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Yahweh dio della guerra, di Stefania Tosi, Uno Editori, 2015.
“Yahweh dio della guerra” si struttura con la prefazione di Mauro Biglino, autore noto da me presentato a Milano, fine studioso del testo biblico, con una Introduzione e 8 capitoli, a cui seguono le conclusioni. Un libro di poco più che 200 pagine e di godibilissima lettura.
Ciò che colpisce subito è la precisione dei riferimenti e delle citazioni bibliche, riportate alla fine di ogni capitolo. Questo fa comprendere lo studio e la profondità di analisi di una ricercatrice universitaria che non si è risparmiata nella fatica esegetica. Un libro, quello di Stefania Tosi, che se per me e altri lettori di libri - pochi, in Italia - può essere una conseguenza naturale di un discorso già iniziato, è certamente illuminante per chi invece - e sono molti - non ha mai letto nemmeno uno stralcio del libro forse più antico ma certamente più noto al mondo.
Chi legge l'Antico Testamento con la mente disincantata e vi si avvicina con l'atteggiamento sereno che avrebbe verso qualsiasi libro scritto dall'umanità, non ha alcuna difficoltà a cogliere l'evidenza dei fatti.
La Bibbia parla di Jahweh, un individuo che fa parte di un gruppo di individui chiamati Elohim, termine plurale della parola ebraica elohah (אלוה) e che troviamo ripetuto nel testo biblico anche associato a verbi e aggettivi singolari. Questi individui hanno avuto un rapporto con l'umanità, un rapporto molto speciale: Jahweh era uno di questi individui, tra l'altro anche uno dei meno importanti, preposto ad un'area che ora chiamiamo mediorientale del pianeta Terra, e protagonista di una violenta politica espansiva.
Il libro di Stefania Tosi spiega come la Chiesa cattolica sia non di meno riuscita a identificare e far accettare come Dio padre, Dio di amore, Dio misericordioso proprio il "dio biblico" Jahweh. Lo ha fatto nei secoli a forza di concìli e di abili, machiavelliche manipolazioni del testo, soppressioni di brani e interpolazioni, di esegesi biblica allegorica ed esoterica, come tale riservata agli amministratori del culto.
Tali operazioni sono state facilitate dal fatto che la Bibbia è stata e resta ancora il libro che nessuno legge, come chiarisca l'Autrice fin dal primo capitolo, intitolato "Il libro dei libri, best seller mondiale, che nessuno legge mai". Sotto questo aspetto mi piace vedere l’opera della Tosi anche come un libro-denuncia.
Solo l'ignoranza e la superstizione hanno permesso infatti alla Chiesa, con l'avallo dello Stato italiano - che accoglie e legittima lo Stato del Vaticano all'interno di uno Stato di diritto e (sulla carta) laico con i Patti Lateranensi inseriti nella Costituzione - di far credere nei secoli che la Bibbia parli di Dio: il testo biblico è stato scritto sotto l'influsso dello Spirito Santo, per cui occorre ancora lo Spirito Santo per comprendere pienamente le Sacre Scritture.
Poco importa che la Bibbia grondi sangue di pagina in pagina, tra massacri di intere popolazioni, genocidi, lapidazioni, stupri, immolazioni di infanti ordinati dall'ambizioso condottiero, non di questo mondo, "Signore degli eserciti" Jahweh: l'ermeneutica teologica degli amministratori del culto giudaico-cristiano è riuscita nei secoli, e riesce a tutt'oggi, a farne la testimonianza di una divinità buona e compassionevole.
Del resto, per i pochi che si avventurassero nella lettura del testo biblico, esiste sempre la salvezza dell'allegoria e il significato esoterico. Mistero della fede.
L'unico mistero vero è come sia possibile che ancora oggi due miliardi di persone venerino il protagonista dell'Antico Testamento come Dio dell'universo, entità trascendente, creatore dei cieli e della terra, padre giusto e amorevole.
Ironia della sorte, osserva l'Autrice, è che in nome di questo "Dio" si controllano ancora oggi le menti e le coscienze, si fanno guerre, si uccide, questa l'unica coerenza: Yahweh uccideva e ordinava di uccidere, imponeva di sterminare chiunque non appartenesse alla sua alleanza, che alcuni si ostinano a definire "santa".
Per fortuna ci sono autori, ricercatori laici e liberi pensatori, come Stefania Tosi, che svelano e decostruiscono questo grande e universale inganno. Ora i teologi - che certamente non sono da meno come cultura e capacità di leggere ciò che sta scritto - non dovrebbero occuparsi più della Bibbia per farle dire cose che lì non sono scritte. Si occupino seriamente di ciò che dovrebbe essere la loro materia, e vi si dedichino in modo più rispettoso del concetto di Dio.
Piuttosto, mi viene da dire, dato che la giustificazione (teodicea) della provvidenza divina in un universo dove esiste il Male - anche quello non provocato dagli uomini - già li tiene svegli la notte, riflettano sul fatto che le catastrofi naturali, i terremoti, gli tsunami depongono fortemente contro la possibilità che il loro Dio esista.
Il libro Yahweh dio della guerra potrebbe essere la soluzione al dilemma: basta postulare un Dio malvagio, proprio come quello che danna ogni pagina dell'Antico Testamento.
Sta di fatto che la Bibbia è un libro straordinariamente importante per le informazioni che ci dà sul nostro passato e sulle nostre origini, ma non si occupa mai di "Dio", come osserva il prefatore nei propri libri, il quale fa notare che manca nel testo biblico la stessa terminologia essenziale della teologia; ma è anche, la Bibbia, come sottolinea l'Autrice, una straordinaria testimonianza di un crimine perpetrato nel tempo con la soppressione di interi popoli, i cui autori, guidati da Jahweh, sono rei confessi e orgogliosi di esserlo.
Sulla Bibbia è stato costruito uno dei più pervasivi ed efficaci indottrinamenti e condizionamenti di massa mai attuato nella storia dell'umanità: neppure le più feroci dittature hanno saputo fare altrettanto e per tempi così lunghi.
Concludo citando la risposta, alla mia domanda su come possa giustificarsi una "fede" basata su tale libro "sacro", che ho ricevuto da più di un/a amico/a credente: "Ammetto che non c'è evidenza e che c'è pure contraddizione. Ma c'è un motivo che va oltre la comprensione: si chiama fede". Nessuna vergogna, nessun imbarazzo, nessun accenno di scuse, quindi, per tale ignorante ed espressa convinzione che provoca divisione e guerre nel mondo da sempre.
Un filo di speranza viene dato, alla fine, dall’Autrice: "L'intelligenza può scivolare nella trappola dell'inganno, ma sa anche liberarsene e diradare le coltri medievali della superstizione e della frode. (...) Questo giorno arriverà, e l'uomo comprenderà a chi ha ceduto i princìpi della sua coscienza, le angosce della sua anima, le briglie della sua esistenza".
Intanto faccio un appello a chi, nonostante tutto, si ostina a credere: la "buona fede" degli ecclesiastici e degli amministratori di culto è inversamente proporzionale al loro grado di conoscenza: non credete a loro, che fanno semplicemente e disonestamente il loro mestiere; credete in voi stessi e nella vostra capacità di giudizio, prendete in mano la Bibbia e leggete ciò che in essa è scritto, e se avete un minimo rispetto del concetto di "Dio"...
Giovanni F⚡F Bonomo - Centro Culturale Candide