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La politica dell'impossibile di Candìde
In un mondo in cui gli allineati e gli schierati, i conformisti e gli omologati, sembrano avere sempre il sopravvento, Candide tiene duro, rivendica i princìpi e l'idealismo che lo animano e hanno sempre contraddistinto il proprio agire - per la cultura, la salute pubblica, il sociale, il libero e critico pensiero - al di FUORI di ogni schieramento e di ogni Parlamento ma DENTRO la società civile.
Osare e agire, questo significa essere idealisti, come singoli individui prima ancora che appartenenti ad uno Stato, quindi portatori di principi morali e civili anche laddove lo Stato ne fosse carente o si dimostrasse non così "Stato di diritto" come vorrebbe apparire.
Agire e osare e su questioni di vita e di morte, che ancora restano appannaggio esclusivo dei gruppi di potere e dei governi: il disarmo, la fine dell'inquinamento da amianto, il rispetto del paesaggio, la cura delle risorse naturali e la fine del loro saccheggio, l'acqua come bene comune al di fuori di ogni profitto, la fine del signoraggio bancario, la difesa della sovranità monetaria.
L'esperienza e la vita formano, la cultura e l'intelligenza curano. Ringraziare. In un'ottica che, per semplificazione, mi piace definire "buddista", ringrazio. Ringraziamo per i dolori e le afflizioni che abbiamo dovuto superare, perché ci hanno temprato e non saremmo gli uomini migliori che siamo adesso.
Con queste poche righe voglio rendere omaggio a chi ha avuto un vissuto opposto al mio, non perché ha avuto un vissuto breve, che io sto doppiando nel campo di atletica della vita; ma perché segnato da precoce intelligenza e da nobili princìpi fin dalla tenera età.
Mi sono infatti venuti in mente il pittore austriaco Egon Schiele, innovatore calunniato e diffamato, e lo scrittore svedese Stig Dagermann, intellettuale libertario e irrequieto, geni precoci e morti altrettanto precoci, l'uno a 28 anni e l'altro a 31. Essi dimostrano che genio e talento non hanno età. Anche la coscienza nel suo "formarsi" non rispetta né regole né età, sembrando assolutamente longeva e naturalmente libertaria.
Sono questi artisti e intellettuali geni, morti precocemente, ad essere più vitali di tanti. Ci mettono in guardia e ci spronano a rifiutare ogni politica del possibile, ad assumerci il ruolo, come singoli individui pensanti, del "politico dell'impossibile in un mondo dove sono troppi i politici del possibile", come diceva Dagerman, inconcludenti come i personaggi che ora ci governano, pragmaticamente dediti ai loro interessi, incapaci di una visione idealista che metta al riparo l'umanità dalla catastrofe.
Essi ci dicono che nel mondo del possibile l'essere umano è solo prigioniero, incatenato alla galera della paura e dell'indifferenza, impotente come di fronte alla morte. Quello di Stig Dagerman, autore di La politica dell'impossibile, è allora un gesto di libertà supremo, nell’affrontare il più ineluttabile degli eventi anticipandolo, mostrandosi padrone della propria vita e della propria morte.
Essere padroni della nostra vita è decidere quando finirla o quanto farla continuare. Laddove si scelga la seconda strada bisogna restare animati da curiosità intellettuale e non mollare mai, perché una vita degna non si accontenta delle verità di comodo.
Giovanni FF Bonomo - Candìde C.C.