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LA GENERATIVITÁ SOCIALE COME CULTURA ORGANIZZATIVA

2021-03-25 10:21:42

Soluzioni e opportunità per preservare la nostra libertà individuale e il nostro potenziale di GENERATIVITÁ SOCIALE

IL “POSTO DI LAVORO” COME UN LUOGO DI VITA E DI COSTRUZIONE DI ESPERIENZE DI VALORE

Ormai è risaputo che le variabili che rendono attrattiva una professione o che fanno la differenza in termini di retention aziendale non sono né la retribuzione, né i benefit, né il potere.
Quello che la maggior parte di noi cerca è un progetto che lo rappresenti negli obiettivi e nei valori; una realtà aderente e connessa al qui e ora, un contesto dove potersi esprimere e nel quale portare il proprio contributo come persona e come cittadino, oltre che come professionista.
Quello che cerchiamo come esseri sociali è fondamentalmente un gruppo nel quale riconoscersi e per il quale mettersi al servizio in una dinamica di team.
Per questo ci associamo, ci organizziamo tramite statuti societari, creiamo gruppi di aiuto e chat di confronto: per riconoscerci in qualcosa di più grande, che va oltre noi stessi.
Il valore di quel “senso di appartenenza” è dato dalla percezione della sua utilità collettiva.
Chi si occupa di selezione sa bene quanto sia importante, nello scrivere un annuncio di ricerca, portare attenzione alla descrizione del contesto, alle prospettive e dichiarare la vision.
Per chi cerca una collocazione professionale, la realizzazione economica difficilmente è l’obiettivo, benché spesso sia il mezzo per raggiungerlo.
 La meta vera, l’ambizione profonda, la motivazione intrinseca è la crescita.
È evidente che a livello individuale ciò comporti una progressiva scalata verso l’apice, fatta di avanzamenti di carriera.
È anche vero che, il raggiungimento di una posizione apicale, altro non è che la rappresentazione di un’evoluzione rivolta verso l’esterno in termini di impatto prima che di posizione.
DAL KNOW HOW AL KNOW WHAT ATTRAVERSO L’ESPERIENZA IN UNA “ORGANIZZAZIONE VIVA”
Oggi si esce dal sistema di istruzione con un certo grado di sapere e con questo bagaglio ci si avvicina al mondo del lavoro.
C’è chi trova la propria strada più in fretta, e chi invece sperimenta di più per orientarsi, ma la meta è più o meno la stessa per tutti: trovare il proprio “posto nel mondo”, uno spazio coerente con la propria identità e i propri sogni.
Tale dimensione non è riconducibile ai soli aspetti biologici o economici, ma anche e soprattutto culturali, storici ed esistenziali.
Ma esiste una “dimensione sartoriale” per ciascuno di noi?
“Sì”, se consideriamo l’uomo e l’organizzazione come realtà in continua trasformazione evolutiva: entità sinergiche la cui identità si co-crea modificandosi nel tempo in funzione delle dinamiche inter-relazionali interne e con il mondo circostante.
L’azienda, intesa come processo in divenire più che come struttura, diviene dunque un’entità viva e il professionista che si integra al suo interno contribuisce, come essere creativo, ad un network di interazioni che rendono unica l’organizzazione e ne definiscono attivamente il processo evolutivo.
LO SVILUPPO DELL’INDIVIDUO È IN RELAZIONE AL SIGNIFICATO DEL SUO AGIRE LAVORATIVO
La capacità di un individuo di comprendere il contesto professionale in cui si inserisce, di agire creativamente al suo interno, partecipando e collaborando con altri individui ad attività volte ad una meta comune, è la chiave del progresso sinergico tra professionista e azienda.
Ed è nella relazione di interdipendenza di queste due entità vive - individuo ed organizzazione - con la società, che si definisce il senso di esistere di entrambe e in funzione del contesto.
Ecco come l’esperienza professionale diviene un’opportunità evolutiva in quanto scambio.
L’individuo porta se stesso come persona, con la propria etica e la propria cultura, come cittadino, inserito nel proprio contesto economico-sociale, come professionista, con tutto il suo corredo di conoscenze e competenze agite. 

L’ATTIVITÀ ECONOMICA È AL SERVIZIO DELLA VITA SOCIALE

Lo sviluppo di conoscenze e abilità delle persone che lavorano all’interno dell’organizzazione è dato dunque dalla partecipazione attiva alla vita della stessa.
Questa esperienza sul campo è la più ghiotta e proficua occasione di apprendimento, specie in quelle aziende che favoriscono il peer-learning ed implementano un approccio di coaching, sia in senso verticale che orizzontale, a partire dai leader.
I professionisti contribuiscono proattivamente a cucire su se stessi, giorno per giorno, l’evoluzione del proprio ruolo professionale, calibrandola al contesto interno ed esterno.
Il punto in cui l’individuo e l’organizzazione entrano in relazione è nei processi di lavoro.
È in particolare nelle modalità dell’operatività, oltre che nei contenuti della stessa, che gli individui possono portare il proprio valore. Come?
Prendendosi la responsabilità di trasformare i processi in modo creativo, migliorativo, innovativo, con il coinvolgimento di altri membri in funzione di obiettivi condivisi.
Ne deriva l’organizzazione di stili di comportamento collettivi, coordinati e coerenti con l’evolvere di una cultura aziendale orientata ad autoalimentarsi attraverso lo scambio di conoscenze e l’apprendimento continuo in un virtuoso contesto esperienziale.
La sinergia tra individuo ed organizzazione sarà tanto più virtuosa quanto più le persone saranno attivamente coinvolte nel processo evolutivo, il cui sviluppo deve orientarsi non solo verso il raggiungimento degli obiettivi economici stabiliti per creare valore aggiunto al cliente, ma anche verso il capitale umano.

LE FASI DELLA GENERATIVITÀ

Lo sviluppo può riassumersi in pochi passaggi:
 ·      la motivazione intrinseca del singolo che determina la sua volontà all’azione concreta;
·      la volontà che si amplifica nell’incontro con l’altro;
·      la socialità, la cui identità è definita da una comunione di obiettivi e da un allineamento tra valori e azioni orientati ai mercati e coerenti con il contesto.
Ne deriva inevitabilmente un senso di riconoscimento e di appartenenza, che contribuisce al potenziamento di comportamenti collettivi determinanti la cultura organizzativa.
L’impatto delle azioni comuni si manifesta verso l’esterno, ma anche all’interno, in termini di ingaggio emotivo, con una funzione corroborante per la motivazione di partenza.
Riflettere insieme su queste esperienze vissute apre a nuove valutazioni, favorisce l’attribuzione e la ricerca consapevole di nuovi significati condivisi e genera nuove idee.
Il cambiamento è la chiave della continuità, così come la flessibilità è la base dell’evoluzione.
Come si suol dire: “Senza la base, scordatevi le altezze!”.
Stiamo vivendo cambiamenti economici, politici e sociali mai visti prima, perciò dobbiamo generare soluzioni e opportunità mai viste prima, per preservare la nostra libertà individuale e il nostro potenziale di GENERATIVITÀ SOCIALE.
Ciò che ha funzionato fino a ieri, oggi non è più efficace.
È richiesta una bassissima resistenza al cambiamento e delle spiccate doti di adattabilità.
Soprattutto è necessaria la volontà di esprimere nel concreto la nostra creatività e capacità di innovazione al servizio del bene comune.
Stiamo vivendo una straordinaria esperienza formativa secondo quelle che sono le nuove logiche dell’apprendimento.
Non più teoria e prassi intese come due elementi separati, bensì esperienza e pensiero comune, riflessioni condivise.
Il luogo di questo incontro, scambio, confronto è proprio il lavoro nelle sue modalità operative.
Siamo pronti per l’ultimo step dell’apprendimento: dopo il sapere - know how -, il saper fare - know what -, il sapere stare insieme - generatività sociale -, ecco l’ultima sfida: il saper essere, un progresso essenziale derivante dai tre precedenti.