm che utilizzano meccanismi ad immersione (qui).
Quindi tale inquinamento per essere valutato correttamente dovrebbe essere misurato sul consumo di energia elettrica proveniente da produzioni inquinanti tipo quella fossile e cioè il 74% in meno di quanto viene valutata attualmente.
Allora riepilogando:
In questa prospettiva, è chiaro che le critiche mostrano tutta la loro infondatezza, soprattutto considerato il fatto che stiamo parlando del primo sistema di pagamento decentralizzato e disintermediato (funzionante) della storia (alternativo ad un Sepa, Visa o Bancario!).
"E le altre Criptovalute?"
Detto ciò avrete notato che nel titolo non parlo di Bitcoin, ma di Criptovalute in genere. È pur vero che Bitcoin è l’iniziatore del fenomeno e tuttora (ottobre 2021) copra da solo il 44% della capitalizzazione di mercato dell’intero mercato, pertanto era giusto e dovuto partire da lui, anche considerato il fatto che le critiche riguardano il Bitcoin, e non vedo come potrebbe essere altrimenti.
Infatti le criptovalute sono oltre 7000 (almeno quelle registrate su Coinmarketcap.com) e si differenziano molto in quanto a tecnologie utilizzate, quindi sebbene molte utilizzino lo stesso meccanismo di consenso ad alto consumo energetico, una grande fetta se ne discosta.
Ed è proprio questo il punto, il consumo è legato al meccanismo di consenso PoW (proof of Work), ma quello che non ti dicono, è che il Pow potrebbe anche essere molto meno oneroso rispetto a quello utilizzato dal sistema di pagamento Bitcoin.
In ultimo mi son tenuto il vero elefante nella stanza, quello che cambia tutte le carte in tavola, sto parlando del meccanismo di consenso Proof of Stake (ne ho già parlato sinteticamente nel Crypto Chicco #6).
Tale meccanismo è già ampiamente utilizzato, ad esempio tra le prime 10 Criptovalute per capitalizzazione di mercato se ne contano 4 (Cardano, Binance, Solana e Polkadot), senza contare il principe delle Criptovalute Ethereum, seconda Criptovaluta per Capitalizzazione di mercato, che sta gradualmente migrando dalla PoW al PoS.
Ebbene la Proof of Stake ha consumi paragonabili a normali server, quali possono essere quelli di qualsiasi applicazione nel mondo!
Allora facciamo un riepilogo, le Criptovalute inquinano?
Lascia a voi la risposta…
…che questa volta ho scritto davvero troppo per un CryptoChicco.
Buon Crypto Caffè a tutti.
Filcam
https://biomine.it/it/ - mining farm sono progettate e realizzate solo all’interno di centrali idroelettriche
https://sguru.org/largest-bitcoins-farm-worldwide/
https://101blockchains.com/blockchain-proof-of-work/
https://www.bitcoinyou.it/mining-farm-immerse-nel-liquido-la-soluzione-ecologica/