Alessia Lenoci

Founder Junior

In un mondo in cui l'economia sembra muovere le decisioni politiche, i soldi costruiscono relazioni, l'impatto ambientale è asservito all'impatto economico, ci siamo noi, con le nostre vite. E ogni giorno possiamo scegliere di coltivare la purezza delle intenzioni, il rispetto per l'altro, il valore e non il prezzo delle nostre azioni, la bellezza e la sostenibilità di quello che facciamo per la terra che ci accoglie. Guardare con il cuore le persone e la Natura come parte di noi e non come strumento economico, questa è la rivoluzione che ci chiama in questo momento storico. Questa è la nostra sfida giornaliera, la mia personale sfida di ogni istante.

Alessia Lenoci

Founder Junior

Mai sentito parlare di FOOD FOREST? I nomi per questa tecnica in Italia sono molti: foresta giardino, foresta commestibile, orto-bosco. La food forest/forest garden è un tipo di coltivazione multifunzionale a bassa manutenzione che prende a modello l’ecosistema foresta (da qui il nome) e nel quale si coltivano piante da frutto e noci, piante da legno, ortaggi, aromi, fiori, erbe medicinali, fibre tessili, piante mellifere e tanto altro, in armonia con le necessità umane e della natura. Può essere realizzata in giardini e appezzamenti di qualsiasi grandezza, anche molto piccoli. È una tecnica che in sé non è permacultura, ma viene utilizzata molto spesso perché imita l’ecosistema foresta, svolge molteplici funzioni e, se rivisitata e inserita correttamente, facilmente rispetta molti dei princìpi di progettazione in permacultura. Un po’ di storia Grazie al lavoro di Robert A. de J. Hart, un pioniere della food forest, oggi si sente spesso parlare di foresta commestibile. Hart ha iniziato il suo lavoro negli anni Sessanta e, fino alla sua morte nel 2000, ha continuato a coltivare la sua food forest di 500 m2 in Inghilterra, creando l’opportunità per molti di conoscere questa metodologia e di diffonderla ad altri. Dagli studi e dagli esperimenti di Hart sulle food forest tropicali è stato tratto un primo testo che ha influenzato, e influenza tutt’ora, un pubblico sensibile all’ambiente e molti permacultori, e a circa 35 anni dalla sua pubblicazione si sono moltiplicate le esperienze e le conoscenze. I 7 livelli: Hart ha schematizzato la food forest in 7 livelli, dopo aver studiato gli ecosistemi foresta in Paesi tropicali. In sostanza Hart ha proposto di copiare la natura e di lavorare a strati, proponendo un modello utilizzabile anche nei climi temperati: 1) alberi di alto fusto (Chioma primaria) 2) alberi di media altezza (Chioma secondaria) 3) arbusti 4) erbacee 5) rizomatose 6) tappezzanti 7) rampicanti Il minimo di strati richiesti per una food forest è tre, incluso almeno un tipo di albero, il minimo spazio richiesto è idealmente quello della dimensione della chioma dell’albero a crescita completa e senza potature. I funghi sono un ulteriore strato molto interessante da aggiungere a questa lista. (viviconsapevole.it)

Alessia Lenoci

Founder Junior

Non è facile parlare d’amore. Se ne parla tanto, ma sempre dentro il perimetro delle cose già dette. L’amore è un luogo comune. Io non so cosa sia l’amore. So cosa sono le intimità provvisorie. Non pensate a godimenti fuggitivi, non pensate alle divagazioni non matrimoniali. Credo che solo una visione vecchia di noi stessi e degli altri ci possa ancora far pensare all’amore come a una cosa che prima non c’è e poi compare e poi finisce. A me sembra che ci sono parti di noi che in un certo senso sono sempre in amore e altre che sono sempre in fuga o sepolte e irreperibili. L’amore si svolge dentro i confini di una cultura e di una religione che temono il giacimento mitico e poetico a cui ci fa attingere ogni incontro bello. E amare non è altro che incontrare e farsi incontrare. Poi può essere per un’ora o per mezzo secolo poco importa. È tempo di riscrivere l’alfabeto sentimentale. Non siamo fatti per essere in coppia, non siamo fatti per tradire e neppure per essere fedeli. Semplicemente non siamo fatti una volta per sempre. L’amore costruisce il Dio che ci guida, non è già pronto, non è una forma in cui entrare e poi magari stare tutto il tempo a pensare come uscirne. L’amore è una dimensione intimamente locale, si svolge sempre in un luogo ed è sempre inedito ogni suo gesto. Senza questo scatenamento immaginativo fuori dalle concezioni correnti di normalità e perversione, c’è solo la tristezza di un corpo umiliato da un’anima che non c’è. Il luogo dell’amore è il corpo. Bisogna lasciar correre tutta la vita dove vuole, c’è da seguire solo il volo imprevedibile della farfalla dell’amore. (Franco Arminio)

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