Chiara Rey

Founder Senior

"UNA ZEBRA A POIS... FORTUNATO CHI CE L'HA..." Una zebra a pois è nata nella riserva faunistica Masai Mara (o Maasai Mara), in Kenya, famosa perché ospita tutte le cinque specie più famose della savana africana: leoni, leopardi, elefanti, bufali e rinoceronti. Le foto, pubblicate ieri su Facebook da Wildest Africa, stanno suscitando stupore, tenerezza e valanghe di commenti. Il cucciolo (non si sa se maschio o femmina) non è solo una zebra a pois, ma anche una zebra con i colori invertiti: il mantello non è bianco, ma nero-bruno; le macchie che prendono il posto delle regolamentari striature (ne sopravvivono però alcune sulle zampe) non sono nere, ma bianche. Si tratta di una variazione sul tema della zebra melanica, cioè con una mutazione genetica che causa una colorazione scura. In passato, altre zebre melaniche sono state viste e fotografate. Se è vero che più fa caldo, più le zebre hanno strisce nere, il cucciolo nato nel Masai Mara potrebbe essere l’ennesima conferma che stiamo andando verso canottiera, bermuda e infradito. Peraltro è documentata l’esistenza di alcune zebre molto bianche, con striature rossicce o grigio cenere anziché nere. Talvolta – ma più di rado, pare – nascono zebre sul cui mantello le strisce sono in parte sostituite da macchie più o meno allungate. Una zebra a pois come quella nata nel Masai Mara tuttavia ha pochi precedenti. Peraltro “Masai” è il nome della popolazione della zona, mentre “Mara” significa “a pois”, “a macchie”, dal momento che la riserva è punteggiata dalle chiome di grandi, spinose acacie. Spesso le zebre con colorazioni anomale hanno vita breve e/o non sono accettate dal branco. Stavolta sembra che almeno l’ultimo problema non si ponga. Il cucciolo a pois è stato notato per la prima volta da una guida che lo ha “battezzato” con il proprio soprannome: Tira. Foto Wilderest Africa su Facebook www.ecogiornale.it

Chiara Rey

Founder Senior

Raramente porto sulla tavola i fichi d'India, ma quando lo faccio è una gioia per gli occhi oltre che per il palato... Sono frutti coloratissimi e dal gusto particolare, e sono anche ricchi di proprietà benefiche. Quando trascorrevo in Sardegna quasi tutta l'estate, avevo anche imparato a raccoglierli senza inzepparmi delle loro fastidiose piccole spine. Evitavamo con cura le giornate di vento e si preferiva il mattino presto, quando ancora faceva fresco, oppure col calare del sole. Utilizzavamo delle lunghe canne a cui spaccavamo la sommità in almeno tre parti, facendole aprire ad imbuto e con guanti spessi di gomma procedevamo alla copiosa raccolta. Li buttavamo subito in un secchio d'acqua fresca, e una volta a casa li si faceva girare e girare più volte prima di aprirli con forchetta e coltello e consumarli ben freddi di frigo. Una meraviglia... Ma la vera patria di questo frutto selvatico non è propriamente l'India e nemmeno il bacino del Mediterraneo. Anche se punteggia il paesaggio dell’Italia meridionale rendendolo iconico, ed estremamente suggestivo. Si tratta in effetti di una cactacea di provenienza centroamericana, ma, come ben sappiamo, quei litorali inizialmente furono scambiati per ‘le Indie’. Per la precisione è il Messico la patria del fico d’India, tanto che è raffigurato sulla bandiera dello stato. Lo spinoso cactus mise radici nel bacino Mediterraneo quando i conquistatori spagnoli lo portarono in Europa, diffondendosi anche nel nord Africa e in alcune zona del centro Asia. Ecco scoperto l'arcano. I frutti multicolore del fico d’India sono tra i più belli che la natura offra. Rosso, arancione, magenta, verde, bianco, giallo, rosso: la polpa può prendere tantissime invitanti sfumature, ognuna indicativa di una maggiore o minore concentrazione di alcune sostanze. Ma in linea di massima possiamo affermare che tutti questi frutti sono ricchi di vitamine, in particolare C. Inoltre, sono noti per l’alto contenuto minerale, soprattutto calcio e fosforo. Il fico d’India permette di fare una scorpacciata di antiossidanti, ed è inoltre un ottimo frutto depurativo. Tanto che, secondo alcune ricerche, torna utile in caso di postumi da sbornia, perché aiuta a liberarsi dell’intossicazione alcolica. Altre particolarità di questo frutto, nota alla tradizione popolare, è che può rivelarsi astringente se consumato in grandi quantità. Tuttavia anche le pale del cactus stesso, che si chiamano cladodi, hanno dei risvolti legati al benessere e alla cucina. In molti paesi latinoamericani, in particolare il già citato Messico, vengono consumati come verdura, e prendono il nome di nopales. Il succo gelatinoso che contengono è anche un ottimo lenitivo in caso di scottature, e un buon cicatrizzante, capace di stimolare la rigenerazione delle cellule epiteliali. I cladodi si possono anche utilizzare come cataplasma dal potere emolliente. Inoltre, sono ricchi di pectine e mucillagini, che hanno un ottimo effetto sullo stomaco: sono calmanti in caso di dolori e bruciori, e blandamente gastro-protettivi.

Chiara Rey

Founder Senior

Questa foto fece anni fa il giro del mondo, associata ad una didascalia che l'ha resa molto popolare. Si tratta di un branco di lupi che cammina in fila nella neve. La scritta spiega che i primi tre lupi della fila sono quelli più vecchi e malati: sono stati messi davanti a tutti in modo da dare il passo al resto del branco e non rimanere indietro. Poi seguirebbero le femmine e i cuccioli. Subito dopo ci sarebbero i lupi più forti a protezione delle femmine, “il bene più prezioso del branco”, mentre l’ultimo lupo sarebbe il capo-branco, che segue da dietro per assicurarsi che tutti stiano bene. La foto è autentica: è stata scattata nel Wood Buffalo National Park, in Canada e mostra effettivamente un branco di 25 lupi che si sposta per una battuta di caccia: ma la ricostruzione delle posizioni dei lupi e del loro significato è sbagliata. Infatti questa foto in origine è apparsa sulla BBC ed è descritta con una didascalia che non coincide con quella che si è diffusa sul web. Quello che si vede nella foto, dice BBC, è “un branco di 25 lupi timberwolf a caccia di bisonti nel nord del Canada”; “il branco, guidato dalla femmina alpha, viaggia su un’unica fila attraverso la neve per risparmiare energie”. La didascalia spiega anche che questi lupi sono gli unici che riescono a cacciare prede di 10 volte le loro dimensioni. Questo grazie alla loro organizzazione sociale ma anche grazie alla loro abilità e strategia predatoria. Anzi si scopre che il primo lupo è la femmina alfa del branco, ovvero la femmina dominante del branco. Secondo gli studi infatti, all'interno di un branco di lupi esisterebbero due gerarchie parallele, una femminile e una maschile. La cosiddetta "femmina alfa" domina sulle femmine e il "maschio alfa" sui maschi. Il lupo alfa è quello che mangia per primo, che impedisce ai subordinati di accoppiarsi, che prende le decisioni per il branco, che si impone con la forza, assumendo la postura da dominante e vincendo tutti gli scontri. In una gerarchia militare, il lupo alfa sarebbe di sicuro un generale. Sempre secondo il mito del branco, la madre insegna la disciplina ai cuccioli afferrandoli per il collo e scuotendoli. La legge del branco sarebbe quindi la legge del più forte, l’ordine imposto con una rigida disciplina. Ma a questo proposito si sono scoperte ulteriori particolarità, legate ad un profondo "senso sociale" proprio all'interno del branco di lupi. Un esempio documentato con un video nostrano, mostra infatti che i lupi si prendono cura anche degli esemplari anziani e più deboli. Spesso nell'immaginario collettivo il lupo è visto come spietato e solitario. Ma la storia del lupo Achille, ci dimostra invece che questo animale non potrebbe essere più altruista e collaborativo. Nelle immagini del video rilasciato dalla Riserva naturale Monte Rufeno, nella provincia di Viterbo, viene mostrato come il branco si prenda cura di Achille, rimasto zoppo, probabilmente a causa di una tagliola. Passano i mesi, poi gli anni, ma lui non molla mai. Non si ferma, va avanti per restare con gli altri lupi, nonostante faccia fatica a camminare. E il branco non molla lui: i suoi compagni cacciano al suo posto e, durante gli spostamenti, procedono lentamente, aspettandolo di continuo. Spesso nemmeno tra umani si ha un tale grado di solidarietà e cura nel non lasciare mai indietro nessuno. I modelli di prevaricazione e le classiche strutture a piramide dove se non ti allinei, sei tagliato fuori, non fanno parte dell'ordine naturale di questi meravigliosi animali, per cui il benessere dell'intero branco viene prima di tutto. https://video.repubblica.it/natura/il-lupo-zoppo-achille-e-il-suo-branco-una-lezione-di-fedelta/251891/252059

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325