
Founder Executive
Un samurai nella nettezza urbana. Appena sorge un problema, attaccare prima che il problema attacchi te. (Racconto esperienza)
Sono le cinque mattutine, la sveglia mi ringhia all'orecchio.Mi alzo dal letto e prendo un caffè, mentre sorseggio cerco di capire, e comprendo... capisco che ancora una volta devo andare di buon ora a lavorare. Insomma, faccio mente locale. Così mi lavo, mi vesto e mi accingo...

Sono le cinque mattutine, la sveglia mi ringhia all'orecchio.
Mi alzo dal letto e prendo un caffè, mentre sorseggio cerco di capire, e comprendo... capisco che ancora una volta devo andare di buon ora a lavorare. Insomma, faccio mente locale. Così mi lavo, mi vesto e mi accingo a praticare la mia consueta pratica buddista, quella della mattina. Finisco. E in un batter d'occhio mi ritrovo catapultato a lavoro.
Alle direttive del caposquadra del cantiere sorgono i primi problemi...
Di solito lavoriamo in coppia, nella nettezza urbana, con un piccolo mezzo che chiamiamo "porterino" e con il quale raccogliamo la differenziata. Purtroppo il mio collega abituale, avendo avuto un incidente con la sua auto la sera prima, non può recarsi a lavoro questa mattina, perciò il caposquadra del cantiere mi assegna un nuovo collega :" Dario portati Esposito". Al che mi dirigo verso il mio collega Esposito e lo avviso del cambiamento del servizio. Nel frattempo mi ascolta il secondo caposquadra... dicendomi :" no Dario, Esposito no, ho bisogno di lui, portati Ventura".
Cosi eseguo. Mentre mi accingo a partire con il porterino, già belli e sistemati, il primo caposquadra, colui che mi disse di portarmi Esposito ci osserva e mi ferma facendo scendere il mio collega asserendo :"perché stai andando via con Ventura, se ti ho detto di portarti Esposito"? Al che gli spiego del contrordine dell'altro caposquadra. Ma lui non ne vuole sapere e con tono molto emotivo, quasi come se volesse piangere espleta:" ma se ti ho detto di portarti Esposito, dovevi portarti lui. Allora la prossima volta non mi domadare più nulla". Sì in effetti glielo avevo domandato io cosa dovessi fare. E siccome non decido io, è pure corretto che io domandi a chi gestisce il lavoro sul come devo fare, inoltre, con questi piccoli disguidi non avevo neanche più il collega, e con tutti i responsabili di grado superiore rispetto al mio caposquadra arrabbiato ed emotivo oltretutto, che erano al cantiere avrei dovuto terminare il lavoro solo, con nessuno che sapesse di quella situazione, ed avevo anche un caposquadra a sfavore mio che poteva mettersi contro di me e girare la frittata come meglio gli conveniva. Perciò recitai tre volte il mantra nam myoho renge kyo, e sferrai la spada adottando la strategia del sutra del loto, o per meglio dire ed ed essere più chiaro, adottai e misi in funzione quella parte della mia mente profonda che va oltre il pensiero condizionato. Perciò sono sceso dal porterino e mi sono recato verso il gruppo dei tre responsabili più alti di grado, e iniziai ad elargire tutta la mia rabbia gridando:" se avete dei complessi di inferiorità su chi deve comandare non sono fatti miei , ma non si può fare questo lavoro, dovete parlarvi tra di voi ecc. ecc." Così almeno sono stati avvisati del problema. Nel frattempo, mentre mi accingo verso il mio porterino che ho lasciato a distanza dalla discussione, mi imbatto nel caposquadra emotivo ed arrabbiato e gli dissi: " Vittorio gliel'ho detto, e me ne sto andando solo. Se riesco a terminare il mio lavoro di raccolta termino, altrimenti non so" . Al che quest'ultimo mi risponde: " ah bene bravo, poi più tardi ti faccio dare una mano". Sapete, la difficoltà del mio lavoro non è tanto la raccolta della differenziata, ma le relazioni con i propri colleghi di lavoro. Ora le decisioni sono due e cioè, o creo buoni rapporti ed aiuto le persone senza che mi calpestino nel frattempo, o lascio che le relazioni si deteriorino e muoiono. Ed io decisi di aiutare comunque il mio caposquadra emotivo non portandomi alcun collega, anche se non è stato un caposquadra modello per me. Perché nessuno merita di essere calpestato, in questo caso emotivamente. Il succo della questione è che c'erano troppi attriti, che non mi piacevano.
Il lavoro comunque, durante la giornata acquisì dei connotati molto interessanti, pensate che quel giorno ero solo e avevo un mezzo che aveva dei problemi elettrici, perciò si spegneva e sovente non partiva, ma sono stato molto fortunato, la prima volta che si è spento erano presenti dei miei colleghi che mi hanno aiutato a spingerlo e farlo ripartire, altre volte mi sono trovato in prossimità di discese, perciò il tempo che il porterino si spegneva , ruotava fino alla discesa per forza d'inerzia imboccandola, di modo che potesse prendere la rincorsa da solo e ripartire. Perciò in questo senso non ho avuto alcun intralcio sul lavoro. Ma neanche negli altri sensi non ho incontrato problematiche, perché quel giorno, guarda caso c'era molto poco lavoro, sul tardi non ho avuto solo l'aiuto del mio sorvegliante emotivo ma anche di alcuni miei colleghi, perciò ho avuto anche il tempo di mangiarmi un panino, prendere dei caffè e il tempo mi avanzava come mai visto prima, nel frattempo mi gioco una schedina al superenalotto perché il jackpot e molto alto, ma non vinco... beh, alla fin dei fatti ero contento, è capitato anche che quando ho avuto noia di lavorare, lo stesso lavoro diventava pesante e pieno di inconvenienti. Invece trovando lo stato emozionale giusto(il mondo della budditá viene chiamato lo stato più nobile e alto nel buddismo che pratico), tutto va nel verso adeguato, e se le cose vanno male comunque si sistemano; quindi preoccuparsi non ne vale la pena per me. Il buddismo in effetti insegna che noi siamo continuamente in relazione con tutti e tutto, siamo in relazione che le persone, con chi ci odia e ci ama, con chi ci dà un aiuto o ci reca uno sgambetto, ma siamo in relazione anche con l'ambiente, con i mezzi che utilizziamo, e anche con il nostro lavoro. Perciò tutto dipende da noi e da che relazione creiamo tra noi e l'ambiente. Quindi non credete che la vita sia un figata pazzesca?
E Anche per oggi la mia battaglia si conclude...
Dario Mingione