Amicus Plato, magis amica Veritas.
PER LA SALVEZZA DELL'UMANITÀ
L’unica strada percorribile per scongiurare una guerra mondiale con l’uso di bombe atomiche è il disarmo unilaterale. L’esempio potrebbe giungere dall’Italia, come sostiene Angelo Gaccione, fondatore e direttore della rivista Odissea. Viviamo su un pianeta ove vi sono migliaia di testate nucleari.
Per l’Italia fu la prima volta che venne ignorata la Costituzione: nonostante che l’art.11 vieti esplicitamente (“ripudia la guerra”) il conflitto armato, il nostro Paese partecipò in prima persona alla guerra contro Belgrado senza nemmeno l'autorizzazione dal Parlamento, che ratificò a posteriori le scelte di governo. Il solo presidente della Repubblica Scalfaro provò ad obiettare che la cosa era «illegittima» ma venne convinto a tacere.
Si apriva la stagione del militarismo “umanitario”[1], che pare proprio un ossimoro, una contraddizione in termini.
Per la prima volta tornò la guerra in Europa come strumento di regolazione dei rapporti internazionali, così rovesciando i princìpi sui quali si era faticosamente costruita la pace mondiale dopo il 1945. Sessant’anni non bastarono a mettere definitivamente in mora l’idea e la pratica della guerra come valore e iniziativa legittima.
Obbligo al massacro
Oggi viviamo un’altra guerra per interposta persona, per gli interposti civili ucraini obbligati ad arruolarsi, a massacrare e a farsi massacrare, perché i capi di governo intanto stanno comodamente a guardare al riparo da missili e bombe, perché anche noi che non vogliamo la guerra dobbiamo stare a guardare… la negazione operosa dei princìpi di pace della Costituzione, l’Italia che manda armi in Ucraina in modo servile e obbediente agli USA, perché abbiamo un governo composto per la maggior parte da guerrafondai*.
Davvero la storia non insegna nulla, come dice scorato Angelo Gaccione in NO WAR. Scritti contro la guerra? Il quale si fa portavoce dell’unica soluzione possibile, nell’attuale ara nucleare, per evitare la catastrofe planetaria e l’annientamento totale: il disarmo unilaterale. Chi è quello Stato coraggioso che per prima vuole dare l’esempio? Se la nostra nazione con la tradizione culturale più profonda e vasta e dalle mille bellezze desse l’esempio altri Paesi la seguirebbero e l’infame e suicida catena della guerra si spezzerebbe.
Teniamo presente che gli accordi per il disarmo nucleare, gli accordi START Strategic Arms Reduction Treaty siglato il 31 luglio 1991 tra USA e URSS, inteso almeno a ridurre gli arsenali di armi di distruzione di massa sono rimasti pressoché lettera morta. E così pure il successivo Trattato per la messa al bando delle armi nucleari del 7 luglio 2017, ratificato da 53 Stati ma rimasto sulla carta. Come riporta la rivista Babilon – che stilò già nel 2018 una classifica dei Paesi con testate nucleari, al primo posto ci sono gli Stati Uniti, che hanno condotto più test nucleari di chiunque altro, dispongono di 6.800 testate, di cui circa 2.100 attive e così distribuite: 500 testate terrestri, 1.150 assegnate ai sottomarini nucleari e 300 pronte per essere montate sugli aerei. Inoltre, nell’alveo del programma di condivisione nucleare della NATO, la CIA riferisce di altre 200 bombe termonucleari (B61 a gravità) schierate in cinque Paesi NATO: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia.
Un pianeta a rischio estinzione
La Russia ancora oggi dispone di 7.000 testate nucleari, di cui 1.720 attive. Gli effetti delle sperimentazioni atomiche sovietiche sono ancora oggi evidenti in molte aree dove furono condotti i test. Nell’odierno Kazakhstan, ad esempio, tra il 1949 e il 1989 il sito di Semipalatinsk fu teatro di ben 456 esplosioni termonucleari. Inutile dire che ancora oggi quell’area è estremamente radioattiva, per un raggio di almeno 80 km, tale che intere comunità e villaggi, ancorché distanti, portano addosso i segni indelebili di quegli esperimenti, che si sostanziano in deformazioni, leucemie e malattie ereditarie.
La Cina si è approcciata alle armi nucleari a partire dal 1950, dopo che gli Stati Uniti intrapresero esperimenti nucleari nel Pacifico (proprio durante la guerra tra le due Coree). Il primo test di successo con un ordigno nucleare è targato 1964, cui seguì la prima prova termonucleare due anni e mezzo più tardi (il più breve tempo tra fissione e fusione le prove di tutte le potenze nucleari). Oggi si suppone che la Cina abbia circa 350 testate terrestri e 40 assegnate per gli aerei. La CIA, che ne ha stimate 240 in totale, ritiene che le restanti testate siano conservate per un futuro impiego in un sottomarino nucleare, che oggi non possiede”.
Viviamo insomma su un pianeta che può autodistruggersi nel giro di pochi minuti utilizzando solo una minima parte di questo spaventoso arsenale. La via del disarmo è l’unica percorribile. Per la salvezza di tutti.
Milano, 3 giugno 2022
Avv. Giovanni Bonomo – Candide C.C.
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[1] Termine usato da Luciana Castellina in “1999, bombe su Belgrado” in DIRITTI GLOBALI di marzo 2019, articolo che ha ispirato queste mie note.